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22 giugno 2017

Ali d'Angelo: attenzione alla nuova moda dell'estate sui social




Ali d'Angelo o in origina ribcage bragging: vantarsi della propria gabbia toracica mostrando le costole. La nuova mania che spopola sui social è tutt'altro che positiva per questa estate 2017.

Pericolosa? Di sicuro. Perché? Semplicemente devi essere molto magro per mostrare delle Ali di grande impatto. Non basta inarcare la schiena come posizione ad hoc per mostrare il mostrabile, non servono micro costumi che nascondono ben poco: ci vuole poca ciccia addosso.

E meno se ne ha, più si vedono.

E ovviamente vuoi che le star non ci diano una mano a far spopolare una moda stupida e pericolosa? Ecco su Instagram le Ali d'Angelo di Emily Ratajkowski, Kendall Jenner, Anna Tatangelo, Rita Ora e Elisabetta Canalis non sono da meno.


Un post condiviso da Emily Ratajkowski (@emrata) in data:

Un post condiviso da Kendall (@kendalljenner) in data:

Un post condiviso da Anna Tatangelo (@annatatangeloofficial) in data:

Un post condiviso da Elisabetta Canalis (@littlecrumb_) in data:

Non sono solo le star a fare spettacolo sui loro account: è stato creato un profilo ad hoc (https://www.instagram.com/ribcagebragging/?hl=it) abbastanza inquietante, nonché siano presenti fotografie di bellezze indiscusse. Il problema sarà sempre quello della ripercussione sulle giovani e giovanissime, che già qualche problema con il culto del bello (e del loro corpo), lo hanno già

Per ora la ricerca su Instagram conta di "soli" 420 post ma pare in aumento (https://www.instagram.com/explore/tags/ribcagebragging/?hl=it). Non è il primo anno che spopola qualche moda dedicata al corpo: si è postato il tight gap (ovvero lo spazio tra le cosce), di bikini bridge (lo spazio tra pancia e costume se si hanno le anche sporgenti), di belly slot, il solco sul ventre.

Quest'anno hanno inventato le ali, peccato non siano quelle sulla schiena ma qualcosa di ben più pericoloso.

Far passare una volta come moda un eccesso e non un difetto?


15 giugno 2017

E se il tradimento fosse solo questione di genetica?



Nuova scusa pronta in arrivo per tutti coloro che proprio non riescono a tenere il piede in un unica scarpa.

Pare che da una recente ricerca dell'Università di Stoccolma ci sia una correlazione tra i geni e la possibilità di un tradimento. Se avete già avuto casi in famiglia, la situazione è praticamente scontata: tradirete anche voi. Perché? Si parla addirittura di una variazione dell'ormone vasopressina, rilasciato dall'ipotalamo: questo ormone, insieme all'ossitocina vengono definiti anche "ormoni dell'amore".

Ma d'altronde anche chi ha la passione sfrenata per il sesso, pare che abbia una via preferenziale per non fermarsi soltanto a un partner, bensì di ampliare le sue vocazioni. Se poi, passano una badilata di tempo sul web alla ricerca di nuove avventure, beh, non ci vuole la sfera di cristallo per capire che prima o poi ci riuscirà. Secondo Divorce Online, una richiesta di separazione su 5 ha proprio alla base il troppo tempo trascorso sui Social.

Ma non siate serene nemmeno a pensare che la convivenza rafforzi e rassereni i rapporti contro il tradimento. L'ennesima ricerca pare abbia dimostrato che le coppie che vivono insieme senza sposarsi abbiano addirittura il 40% in più di rischio per tradire il proprio partner.

Il matrimonio è la tomba dell'amore? A quanto pare no, almeno sessualmente. Ma se vi siete prese uno già sposato, allora la situazione cambia: una ricerca del 2009 condotta su 100 persone sposate o conviventi da più di 5 anni, ha evidenziato che un matrimonio alle spalle aumenti la possibilità di essere traditi in modo esponenziale (insomma, il vizio non viene perso: perché se ho mollato lei per te non posso mollare te per un'altra?).

Ma non basta. Come ci hanno sempre raccontato i nostri vecchi, (detti popolari inclusi), anche chi è troppo religioso pecca parecchio. Secondo il sito di incontri clandestini illicitencounters.com, chi ha vissuto in modo troppo religioso e dedito a tutto ciò che è rinuncia, sono più inclini al tradimento. E se non vi basta, sappiate che nelle campagne e nelle periferie si consumano di più i tradimenti (forse perché in città diventa tutto più difficoltoso?)

Poi ci sono le situazioni scontate: arriva troppo tardi dal lavoro, troppe riunioni, troppo perso nei suoi pensieri, profumi vari, docce sospette....

Ma se volete la scusa più bella, puntate alto: secondo la London School of Economics and Political Science anche il quoziente intellettivo è responsabile dei tradimenti. Più è alto il Q.I., meno si avrà la possibilità di essere traditi.

Come, dire, muscolo è bello, ma intelligente è una certezza.



28 febbraio 2017

L'amore va oltre la sofferenza: le parole di Valeria, la fidanzata di DJ Fabo



Da un commento sul mio Facebook di un'amica, sono andata a cercare qualche informazione in più su Valeria, la fidanzata storica di DJ Fabo.

"Il coraggio era di Valeria. Di Fabo la disperazione."

