27 settembre 2017

Ci sono fattori ambientali che influenzano lo sviluppo delle malattie tiroidee: quali sono



L'eccessiva funzione di iodo, la carenza di selenio e di vitamina D, il fumo, la flora intestinale sballata e alcuni farmaci, sono risultati dannosi nei confronti delle malattie autoimmuni. 

Secondo il team capitanato dal prof Ferrari, alcuni fattori collegati all'ambiente possono giocare un ruolo rilevante nello sviluppo delle tiroiditi autoimmuni: non solo le radiazioni quindi influirebbero negativamente sulla tiroide. 

Se mancano selenio e vitamina D non solo si deteriora ma pare anche sia più difficile eliminare i radicali liberi favorendo nel tempo infiammazioni e processi autoimmuni. 

Lo iodo ha doppia funzione: se preso poco induce il gozzo, il troppo utilizzo può innescare anche in questo caso meccanismi patologici. 

Per assurdo il fumo sembra abbia un effetto protettivo nei confronti delle forme di ipotiroidismo, ma aumenta 2 volte il rischio di ipertiroidismo nella Malattia di Graves e di 3 o 4 volte del rischio di esoftalmo (protrusione del bulbo oculare oltre la rima palpebrale) dovuta proprio a questo. 

Tra altri fattori ambientali anche i virus non aiutano: il Parvovirus B19 e il virus dell’epatite C sono sospettate di contribuire allo sviluppo di tiroiditi autoimmuni, ma non si hanno certezze. 

Tra i farmaci pollice sverso per quelli contenenti iodio e il tipo di interferone impiegato nella cura dell'epatite da virus C; i metalli pesanti come cadmio e manganese sono dei probabili coautori nello sviluppo del tumore alla tiroide. 

C'è da chiarire che il 70% di presentare tiroiditi autoimmuni viene attribuito a fattori legati ai geni, ma anche i fattori ambientali in parte incidono nel loro sviluppo. 

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