06 dicembre 2014

L'amicizia sa fare paura, soprattutto alle menti chiuse. Ma si deve saper scegliere.


Non è una novità. La vita è proprio strana. Gli ultimi post erano sulla morte, sulla perdita di qualcuno di caro. E poi, il tempo è trascorso e forse la voglia è venuta meno anche di stare qui a casa.
Perchè infondo, questa resta casa mia. 

Ma poi, a casa ci torni sempre in qualche modo. E ci torni dopo lunghi giri. Magari non sempre positivi.
Ma questo, per una generalmente negativa, è un ritorno positivo. Di rinascita in qualche modo.

Niente di religioso/cattolico: chi mi conosce sa che non è più quello il mio credo. Bensì nuovi incontri.
Che non vuol dire sostituire i rapporti di una vita, ma aria fresca. Un po' come quando arrivi in cima. Dopo una fatica tremenda, boschi meravigliosi, sentieri a volte impervi... e in un attimo ti metti davanti a un panorama che ti inietta ossigeno nell'anima e senti il vento sul viso. Quel vento freddo, freddo anche in estate. Perchè quando sei in alto, fa sempre più freddo.

E allora ti copri, ma resti lì. Prima in piedi, scarichi... e poi ti siedi a farti accarezzare. E ti senti viva.

Se qualcuno ha mai provato questa sensazione, allora sa che alcuni incontri possono fare lo stesso effetto. Ci sono persone che entrano nella vita per caso, che poi forse un caso non lo è mai. Ma tu non ci stai pensando, hai mille altre cose per la testa, hai quella vita che ti trascini un po' dietro da gestire tutti i giorni... e allora non esiste neanche poi molto il mondo esterno.

Sei così abituato a stare dentro alla tua solitudine nascosta, circondata da qualche amico, che non sempre sa riempirti dopo tanto tempo che ti frequenta. Quei difetti che tanto ti piacevano, con qualcuno diventano come macigni dopo anni. Ma stai lì, cosa vuoi fare... ti hanno insegnato che quella è la tua vita. La meravigliosa vita che tutti gli stereotipi di questo mondo ti regalano già da piccola.

Un marito, dei bambini, se possibile un cane o un gatto, una bella casa, dei bei vestiti, una bella facciata. E fare che tutto ciò sia il meglio che ti possa capitare. Che non è poi così sbagliato, ma non è la regola. Proprio non lo è.

C'è chi ancora sogna questo... ma non funziona proprio così. Nè in questo ordine nè in queste priorità.

Ma nonostante tu ti impegni anche a rimanere buona nella solita routine che da sempre ti sta stretta, proprio non sai non emozionarti per un'arcobaleno dopo il diluvio. E sognarci sopra, per ore. Cercando le sfumature, quelle più leggere, quelle che ti piace così tanto provare a fare con le matite colorate su quel foglio bianco.

La voglia di osare, rompere gli schemi, sentirsi viva dopo aver lottato anche con te stessa per raggiungere un obiettivo... tutto ciò alla fine non riescono a mettertelo sotto una colata di cemento se sei nata così. Una mia amica un giorno mi ha detto: " Tu sei sempre stata un vulcano. Non si può mettere un tappo su un vulcano senza aspettarsi che esploda. Sta li fermo per anni poi quando decide, non lo ferma proprio nessuno".

No. Non è sempre un bene. Perchè spacchi, separi, distruggi, sgretoli cose intorno per nuovi obiettivi. E non tutti sono in grado di capire. Magari neanche tu, ma proprio non ce la fai quando arriva l'ossigeno che da troppo tempo mancava.

Sai anche che rischi. Il tempo non lo conosci prima: può durare un mese come una vita. E sai già che tutto può finire così come è nato. Che ci piangerai lacrime su lacrime, forse ti pentirai all'inizio trovandoti sola... ma lo stesso tempo ti aiuterà a capire che non sei stata ferma.

E non parlo di amore. Parlo di persone. Di mente, di similitudini, di condivisioni, di passioni. Di amicizia.

Quella così intensa che fa paura, quella che non ha bisogno di anni per costruirsi, bastano uno sguardo e un sorriso e il feeling è già lì, e fa paura agli altri. A tutti quelli che non capiscono che la vita è solo una, alle menti chiuse. E che le persone non si devono cercare e costruire, perchè quelle vere, quelle importanti, arrivano così. Come quell'aria fina in montagna. Di cui molti si lamentano perchè è fredda... che poi se pensiamo che c'è chi va in montagna coi tacchi o con il golfino di cotone e basta.. potremmo svolgere un trattato già su come si affronta la vita in modo sbagliato e senza amore....