Chissà perché ero convinta fosse morta con lui in quel fatidico giorno del 13 giugno 2014, quando è accaduto l'incidente.

Se ne parla poco di Valeria Imbrogno, forse non vuole lei, eppure è stata la voce del suo uomo in questi ultimi 3 anni di sofferenza. Insieme da 10 anni, quando Fabiano non era mai fermo nella sua vita non proprio tranquilla (come l'ha definita lui).

10 anni di amore tra sorrisi e silenzi, tra ballare al ritmo dei suoi dischi a smontare le ruote della carrozzina ogni qualvolta si dovesse prendere l'ascensore per uscire di casa.

"Perché ogni tanto doveva pur uscire di casa"

Bagnargli quasi ogni giorno le labbra con la Sambuca, a lui che piaceva così tanto il sapore della sambuca.

Eppure non c'è mai stata l'ombra del pietismo in questa storia, e nemmeno un giorno senza Valeria al suo fianco. Se l'amore esiste, probabilmente ha questa forma.

"Il Fabo e la Vale sono stati sempre quelli che lottavano, quelli che andavano avanti, quindi non ci avrebbe fermato una carrozzina, non ci avrebbe fermato  una cecità, c'erano i miei occhi, la mia voce, c'era la mia forza e la sua anche di ostinarsi a vivere lo stesso nonostante quello che gli era successo".

Dall'India, dove hanno vissuto 5 anni insieme al letto di Milano, dove era costretto a restare in quella "notte senza fine", "Fabiano parla di qualità di vita, non di quantità. E sopravvivere in quantità non rispecchia il suo concetto di vita” aveva detto a Radio 24 per spiegare le ragione della sua richiesta di ricevere l'eutanasia nel suo paese, al Presidente della Repubblica.

Lei che ne è sempre stata la portavoce, che non ha mai ragionato da egoista.

"Allora Valeria ti faccio una domanda. Ti chiedo faresti cambio per una settimana, un'unica settimana a stare quà, cieca e in un letto"

"La mia risposta è stata.. no, neanche una settimana riuscirei a starci"

"Ecco questa quà è la risposta al motivo per cui mi devi aiutare".

Valeria non lo ha seguito in Svizzera solo perché avrebbe rischiato anche lei 12 anni di carcere.

"Quando penso che non sarà più al mio fianco, penso solo che lui tornerà a essere Fabo. E se si ama una persona non si può volere altro".

Touché.

Ecco l'intervista completa: Valeria Imbrogno parla di DJ Fabo




DJ Fabo: eutanasia si o no

Torno in questo blog, perché a volte dopo lunghi viaggi, si torna a casa. La prima casa.
Quella dove hai mamma e papà, dove hai ancora le tue cose da ragazza.

E ci torni quando hai qualcosa di importante da dire.



Ieri DJ Fabo se ne è andato. E di per sé è una notizia come tante, purtroppo. Ma non lo è nel momento in cui si parla ancora di eutanasia.

In questa Italia dove c'è il papa. Dove la mattina si va a messa. Dove le corna in famiglia sono all'ordine del giorno ma vanno ben nascoste. Dove la morte non ci appartiene.

Perché alla fine non ci siamo abituati alla morte. La realtà è questa. Abbiamo paura della morte.

La vita viene celebrata, esaltata, festeggiata. La morte no.

Non voglio parlare del Paese e delle sue leggi: ci sono già fior fiori di giornalisti e opinionisti che ne hanno parlato egregiamente. Io voglio parlare delle persone.

Dei dialoghi al bar, sui social, in famiglia. E la morte fa paura. E' una sensazione di dolore che va nascosta, sempre.

DJ Fabo ha scelto la Svizzera. Mi viene da dire in qualche modo, meno male che aveva qualche gruzzolo da parte, perché penso che la maggior parte di noi, oggi come oggi, non abbia proprio per nulla 20euro per poter scegliere di morire.

DJ Fabo ha scelto di poter mettere fine alle sue sofferenze di uomo paralizzato e cieco. Paralizzato completamente e cieco. Non per malattia, per incidente.
Un insieme di contesti che spacca in due le opinioni. E che ieri sui Social si sono spaccati così. Tra due donne conosciute. Una estremamente religiosa, una estremamente reale.






Due punti di vista. Come si creano ed esistono fuori dai social. Si è d'accordo o meno.
Se non poi arrivare un post (successivamente bannato), di chi non ha esposto un'opinione, bensì un bollettino di guerra.



Alla voce Wikipedia si legge:Mario Adinolfi è un giornalista, politico, giocatore di poker e blogger italiano.

Alla voce Social si legge: "bannato" grazie alle segnalazioni degli utenti..

Non avrei mai saputo, se non con una ricerca nel caro zio Google, che il pentobarbital fosse il farmaco della salvezza. E nemmeno che il suo costo fosse di 13 euro. Forse Adinolfi fa l'influencer, non so. Ma puntare un post di una morte sul concetto di euro mi pare eccessivo.

DJ Fabo ha scelto di morire. Ha scelto di andare all'estero (fa ridere pensare alla Svizzera come estero per noi di Milano). Ha scelto di non soffrire più.

Religioso o meno, la vita ci è stata donata. Ma come tutti i doni, ci è permesso di usarli al meglio delle nostre energie. E di farne ciò che preferiamo.

