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29 dicembre 2017
Ci sono finali ed inizi. E poi c'è il periodo di mezzo dove poter scegliere
Si torna sempre a casa. Prima, dopo o durante, le 4 mura dove ti senti protetta restano sempre le stesse.
Funziona un po' così anche con le persone: ci sono quelle dove tornerai sempre, anche dopo mesi di assenza. Perché sai che troverai pace.
E funziona un po' così anche qui. Dove arrivo quando ho voglia di scrivere.
26 luglio 2017
Cara amica ti scrivo... [E' bastarda questa vita quando si tratta del cuore].
Vederti così non mi fa per nulla bene. Non si può (e non si deve) morire per amore, è una cosa che non ho mai capito, anche se so che si sta male da morire.
Sì, a volte sembra di impazzire. Sarà che la persona di cui ci innamoriamo è quella che costruiamo così perfetta da amare senza interruzione.
Sarà che ci crediamo ancora nella favole e nel lieto fine, sarà che cazzo, potrebbe essere proprio a me per una volta di essere felice, no?
Ma che, scherzi?
Se non ti incasini cuore e mente non sarai mai soddisfatta. Perché gli amori semplici non sono per te: vuoi la certezza di invecchiare insieme, ma non ti basta una mano allungata.
Vuoi che l'amore sia totalizzante, contro tutti e tutto. Vuoi un divano insieme tutte le sere, una capanna dove nasconderti, una spalla su cui dormire.
Solo che sei poi finisce è un casino. E' un grande casino, lo sai. Lo sapevi già. Eppure ci sei cascata con tutte le scarpe, ma anche con le ginocchia, la pancia, le tette e il cuore.
Maledetto cuore che si è perso nei suoi occhi ancora prima che il cervello lo capisse. Maledetto.
Sembra nato per fare casini questo cuore. E di nuovo ci è riuscito. Sembrava l'amore della vita, quello tenuto nascosto, tanto sperato, impaurito, delicato, misterioso.
Non lo avevi mai provato, mai. L'impetuosità della paura e delle tue labbra sulle sue ti hanno trascinata via; e non hai proprio puntato i piedi. Ti sei lasciata trascinare.
"Io non ti amo". E hai proseguito, hai continuato a sperare. Perché la speranza è bastarda come il cuore. Come l'anima che si apre e si aggrappa a quel senso di libertà che pensi di aver trovato nelle sue braccia.
"Ti voglio bene": e cercavi un "Ti amo" nascosto. Quante volte me lo hai detto. E tutto sommato si è vestito di illusioni leggere, rapide come uno stormo che cerca casa. E nascondere le mani, i sorrisi, le carezze altrui ingoiate come se fossero veleno.
Tutto nell'ombra come se fosse sporco. Eppure tu ti sentivi così pulita e meravigliosamente felice che avresti spaccato il mondo per annunciare quelle farfalle nello stomaco. Erano tante, tantissime. E meravigliosamente colorate. Tutti dovevano sapere, perché no?
Hai cercato di capire anche il perché no. Ci hai provato, lo so. Hai tentato di sistemarti il disordine del cuore per apparire sempre composta. Mentre tutti parlavano, tu pensavi sempre e solo a quanto avresti voluto tenere la sua mano nella tua. Controvento. Sempre.
E più guardavi questo amore e più ti convincevi che eri cresciuta, eri una tosta. Finalmente avresti avuto la tua rivincita in questo mondo che non hai mai sentito troppo comodo addosso. Qualcuno che ti capiva, che ti accarezzava, che ti abbracciava.
Che stava dietro alle tue paranoie esagerate.
Ma che tu, non hai mai voluto vedere in faccia: in realtà non ti ha mai desiderata. Contorni di un rapporto tra ragazzini. Meraviglioso quando hai 12 anni e la cosa più trasgressiva che puoi fare è un bacio sulle labbra.
Ma sei un'adulta, almeno così dovrebbe essere. Le favole esistono solo nei libri dei bambini. "Mi spiace non ti amo". E i mesi passavano. E tu piangevi, ti guardavi allo specchio e iniziavi a chiederti cosa sbagliavi. Dove eri sbagliata a dire il vero.
Ci hai messo tempo, vita, lavoro, corse, massacri, litigate, rotture, ingiustizie. Ci hai messo te. Semplicemente tutta quella che eri. Ma no, le sue ali erano sempre dirette altrove. Pensieri e punti di vista differenti. Nonostante che ci sia stato del tempo, del pensiero, delle cure che sono state tutto il tuo tesoro da mettere via.
I giorni insieme, le notti in un abbraccio, le paure e le gioie.
Ma i concetti di una vita che non ha mai coinciso con la tua. La tua vita fatta di cazzate, amici, amori di una notte, tradimenti più o meno sbagliati, figli, colleghi. La sua vita fatta di singletudine, libertà, lavoro, troppo passato e poco futuro.