Quindi figuriamoci quando di mezzo c'è un qualsiasi sentimento.... la paura e la gelosia diventano un po' come l'ebola. Infettive, maledette, urticanti, che ti schiacciano la vita che non sono più in grado di gestire. Che poi chi ha mai dato la gestione della propria vita a qualcun'altro? Io di certo no.

Mi domando spesso perchè qualcuno se la prenda questa gestione, e poi si lamenta pure quando lo mandi al diavolo. Se questo modo di fare è giustificato, perchè non lo è quello altrui? Perchè ci sono persone che donano tutto e persone che pretendono tutto?

Perchè se le cose durano da tempo vuol dire che devono restare esattamente uguali e non si possono semplicemente implementare e crescere ancora prima di cambiare radicalmente?

C'è un tempo per ogni cosa, e c'è uno spazio per ogni altra. Che possono convivere senza che nessuna venga messa in secondo piano.

Come sempre ci starebbe la via di mezzo, ma in realtà quella delle vie di mezzo non sono io. So solo che l'amicizia nasce con te e cresce con te. Se a 10 anni senti la necessità di andarci in giro mano nella mano, a 40 senti la necessità di condividere passioni, berti una birra e ridere per nulla. Anche solo guardando il culo del primo che passa. Lasciando in disparte le corse, l'essere mamma, moglie, il lavoro, le rotture...

Seppur in modo limitato. E' sempre una questione di scelte. E le scelte non sono mai semplici.

Ma ho imparato a farlo. Io, ho imparato a farlo. Me lo ha insegnato qualcuno anni fa, la cosa più positiva che mi abbia lasciato quella persona, e nonostante sia difficoltoso, è la libertà più grande che abbiamo.

Scegliere per noi stessi. Capire che cosa ti fa bene e cosa ti fa male. Capire cosa ti fa bene e fa male a qualcun altro. Capire cosa fa male a te ma fa bene a qualcun altro. E scegliere chi viene per primo.

Di vita sempre una sola ne abbiamo. Vediamo di godercela al meglio.

Anche se è fatta di tanti periodi, di "per ora", e a volte, di "per sempre".




23 aprile 2014

Ciao Poli, sei stato un grande cane. (E un grande amore).



Un cane non se ne fa niente di macchine costose, case grandi o vestiti firmati. Un bastone marcio per lui è sufficiente, a un cane non importa se sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido, se gli dai il tuo cuore lui ti darà il suo. Di quante persone si può dire lo stesso? Quante persone ti fanno sentire unico, puro, speciale? Quante persone possono farti sentire straordinario?


Ciao Poli, l'altra sera hai deciso di essere troppo stanco per continuare a correre e rosicchiare i tuoi sassi. Sembrava tutto normale, che stessi bene. 14 anni di vita insieme, 3 ore per spezzarti completamente dentro.
In silenzio, come hai sempre fatto, senza voler disturbare nessuno. Hai pianto solo due volte, perchè faceva troppo male, ma i tuoi occhi erano tanto stanchi in quel momento....

Poche volte hai abbaiato in questi 14 anni, preferivi girarti e tirarci via. Hai vissuto con me la morte di Lorenzo. Non hai mangiato per tanto tempo dai nonni mentre ogni giorno andavamo in ospedale. E quando sono tornata senza di lui, eri la mia coperta calda in quel momento terribile.

Poi hai annusato la pancia sedendoti vicino e guai a chi si avvicinava quando aspettavo Samy. Il tuo piccolo amico, che hai annusato subito appena arrivato a casa e difeso da sempre. Ogni volta che lo vedevi correvi giù dalle scale scondinzolando a più non posso.

Hai passato gli ultimi anni da nonnino, dai nonni. Perchè quando il pupo era piccolo e papà faceva i turni, portarti giù d'inverno, la sera, con la tua pancia così fuori posto come la mia, era diventato difficile. E tutto sommato sei stato tanto bene, con la tua vita così ricca di noi. Ti ricordi che la nonna all'inizio aveva paura dei cani? Si sono presi di cura di te come se fossi un figlio, viziato, coccolato. E tu sempre lì, fermo ad aspettare, a seguirci ad ogni passo piccolo grande Sponky. Natale dopo Natale. Dove un regalo per te sotto l'albero non mancava mai... anche se ti bastava la carta da strappare per divertirti.