Che si creda in un Dio o meno, un dono è un dono. Ci sono diversi modi di valorizzare questo dono. E penso che in un certo senso, rientri anche la morte in questa valorizzazione.

Ho scelto l'eutanasia per il mio cane. Certo, direte voi. E' un cane. Tenetelo in casa 14 anni. Poi me lo raccontate. Ho scelto di non farlo soffrire, di non obbligarlo a non riuscire più a correre, di non avere dolori fortissimi, di non prolungargli di due mesi la morte.

Se non basta, perché un animale è pure sempre un animale, ho scelto l'eutanasia per mio figlio.

Evitare accanimento terapeutico non è di per sè un'eutanasia? Si, lo è assolutamente. Come la terapia del dolore. Ti annienta a poco a poco. Solo questione di tempi. 

E se puoi, come puoi, tagli corto i tempi, sai che potrebbe sopravvivere solo con un tubo in gola. E io ho detto di no. Perché è facile parlare quando non si sa.

Quando non si sta così. Quando tutto va bene. Anche le mie amiche erano tornate a casa tutte con bambini sani. Il mio no. Il mio contava i giorni per la morte, io insieme a lui. Avrei potuto fare qualsiasi cosa per una vita dignitosa, lo avrei fatto.

Non è andata così. Io non credo che uno stillicidio sia una vita dignitosa. Nemmeno dipendere per intero dagli altri. Non ne permette due di vite dignitose.

Per quanto mi riguarda ci hai provato. E poi hai saputo scegliere.
Sei stato un uomo coraggioso. 

Buon viaggio DJ Fabo,



17 maggio 2013

Ma vale la pena di essere sempre arrabbiati?


Oggi non sono in forma e capita sempre, ogni volta che non lo sono, che la mente prenda il volo su vari argomenti.

Sono un paio di giorni che mi chiedo se vale la pena di rimanere arrabbiati a lungo quando qualcosa non funziona. E detto da una che è perennemente incazzata, beh, forse ha un senso leggermente diverso.

Attenzione, non sarò mai una di quelle persone che si lasciano scivolare addosso tutto, anzi quanti fiumi di lacrime pensando a cose passate perse per strada, ma nell'ultimo anno sono accadute così tante cose che forse forse mi stanno facendo rivedere alcune mie idee/sensazioni.

E continuo ad arrabbiarmi, ma quanto meno il primo passo è capire quanto e in che modo mi arrabbio. E nei confronti di chi. Se quella persona con cui mi arrabbio ha un senso nella mia vita oppure no. E tutto sommato anche qui le vie collimano.

Punto primo: se è una persona di cui non me ne frega nulla, perchè mi arrabbio e ci perdo tempo?

Punto secondo: se è una persona a cui tengo in particolar modo e ha modi e azioni differenti dalle mie, perchè mi devo arrabbiare senza tentare di capire?

Punto terzo: se mi arrabbio posso cambiare qualcosa? Se si ci può anche stare ma se è un no.. cosa lo faccio a fare?

Che la vita sia troppo corta è scontato, quindi non è neanche questo.

E' che spesso prende il sopravvento la testa che non capisce, che non vede al di fuori da quegli schemi che uno si è lentamente costruito.

Ma da quando esiste un tempo prestabilito per non poter cambiare idea, migliorare, aprire gli orizzonti? Alcuni dicono che non si può più cambiare dopo una certa età. Io dico che non è così, che c'è sempre tempo, anzi, bisognerebbe sempre riallinearsi di nuovo con se stessi ogni tanto.

Perchè forse c'è sempre un perchè dietro ogni cosa, ad ogni pianto, ad ogni star male, ad ogni litigata che pare senza senso. Ma perchè non si può almeno tentare di comprendere cosa ha spinto una determinata situazione? Non lo so. Ma me lo domando, e dove non sia possibile non arrivarci, ho deciso quanto meno di provarci.

E di credere comunque nei trascorsi, nei viaggi, negli incontri, nelle parole dure e in quelle che ti sorridono dentro. Dicono che nulla succede per caso... io non ci ho mai creduto se non ultimamente. Ed è talmente vero che sarà il mio prossimo tatuaggio.

E forse ho deciso di impormi di vivere un po' meno incazzosa, che non vuol dire non prendere fuoco o fare una battuta sfanculando l'eterno mondo. Ma essere dentro, semplicemente più serena davanti a tutto, elaborare e poi decidere se ne vale la pena. Ridurre i tempi. Non dare sempre giustificazioni, guardare oltre.

Perchè le persone che mi vivono accanto, si meritano ancor meno di me, di camminare con una persona che ha il muso perenne, che non vuole capire, che digrigna i denti per tutto... ma soprattutto non ho più voglia di avere male dentro, di perdere davvero tempo prezioso quando ci sono mille altre risorse a cui far fronte. Forse, lo chiamano anche destino.

E allora che io me ne faccia una ragione, incazzandomi quando davvero è necessario, quando non è sinonimo di togliere una qualsiasi libertà altrui nè la propria.

Lasciare piovere quando è necessario, non c'è nulla di meglio che la pioggia per lavare via tutto. (Anche se quest'anno piove un po' troppo eh...)!

Insomma, ci si prova. Da oggi, ci si prova seriamente.




06 maggio 2013

Tiriamo le somme: qualche scusa da fare e tanti grazie da dire.


Oggi sono particolarmente malinconica. Va così.