Eppure anche il dolore vi ha avvicinato. Almeno così è sembrato. Ma nessuno vive il proprio dolore nello stesso modo: e spesso poi, il dolore divide, non avvicina in realtà. Quanto si può imparare dalla morte? E soprattutto, quanto si può imparare dalla vita se non si cerca di viverla?
"Sei felice?" "Io non concepisco il concetto di felicità".
Avevi già pianto allora. E tanto: a singhiozzi così forti che non riuscivi a calmarti. Per te la felicità è sempre stata questo amore, prima di tutto. Eri tu che tramite questo amore ti sentivi così bella e serena da spaccare il mondo. E avresti tanto voluto sentirtelo dire che la sua felicità eri tu. Finalmente eri tu.
Poi la depressione. "Io non ti amo" è diventato un macigno. 1000 giorni in cui questo concetto è diventato un corpetto sempre più stretto. Come potevi continuare a guardare i suoi occhi sapendo che al di là c'era solo poco più che affetto?
Come un'amica qualunque suvvia. A 30 e passa anni sapevi di non potertelo permettere. Anche se i sogni vanno sempre seguiti. E' bastarda questa vita quando si tratta del cuore. Tanto meravigliosa quanto bastarda.
Ci hai creduto anche quando facevate l'amore: ci hai messo tutto l'impegno possibile e anche di più. Non è mai stato così complesso, così immensamente difficile ed estenuante; così magicamente meraviglioso. Ma nemmeno hai mai sentito quel senso di inadeguatezza che ti ha lentamente uccisa dentro.
Io ti osservavo e ti vedevo piangere. Ti vedevo piangere e scendere sempre più in depressione. Per poi iniziare a rispondere, a non accettare più, a non farcela più. Non sentirsi amati in una storia d'amore è la fustigata più grossa. Amare e non essere amati è crudele.
Lo so, lo sappiamo. Ma non lo si accetta. Le hai provate tutte, sbagliando o meno. Perché non è facile dire "chissenfrega", non è facile "morto un papa se ne fa un altro".
Tu sei di quelle che ti affezioni, che ami forte, che "è per la vita". Poi ti ha lasciato. Ha deciso che non solo non ti amava, ma litigare continuamente non andava bene. Serenità. Certo. 1000 giorni in cui tu hai provato a costruire la tua serenità sulla speranza che tutto potesse cambiare.
Che si potesse innamorare di te.
E ci hai pure creduto che semplicemente non volesse dirtelo. E giù a pregare di non lasciarti (e chissenfrega di dirlo e farsi ameba per tentare di non perdere quello per cui hai lottato così tanto). Tutti bravi a mollare il colpo, stare benissimo e via che si parte per un nuovo giro.
Ma tu (e nemmeno io), non sei mai stata una di quelle. Delle cazzate sì, ma il cuore no.
Sembri ancora una ragazzina su questo, e ti arrabbierai quando leggerai di te, del tuo amore, dei tuoi difetti e delle tue fragilità.
Ma vedi, io volevo dirti che sei bella così. Sei bella quando sogni, sei bella quando piangi perché sei vera, sei bella quando sai ancora ridere di te stessa.
Non sei sbagliata come pensi, non sei solo tu in errore, non eri una frana in quei giorni passati a letto. Ci hai provato, capita di non riuscirci. Ma ci hai messo tutto ciò che potevi. L'amore purtroppo va.
A volte va. Se non è amore poi, prende il primo aereo disponibile senza tanti pensieri, perché un no continua a restare tale.
Ce la puoi fare. Smettila di piangere, asciugati le lacrime (anche se ci sono io a farlo insieme a te), abbi il coraggio di guardarti ancora allo specchio. E di vedere solo te. Cerca di (ri)volerti bene. Continua a farlo.
A prescindere da questa storia. Le tue lacrime valgono tutto il tuo dolore (ogni momento della vita ha dei dolori a sé impossibili da giudicare), ma tu vali tutta la tua vita di felicità. Tu credi nella felicità.
Ci saranno altri lidi da esplorare: la musica, la pittura, la lettura... Lascia perdere il cuore. Fallo riposare. Ha bisogno di un divano, una birra fresca e uno di quei film che ti piace tanto.
Guardami: sorridi. Sei così bella quando sorridi. Continua a farlo, non fermarti.
E se non tornerà mai, vuol dire che quel "Non ti amo", era proprio così.
Ti voglio bene.
23 giugno 2011
Sfigatella e il suo carattere: una "non" emozione da dimenticare.
C'era una volta una Sfigatella bassa e secca secca.
Capelli sulle spalle, dritti come spaghetti. Fisico caruccio, viso da cuscino.