Non ti ho più ripreso in casa, perchè la tua vita viaggiava bene a quell'andatura più lenta, più pacata. Sono passati gli anni e a te piaceva stare di fianco al nonno mentre disegnava e la nonna mentre cucinava le ore. Di qui Samuele, il terremoto. Ma sei sempre stato con noi e noi con te.

Hai visto la nuova casa, c'era il giardino per quest'estate. Era anche per te. Ora in quel giardino ci sei tu, c'è il tuo corpo avvolto in una coperta, di fianco all'acero, proprio come quello di Lorenzo....Il rosso mette allegria, e tu eri un cane allegro. Non doveva andare così... ma non ce l'abbiamo fatta ad abbandonarti neanche ora. Ti abbiamo scelto (e tu hai scelto noi), in quel canile che avevi solo 40 giorni. E il terrore delle auto, dopo essere stato abbandonato in un parcheggio di macchine rottamate.

Viaggiavi sotto il sedile finchè non ci sei più stato, eri troppo grande. Ti ho voluto più di ogni altra cosa. Il mio sogno era una famiglia con un cucciolo di cane. Ma la nostra famiglia, in realtà, è iniziata proprio da te.

E forse dovrei solo ringraziarti. Perchè ci hai saputo dare tanto, troppo. Quel troppo che forse è difficile da spiegare, ma è così. E' talmente tanto così che non riesco a smettere di piangere. E poco mi importa di chi non capisce. Ho sempre amato gli animali. E tu non eri un animale, sei sempre stato il mio cucciolo. Quello dagli occhioni grandi grandi e dal naso bagnato.

Avrei dovuto essere un po' più pronta: 14 anni sono tanti. Ma quanti sono quando si ama incondizionatamente qualcuno? Ti abbiamo salvato, ma tu hai salvato me mille volte in tutto questo tempo. E io lo so. E mi manchi da morire. Sentire le tue zampe nel corridoio, il ciondolino muoversi....

Ed eravamo io e te l'altra sera, in quel momento. Proprio come allora, quando ti ho preso in braccio per la prima volta. Meno male che c'erano Amelia e Luca. Il tuo amico veterinario. Da sempre. Terrorizzato ogni volta che entravi, per poi sederti proprio vicino a lui per le ultime coccole prima di uscire. Io lo so amico mio, che se avesse potuto, se solo avesse potuto salvarti, lo avrebbe fatto in tutti i modi possibili. Perchè ti hanno sempre voluto bene. Luca lo ha sempre detto che eri un cane speciale. Sei un cane speciale. Ricordatelo.

Samuele ti ha sognato la notte stessa. Ha detto che stavi bene, che correvi, che gli hai dato tanti baci. Grazie anche per questo, sei andato subito dal tuo amico per tranquillizzarlo, ha pianto tanto anche lui. Sei il primo distacco vero che ha subito. E hai saputo anche questa volta, in silenzio, aiutare chi aveva più bisogno di viverla serenamente.

Fa male Polino, fa tanto male la tua assenza. C'è il vuoto. Augurarti buon viaggio con un ultimo bacio è stata una pugnalata. Poi ti sei addormentato. Per sempre. E ogni mattina che passo in macchina, dopo averlo lasciato a scuola, guardo da lontano il parco dove scendevi. Ti vedo ancora lì, a scavare. Con in bocca un sasso. Maledetti sassi che ti hanno distrutto i dentini, proprio non potevi farne a meno. Ce ne sono ancora due in casa di nonna. Sono lì, quando vorrai tornare a salutarli, li troverai dove li hai lasciati.

Io qui ho il tuo draghetto. Quello viola. Te lo ricordi? E' da quando sei piccolo che ce l'hai. Stai tranquillo, non lo do a nessuno. Lo tengo per me e per te.

Ciao Poli. Ti voglio bene. Aspettaci, ci vedrai arrivare da lontano quando sarà il momento. Stai tranquillo che ti vengo a prendere con un bastoncino, non me lo dimentico.

Non ti dimentico.



08 gennaio 2014

E' passato un anno.



Un anno. E' passato ormai un anno.

Un anno a volte passa in fretta, a volte non passa per nulla. A volte ti sembra di morire lentamente, e invece a volte ti sembra un anno di rinascita.

Un anno che hai scelto di andare via e quasi un anno che non tocco questo blog. Perchè sei stata la seconda esperienza più toccante della mia vita. E per diversi mesi tutto si è fermato, ruotando a cerchi concentrici malati, distolti, piegati.