E' un po' come quando capita di fare una somma della tua vita, delle persone che ti stanno intorno. Di cosa hai avuto e di cosa hai dato in quasi 40 anni di vita.

Beh si, a me pur essendo donna non interessa per nulla non dire l'età. Sono convinta che ogni ruga, ogni capello bianco, siano un ricordo di quello che sei stata.

Ho avuto fino ad ora una vita ricca, piena. Un buon lavoro, un matrimonio, dei figli, una casa di cui sto ancora pagando il mutuo e ancora ne avrò, una macchina in millemila rate, vestiti, scarpe, cazzate. Ci siamo. Non ci si può lamentare.

Ho avuto dei dolori enormi. E dicendo enormi, intendo proprio enormi. Il mio piccolo Lorenzo che non c'è più in primis. Nove anni con le crepe al cuore. La mia amica che ha scelto di volare via nel dolore, neanche 4 mesi fa. L'operazione al cuore di mio padre, arrivata come un fulmine e con una trafila non indifferente. Ci siamo anche qui. Insomma non mi manca di certo neanche la parte negativa.

Amici che ci sono stati, amici che se ne sono andati. Persone vere, importanti, anche se hanno fatto solo un passaggio veloce nella vita. Persone cattive, egoiste, piene di sè, che hanno saputo comunque ferirmi. Ci siamo, nella normalità.

Non ho mai rubato, ho bestemmiato, ho inveito contro Dio quando quel giorno ho dovuto dire addio a mio figlio. Da allora io e lui non siamo più in buoni rapporti. Ho fumato canne, fumo parecchie sigarette, sfanculo abbastanza pesantemente. Non ho mai preso droghe pesanti. Mi sono ubriacata. Direi spesso. Ho fatto corse esagerate in macchina fottendomene di tutto. Non ho mai ucciso, picchiato si.

Ho creduto nei sogni. Mi ci sono frantumata anche il naso. Ho creduto nelle mie capacità. A volte ho anche riso dai buoni risultati. Mi sono odiata, amata, quasi accettata... Ho fatto del male, involontariamente e non. Ho esagerato, sempre e troppo spesso. Non sono mai stata capace di non esagerare, sia in bene che in male. E di seguito ho perso tutto o ho avuto tutto.

Ho detto bugie. Anche pesanti. Ma sempre per non ferire e generalmente legate a cazzate che ho saputo fare... ne ho fatte parecchie. Lo ammetto. Ma sono anche quelle che mi hanno tenuto in vita. Quelle per cui ti sentivi in grado di spaccare il mondo, di tirare una corda e saltare sopra a tutti, in un grande tendone a prova di idiota. E via di seguito la bugia per rattoppare situazioni scomode.

Ma ho anche sempre detto la verità in tutti gli altri casi. A costo di litigare, di allontanare, di distruggere me stessa per prima. Mi sono fatta molto male. Ma non ho mai sopportato l'ipocrisia. Ecco, questa proprio no. E non lo sono mai stata. Mai. Forse avrei dovuto a volte, di sicuro sarei stata molto meglio.

Non ho mai saputo neanche come si faccia a essere menefreghisti, codardi o egoisti, mai. Non ci sono proprio mai riuscita neanche in questo.

Avrei voluto sentirmi fare delle scuse che ho aspettato per troppo tempo, aspettare.. oh sono una perfezionista in questo... quante volte ho aspettato il ritorno, i sentimenti veri, la famosa fine da film. Per poi ogni volta bestemmiare contro la Disney per farmi credere ancora ora che l'amore quello vero esista, che non sa distruggersi come cartapesta, che alla fine deve per forza finire bene... ma quando mai.... generalmente il 99% delle volte non va mai come hai pensato andasse...

Ma tutto sommato, stasera la cosa che mi viene più da pensare, è che avrei voluto darne un paio in particolare di scuse. Diciamo qualcuna di più. Ma avrei voluto chiedere scusa, scusa davvero di cuore a qualcuno che non c'è più o che c'è ancora, nonostante gli anni passino. E a ognuno di loro dire anche un grazie per motivi particolari.

Scusa al mio Lollo perchè non ho saputo difenderlo, perchè non ho saputo, come mamma, salvarlo. Ma solo morire con lui anche se non fisicamente. Perchè in quello non ci sono riuscita, non ne ho avuto la forza... Grazie, grazie per avermi fatto sentire più mamma di ogni altra nella tua sofferenza, grazie di avermi guardato con quegli occhi. E grazie per avermi fatto diventare più dura.

Scusa a Elena, perchè avrei potuto esserci di più, perchè avrei potuto capire che la situazione era peggio di quella che si notava. Scusa perchè anche qui, da amica, non ho saputo difenderla da chi le ha fatto del male, anche da se stessa. Grazie per avermi fatto capire che essere forti non è un optional. Che gli amici servono per farti aiutare anche quando hai voglia solo di urlare e piangere. Grazie comunque per avermi ricordato quanto l'amore quello puro abbia un senso, quel senso che non può essere tradito. E che i figli sono la cosa più importante che abbiamo.

Scusa ad un vecchio amico che avrei ancora piacere di sentire. Scusa di non averti capito quando invece avrei potuto riuscirci. Scusa perchè alla fine eri importante, perchè mi mancano quei momenti e se fossi stata diversa ora ci sarebbero ancora. Grazie di avermi fatta trovare, di aver iniziato un nuovo percorso. Di avermi fatta sentire importante, di quanto io ci possa comunque riuscire.