Sfigatella aveva un carattere schifoso. Ecco qualcuno tra i suoi difetti principali:
* se la tirava
* si credeva la migliore
* si credeva pure la più bella
* lei era sempre quella nel giusto
* a lei tutti facevano le peggiori cosi
* lei poteva augurare la morte, tanto poverina lei era sfigatella
* tutto le era dovuto
* era tirchia peggio di uno scozzese con i parenti genovesi
Beh, sfigatella si era innamorata. Di uno grande, grosso e ciula. Di uno che paventava tanto il suo amore, il suo feeling sessuale, il suo confidarsi con lei, l'unica... peccato che nel mentre tentava di portare a termine tutto ciò, si stava scopando in fila indiana anche l'ultima cozza che odorava di patata.
Ma era amore. Grande Amore. E sfigatella sosteneva questo in modo ossessivo.
Tutti gli altri erano dei giganteschi stupidi, che non hanno mai saputo amare nè sono stati mai amati. Solo la sua storia era Amore.
Sfigatella usava schermarsi nella vita, facendosi compatire da tutti. Peccato che i soldi li usasse per comprarsi grandi borse di tela invece che per curarsi. Ma sfigatella non sapeva che la sua vera malattia era nella sua testa e non nel suo fisico. Lei non aveva il minimo battito di ciglia di un malato serio che sa vivere la vita cento volte meglio della sottoscritta -per esempio-.
Sfigatella viveva sulle spalle di qualsiasi essere umano passasse di li per caso. Contava le monetine da 5 cent per arrivare a comprarsi scarpe da 100 euro. Non perchè le mancassero, faceva solo fatica a usa le mani avendo i gomiti stra-corti.
Sfigatella non aveva veri amici, li bruciava tutti come incenso, una volta conosciuta. O meglio, scappavano tutti con il primo treno sola andata da lei, pur di non rivederla mai più. Non li avrebbe mai avuti dei veri amici. Perchè alla fine sfigatella non era neanche poi tanto una brava persona.
Sfigatella l'ho lasciata sotto casa sua tanti mesi fa. L'utilizzo di una qualsiasi forma di malattia per difendersi dalla vita (invece che affrontarla e sfancularla potendolo fare), il suo Amore così grande, le sue frequentazioni under 25 per ovvia scelta di tabula rasa intorno, e il suo egoismo allo stato brado, non fanno parte del mio libro di fiabe.
Avrà provato a portarmi sfiga. Sfigatella diceva sempre, che se mandava maledizioni lei, si avveravano... Può essere. Ma non faccio nulla.
La sua sfiga più grande, e che l'accompagnerà per tutta la sua esistenza, è sè stessa, è essere così.
Di peggio non potrei augurarle.
p.s. bisogna essere capaci di dirle pubblicamente fino infondo le cose e di sostenere le propri tesi senza protezioni... e non è da tutti, ancor meno, anzi per nulla, da te.
08 giugno 2011
Lettera ad un amico. Quando muore mamma....
Sarà che sono ormai quasi vecchia, ma queste cose le sento ancora di più. Perchè penso da mamma, quale dolore lancinante sia lasciare i tuoi figli senza averli visti crescere finchè si può, finchè sai che la loro famiglia non sei più del tutto tu, ma che hanno accanto qualcuno che li supporta, che li ami, che non li lascia soli.. e perchè no dei figli.
E la vedo dalla parte della figlia, che non è mai il tempo di perdere la propria mamma. Perchè comunque tu sia cresciuto e tu sia volutamente diventato anarchico in famiglia, lei è tutto ciò che ti rassenera. E il suo ventre è sempre intorno a te, con quel liquido "primordiale" che ti scalda.
Oggi sarà il giorno più duro, il giorno in cui il distacco è effettivo, il giorno in cui la terra te la porta via... perchè solo in questo giorno ci si accorge che già, purtroppo non c'è proprio più nulla da fare. Maledetta malattia del secolo... se ne sta portando via troppi...
Non siamo amici, non lo siamo mai stati. E non siamo colleghi, non lo siamo mai stati, ma qualcosa lo abbiamo condiviso in questi anni. E sono li a darti un abbraccio, anche se non fisicamente.
Ti vedo ancora così ragazzino... e te lo dico con il dolce affetto che proprio una mamma può comprendere.
Non sono venuta perchè non volevo riaprire una voragine, incontrando di nuovo gente con cui ho preferito chiudere nella vita. Gente di cui non ho più alcun rispetto nè affetto. Persone di cui non condivido la visione della vita, e che hanno saputo farmi male.
Se così posso dire, oggi hanno vinto loro. Ma la mia presenza non è meno forte ad essere qui piuttosto che in Chiesa... e sei uno che ha sempre capito queste cose. Mi dispiace, oggi il cielo piange lacrime come probabilmente lo sta facendo il tuo cuore. Non siamo amici, non lo siamo mai stati.
Ma oggi ci sono. E sento tutto il peso di questa "ingiustizia" così dolorosamente "vera".
Ti abbraccio.
Ti abbraccio.
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