Come quelle foto in 3D che le fissi e iniziano a girare avvolte in disegni psichedelici mentre in realtà stanno semplicemente ferme.

Però, vedi,  il mondo non doveva fermarsi, non era la sua fermata ma la tua, purtroppo. E qualcuno doveva spingere, forzare la mano per far sopravvivere il sorriso e non il dolore.

Non mi sono mai piaciute le fosse comuni.

Mi è sempre piaciuto piangere lacrime, tante, di più, fino a smorzare il fiato. Perchè il dolore va tirato fuori, non può incancrenirsi dentro. Ma il dolore poi deve riaffiorare in forza quando hai davanti delle altre creature innocenti.

E chiamalo egoismo, chiamalo menefreghismo, chiamalo assenza di tatto. Ma dopo un anno quello è: o ti seppellisci o devi rinascere. Nonostante tu sia pieno di cocci dentro. Nonostante quello che tu sia stato o abbia fatto tra dubbi, pentimenti, rimpianti e ripensamenti.

Questa, purtroppo o meravigliosamente, si chiama vita.

Cosa penso oggi che è passato un anno?

Che hai fatto una scelta sbagliata, che nella vita bisogna comunque saper lottare fino alla fine, e mai da soli. Perchè da soli, alla fine, si muore. Non si nasce da soli, non è la nostra natura stare soli. E non si vive da soli. Ne bisogna pensare di essere soli.

Che sono ancora arrabbiata perchè ti volevo bene davvero. Che avrei voluto sentirti dire qualche vaffanculo di più, che avrei voluto aiutarti. Sono arrabbiata, ancora, sia con te che con me. E forse, non mi passerà mai.

Penso che ci sono rimasta male, anzi di più, molto di più di male, molto più di quello che le parole possono dire, e che non passa giorno in cui il mio pensiero non ti faccia visita.

Credo che ci siano stati troppi errori e dell'egoismo superficiale, anche non voluto, ma che ci siano state troppe "colpe", se tali si possono considerare, per troppe persone e che il passato è una carogna spaventosa se non è stato sereno. E non aiuta di certo il futuro, non aiuta a sistemare nè il cuore nè la mente.

Credo ancora che l'amore esista. Ma no, non ho mai creduto a quello eterno. Quello eterno non esiste, non esistono le famiglie del mulino bianco. Esistono solo rapporti che si costruiscono con fatica giorno dopo giorno, e che a volte, nonostante questo, si spaccano in mille pezzi.

Penso che odio ancora di più la solitudine, che non si lasciano da sole le persone che conosci, che vivi, che annusi tutti i giorni. Che di stronzate ne facciamo tutti i giorni ma che si può evitare o almeno tentare, di farle male. Che il dialogo debba esistere fino allo sfinimento, sempre.

Sono convinta di aver fatto degli errori madornali anche io in questi anni. E che molti degli ultimi, sono derivati da quella situazione, da quelle sensazioni ed emotività che mi contraddistinguono nel caos totale in cui di colpo ti trovi senza volerlo.

Eppure ho imparato molte cose. Che però restano mie, non ho voglia di parlarne oggi.

E' stato difficile non incontrare più il tuo sorriso. Passare sotto casa e vedere tutto vuoto. Non sentire più la tua voce, non vederti più correre con in braccio il piccolo e per mano la principessa. E' stato difficile sentire Miele parlare di addi, di lontananza, di sapere "come sta", di "non stiamo più insieme".

E' sempre stato un sognatore come me. E come me, quando vuole bene a qualcuno, è duro da togliere.

Ho visto il viso dei tuoi bimbi in foto, sereni. Forse dentro non lo saranno mai. Forse da grandi faranno fatica, ma forse riusciranno ad essere un po' più forti. Lo sai che non sono di chiesa, quello che ho fatto, l'ho fatto solo perchè in un paese questo, è un punto di incontro e ritrovo.

Ho pensato ad una messa in tuo ricordo. Ma ho deciso di essere me stessa e di scrivere. Perchè oggi tu sei più viva che mai in questo ricordo. Nel male che ancora dentro si spiega al vento dell'inverno. Del dopo feste, quando qualcosa si è completamente rotto nonostante il mondo festeggiasse. Sono 10 anni che capodanno non è più una festa per me.

E anche quest'anno c'è un motivo in più.

Ciao Elena, manchi.

Ancora.






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