Scusa a mio padre e mia madre per ogni volta che non li ho ascoltati, per ogni batticuore, per ogni parola cattiva detta da adolescente anarchica... Grazie, beh, grazie solo e semplicemente di tutto.

Scusa al mio fagiolino di 7 anni per ogni volta che l'ho trascurato, che l'ho cazziato solo perchè ero stanca dal lavoro. Per tutte le carezze che non gli ho fatto. Grazie amore mio, grazie di amarmi per quella che sono nonostante le nostre litigate. Grazie di esserci.

Scusa anche a te che non ci sei più nella mia vita. Perchè comunque sia, qualsiasi cosa sia successa, avrei dovuto fare un passo indietro e tenerti un po' più stretto senza stringere i lacci. Avrei dovuto darti il beneficio del dubbio fino alla fine, non fosse per altro che sarei stata un pelo più grande. Scusa per aver fatto troppo, che a volte non è per nulla un bene. Grazie. Perchè proprio a te grazie? Perchè nonostante tutto, mi sento una bella persona a credere ancora che gli affetti abbiano un senso importante, grazie perchè con le nostre litigate ho capito chi ha senso di appartenere al cerchio più vicino.

Scusa alla persona che mi è accanto da tanti anni, scusa per le cazzate, le cattiverie dette e a volte fatte. Scusa per averti trascurato, per non averti ascoltato, scusa per aver guardato in là. Scusa per non averti comunque valorizzato e difeso da me stessa. Grazie, grazie di esserci ancora, ancora qui a fianco a me. Grazie di sopportarmi con i miei scleri, i miei momenti no, le mie risate per nulla, le mie voglie di shopping sfrenato anche quando i soldi scarseggiano... Grazie!

Scusa alla mia amica, quella vera, quella del cuore, quella che a questa età non ti aspetti più di avere. Scusa per le troppe parole, per le lacrime, per gli sfoghi e le mille telefonate. Scusa per i momenti down, per le parole non sempre ragionate. Grazie, grazie per essere perfetta per me nella nostra imperfezione, grazie dei mille caffè ogni volta in cui ne ho avuto bisogno, per le sigarette condivise quando erano finite, per ogni volta che ci sei stata. Grazie per essere tu.

Scusa anche al mio ex capo, per tutte le volte che da testona non ho ascoltato. Per tutte le volte che ho parlato a sproposito, per le figuracce che ho saputo fare e far fare. Grazie perchè mi hai fatto cresce, perchè ora so osservare senza intervenire. Perchè ora so mettere davanti cose più importanti a un lavoro che non ha certezze.

Scusa alla mia amica quella lontana. Scusa per tutte le volte che abbiamo vomitato insieme, per tutte le volte che ti ho cercata chiedendo aiuto, per ogni volta che sei dovuta intervenire nelle mie stronzate. Grazie per questo e anche di più. Per ogni volta che hai saputo farmi ridere con le lacrime agli occhi, per ogni volta che hai saputo trovare una parola per valorizzarmi e difendermi.

Scusa a te che ti ho dimenticato, ma che sei stata importante nel mio percorso. E grazie per avermi dato quel qualcosa che ancora mi porto dentro.

E infine scusa a me stessa. Per ogni volta che non ho saputo nè creduto di valere qualcosa. Per tutte le volte che mi sono sentita in difetto e fuori luogo. Per le volte che abbiamo fatto lotte immense senza sapere come muoversi. Per le botte date al cuore e all'anima. E infondo si, grazie per essere così, per aver imparato ad amare, per essere cresciuta un po' di più. E aver imparato qualcosa in ogni sbaglio.
Grazie per saperti ancora commuovere davanti a un cucciolo e per avere così tanti ricordi.

Perchè se ne hai così tanti, in fondo, questa è una bella, bellissima vita. (Da non dimenticarlo troppo spesso).




29 aprile 2013

Aspetta. Si ti aspetterò, per sempre. Anche se per sempre non è più.



E' che a volte capita.

Ci sono momenti in cui non hai nessuna voglia di aspettare, in cui vuoi tutto e subito.

E ci sono momenti in cui ti siedi su un balcone, ti accendi una sigaretta, guardi il cielo e sai già che stai aspettando. E che continuerai ad aspettare.

Questa volta continuerai ad aspettare, comunque vada.

Il fatto che nessuno ti dica che tornerà o arriverà quello che vuoi, non è di certo quello che saprà fermarti.

Il cuore spesso si ferma dopo la testa...

E continui a guardare quel cielo che non ha più nulla di speciale, come in quelle notti che lo guardavi in un altro modo.

Quelle notti insonni, quando già stavi aspettando. Quando avevi tuo figlio in pancia e lo sentivi crescere, quando aspettavi un sms che non arrivava, quando speravi che arrivasse presto il giorno dopo per incontrare l'amore della tua vita, quando sapevi di dover prendere un aereo per partire lontano...

Ci sono momenti in cui ti senti annientato emozionalmente e momenti in cui le emozioni ti travolgono, ti tolgono il fiato.

E ti mancano da impazzire quando non ci sono più.

Quando tutto ti sembra sottotono, quando ogni giorno devi importi di respirare forte per sentirti vivo.

Scappare. Forse la scelta più semplice. Ma dopo che sei scappato ti accorgi che non puoi scappare da te stesso, ti porti dietro come uno zaino sulle spalle rovinato, pieno di ricordi, di incontri, di sensazioni.

E tenti di svuotarlo ma lo trovi sempre pieno. Però poi ci sono momenti in cui, invece, ti siedi sui primi scalini che incontri e inizi a tirare fuori tutto: fotografie in bianco e nero, fogli scarabocchiati, pagine di libri dove ci hai messo un segno, un'iniziale, un nome...

E allora aspetti, aspetti che lui ritorni, che lui ti scriva, che in qualche modo rientri nella tua vita.

E aspetti di risentire di nuovo quel respiro nella pancia, aspetti di riprendere un treno per andare di nuovo là, in quel posto dove ci hai lasciato l'anima, dove lui era con te.

O semplicemente aspetti di capire. Di scegliere la strada giusta mentre il mondo va avanti.

Perchè tu sei sceso a quella fermata dove hai trovato te stesso, o meglio dove vuoi ritrovarti. Perchè si, ti senti un po' perso.

Tu con le tue sigarette e le tue scarpe più comode, quelle da battaglia.

Tu con le tue lacrime e le tue malinconie, e quelle crepe del cuore che devi ricucire con ago e filo.

Tu con la tua felpa e i macigni che non sei riuscito a buttare durante i tuoi viaggi.

Ti manca, ti manca talmente tanto che a volte sembra che tu non sia più capace di respirare da solo. Ti senti una morsa al petto così forte che non ci riesci a capire.

Eppure ricordi di aver fatto di tutto, errori compresi, per rimanere così com'eri: felice.

Ma non ha funzionato. Incompatibilità, paura, casino... chi può dirlo... alla fine continui a non capire. E non puoi neanche fartene una colpa se non è andata come speravi. Eppure ci hai provato, ma tanto davvero.

Come quando ti hanno regalato quell'aquilone rosso meraviglioso e sei andato su quella spiaggia lunghissima convinto di far volare anche i tuoi sogni... e nonostante il vento non ha preso quota. Nonostante la tua corsa senza fiato, non ha imparato a volare da solo...

E allora aspetti. A volte aspetti. Decidi di farlo.

Perchè si, comunque vada ti aspetterò, per sempre. Anche se per sempre non è più.


26 aprile 2013

Sette punti per riflettere. In generale.


Vorrei iniziare questo post in modo polemico, tipico mio nei momenti di rabbia, dicendo che qui, su Facebook e su qualsiasi altra cosa che si possa denominare come luogo personale, ci scrivo e dico quello che voglio.

Nessuno è obbligato nè a leggere nè tantomeno ad essere concorde con la sottoscritta.

Perchè questo inizio? Perchè qualcuno, che sarà volente o nolente protagonista di questo post, ha fatto il suo ultimo discorso "consigliandomi" caldamente cosa scriverci. E lascio perdere a cosa si riferisce il cosa, perchè sarebbe un'offesa anche per chi mi conosce bene.

Vero anche che eravamo in piena litigata, ma beh, a me son girate palesemente le palle. Detto ciò, vorrei prendere spunto proprio da questo dopo diversi giorni trascorsi per un paio di riflessioni in generale.

Punto primo: le litigate tra amici.

Quante ne abbiamo avuto di discussioni con le persone a cui vogliamo bene? Sono dell'idea che servano anche quelle in un rapporto. Non può filare tutto liscio, sarebbe quanto meno annoverabile tra i falsi storici di questo mondo. E ci sono ovviamente litigate e litigate. Quelle premeditate, cattive, costruite su periodi di attesa infami fino ad esplodere.
E quelle di pancia, quelle reali, dove si dicono cose anche molto cattive, ma capibili. Scleri che per quanto mi riguarda passano, e anche abbastanza in fretta. Non sono capace di legarmele al dito io, proprio non ci riesco.
Si certo, ragiono a distanza sulle cose dette ma mi permettono anche di capire i miei errori prima di quelli altrui. E non concepisco come da queste ultime litigate ci si possa allontanare se il bene alla base è un bene reale.

Punto secondo: conoscere le persone.

Ora ditemi che le conoscete perfettamente. Eh no, non si conoscono mai. Ci si costruisce delle aspettative che spesso sono materialmente distrutte. Ti aspetti che siano in un modo (spesso positivo e poi distruttivo) e invece scopri, a volte di colpo, che sono tutt'altro.
E ti chiedi come sia possibile. Non tanto perchè non ti capaciti di come tu non abbia capito nulla, ma proprio di come le persone, gli amici anche, possano in realtà tramutarsi in modo così differente.

Punto tre: l'amicizia.

Urka, punto decisamente difficile. Fatico a non legarmi molto alle persone quando sento un'affinità forte. Lo diventano velocemente se li sento in sintonia, se mi sento bene, se mi sento di condividere anche cose molto personali. Se poi la questione è così anche dall'altra parte, beh, il passo è ancora più breve.
Anche qui mi chiedo come sia possibile però, che un'amicizia costruita su basi importanti, si smaterializzi come sabbia al vento. Ovvio che questo punto sia in perfetta sincronia con i precedenti uno e due. Sono convinta che non si debba essere per forza concordi su tutto per essere amici. Si può, forse, imparare con il tempo a capire e ad accettare scelte differenti. Si può litigare, discutere, scazzare. Ma non sparire. Non è mica una relazione d'amore.... dovrebbe essere un confronto, costruttivo, tutti i giorni.

Punto quattro: i valori.

Va bene, viviamo in un periodo storico e in una società dove questa parola sta per essere tolta anche dal vocabolario italiano probabilmente ma sono cresciuta, grazie alla mia famiglia con dei valori. Che a volte possono anche vacillare sotto duri colpi, ma che permangono dentro continuamente.
Che voglio trasmettere a mio figlio, per sapere che ogni volta che cadrà, potrà rialzarsi proprio grazie a questi.
Rispetto, ricordo, protezione, famiglia, amicizia, orgoglio, pulizia. In ogni cosa. Ci puoi provare a saltarli via o a nasconderli, ma poi devono per forza saltare fuori se sei una bella persona.Se no, sei semplicemente vittima di un'egoismo e di un egocentrismo senza fine. Che si rivela in realtà, una morte già preannunciata.

Punto cinque: l'amore.

L'amore in senso lato. Non quello prettamente tra due esseri umani intesi come coppia. L'amore verso le persone, le cose, gli animali. L'amore quello vero, quello che non vuole ricevere nulla. Quello che se hai due soldi da parte, li spendi subito per fare un regalo a chi vuoi bene. Quelli che pensi ogni giorno come poter fare felice quell'altra o quelle altre persone, con quello che hai, con quello che puoi. L'amore che si fida, che nonostante tutto, si fida. Quello che ti asciuga le lacrime, che ti cazzia nei momenti no, che ride con te delle cazzate anche se ti sembrano davvero enormi cazzate. L'amore che deve esserci se vuoi bene. E che se sa sparire nelle difficoltà, allora non c'è mai stato, anzi, peggio. Si è rivelato tale senza esserlo.

Punto sei: le scelte.

Ognuno è libero di scegliere.
Ma ognuno è anche libero di essere concorde o meno a queste scelte.
E non vuol dire abbandonare le persone. Vuol dire semplicemente stare accanto in modo diverso, pronti a sorridere se andrà bene e pronti a dare le spalle se andrà male.
Ma anche qui, è questione di confronti. E scelte più o meno azzardate, scelte che possono più o meno essere giuste. Puoi non volere dei pareri, puoi non volere giudizi, ma se ti comporti in un certo modo, è automatico che tu te li tiri dietro.
E allora non puoi più pretendere di non averli. Come sempre nella vita. O scegli di andare in un eremo e farti i cazzi tuoi, o se coinvolgi in qualche modo il resto del mondo, non ti aspettare che il resto del mondo rimanga in silenzio.

Punto sette: me stessa.

Forse non mi conosco fino in fondo neanche io. Ma so quello che dico e faccio. E soprattutto so il motivo del perchè lo dico e lo faccio. E la mia coscienza è assolutamente pulita. Anzi, si è sbattuta fin troppo per troppe volte. Ho sempre messo davanti gli altri, le persone che amo. E purtroppo spesso, non è mai stata la scelta corretta.
Anzi, forse avrei dovuto pensare di più a me stessa, sfanculando molto prima persone e situazioni che iniziavano a diventare strette. Ma se leggete i punti prima, capirete perchè non sono capace di farlo, e finisco sempre io a starci male.
Che poi è un male che fa male davvero, ma che infondo, nel profondo, mi permette di dire che mi piaccio. Che a quasi 40 anni sono capace di avere delle emozioni vere. Che non mi fermo mai alla superficie, che vado sempre più in là, anche a costo di prenderla in quel posto.

Perchè io, non rinfaccerò mai le cose personali dette, non attaccherò mai una persona su cose a cui non credo... e non consiglierò mai con cattiveria, cosa scrivere in un "libro" privato, violentando e schernendo parole importanti che sono state dette in un percorso fatto insieme. Seppur breve, ma intenso.

Mi limiterò sempre e solo a leggerle. E in qualche modo, a farle anche un po' mie. Magari sentendomi anche una merda per aver detto o fatto cose che hanno potuto ferire, o semplicemente per non aver capito.


Ma onestamente, preferisco essere così.....







19 aprile 2013

15 motivi per essere contrari ai matrimoni Gay.




1. Essere gay non e’ naturale. I veri italiani rifiutano ciò che è innaturale, come gli occhiali, le scarpe, il poliestere e l’ aria condizionata.

2. Il matrimonio gay spingerà le persone ad essere gay, allo stesso modo in cui far andare in giro persone alte vi fa diventare alti.

3. Legalizzare il matrimonio gay aprirà la strada a ogni tipo di stile di vita folle. Le persone vorranno sposare i propri animali domestici, perché ovviamente un cane ha una personalità giuridica e i diritti civili per sposarsi, nonché la capacità di dichiararsi consenziente o meno al contratto giuridico.

4. Il matrimonio eterosessuale esiste da moltissimo tempo e non e’ mai cambiato minimamente; le donne infatti sono ancora una proprietà del marito, le nozze sono decise dai genitori, il padre ha il diritto di vita e di morte sui figli, i neri non possono sposare i bianchi e il divorzio non esiste.

5. Il matrimonio eterosessuale perderà valore se sarà permesso anche ai gay di sposarsi. La santità dei sette matrimoni di Liz Taylor verrebbe distrutta.

6. I matrimoni eterosessuali sono validi perché sono fertili e producono figli. Le coppie gay, come anche quelle sterili e le persone anziane, non devono potersi sposare perché i nostri orfanotrofi sono vuoti e il mondo ha bisogno di più bambini.

7. Ovviamente i genitori gay tirerebbero su figli gay, proprio come da genitori eterosessuali nascono soltanto figli eterosessuali.
8. Il matrimonio gay e’ vietato dalla religione. Dunque in una teocrazia come la nostra i valori di una religione devono essere imposti all’intera nazione. Ecco perché’ in Italia c’è una sola religione e tutti i bambini devono essere battezzati alla nascita.

9. I bambini non saranno mai sereni ed equilibrati senza un modello maschile e uno femminile a casa. Per questo nella nostra società quando un genitore é da solo, o perché è vedovo o perché è stato lasciato, gli vengono tolti anche i figli.

10. Il matrimonio gay cambierà i fondamenti della nostra società e noi non potremmo mai adattarci alle nuove norme sociali. Proprio come non ci siamo mai adattati alle automobili, al lavoro in fabbrica e all’allungamento della vita media.

11. Le relazioni gay non sono durature perché i gay per natura sono promiscui. Infatti i mariti etero e le mogli etero non hanno MAI relazioni extraconiugali e non divorziano mai.

12. I bambini cresciuti da una coppia gay verranno derisi e discriminati dagli altri coetanei. A differenza di quelli con le orecchie a sventola, quelli con il naso grosso, quelli grassi, quelli effeminati, quelli di colore, quelli con la erre moscia, o quelli troppo bassi che sono accettati da tutti i coetanei e mai presi in giro da nessuno.

13. Perché la religione cattolica vieta l’atto omosessuale che è considerato peccato, e dunque loro non possono sposarsi ma possono farlo assassini, pedofili, maniaci sessuali, ladri, mafiosi, serial killer, truffatori, mercanti di organi, commercianti di bambini , di schiavi, di pellicce, papponi e chiunque non sia un omosessuale.

14. Perché il matrimonio omosessuale comporta l’atto omosessuale. Ma la Bibbia considera peccato l’atto omosessuale così come la masturbazione, i rapporti sessuali prima del matrimonio e i rapporti sessuali che non hanno il fine di procreare.

15. Perché verrebbe meno l’antica tradizione calcistica Italiana, dato che di sicuro ci saranno meno calciatori. Infatti si sa che i gay odiano il calcio e porteranno a odiarlo anche ai loro bambini impedendogli quindi di praticare qualsiasi tipo di sport che non sia danza classica, ginnastica ritmica, pattinaggio sul ghiaccio, shopping, manicure, lampada e bolle di sapone.

10 aprile 2013

Lo ami ancora allora?


Lo ami ancora allora?

No, veramente no. Succede, talvolta, che mi ritorni in mente. Può essere a causa di un sogno o di un odore, di un oggetto che tra i miei ricordi è legato a lui. Ad esempio, stamattina, c’era un uomo che aveva il suo stesso taglio di capelli e il suo stesso profumo. Sembrava che l’avesse fatto apposta: doveva esserselo spruzzato addosso una trentina di volte. L’aria sapeva solo di lui e io ho iniziato a trovarlo irritante. Avrei voluto andare lì e dirgli: ma perché non ti fai crescere i capelli? ma perché non ti dai meno profumo di mattina? e perché non ne compri uno nuovo? Ovviamente non ho potuto dire niente, e la mia giornata-da quel momento in poi-è improvvisamente diventata una giornata schifosa, invivibile, pesante, noiosa. Lo ami ancora allora? No, veramente no. Il fatto è che se mi ritorna in mente, le volte in cui accade, ha ancora il potere di trasformare una giornata tranquilla come tante altre in una giornata di merda. Tutto qui. Non è amore, non è malinconia, non è tristezza, non è mancanza. E’ la reazione naturale di una che amava e poi, per forza di cose, ha imparato a non amare più.

 Susanna Casciani: Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore

08 marzo 2013

Tu



Ti ho aspettato, oggi come ieri e come ti aspetterò domani.

Seduta nel vento in riva al fiume.

Il colore dell'acqua rifletteva il tuo sguardo, quello sguardo che non mi abbandona da quando l'ho incontrato per la prima volta.

Ti sento in questo tramonto che porta via il sole, come ogni notte porta via una parte di te.

Ti sto ancora aspettando.

E poi, come ogni giorno, ritorni prepotentemente insieme a quella luna, che appena arriva il buio illumina la notte dei miei pensieri.

Resto seduta nel vento ad assaporare il tuo profumo che sale veloce nella testa e poi scende lento e inesorabile fino al cuore.

Tu che non ci sei, tu che sei a volte così lontano che l'anima perde la speranza di vederti.

Non riesco ad alzarmi per andare via...

Gli alberi si piegano contro questo vento che vuole spazzarti via dalla mente, ma che nulla può contro il più piccolo e leggero dei fiori quando decide che deve sopravvivere.

I colori si mischiano nel cielo.

Spruzzi di battiti d'ali si rincorrono tra le nuvole, mentre si placa la sua forza.

Spengo l'ultima sigaretta e accendo l'ultimo ricordo.

Ti porto con me, ovunque andrò.


03 febbraio 2013

Le anime sono destinate a trovarsi prima o poi


A volte mi domando che cosa faccia incontrare le persone.

Quale disegno ci sia dietro per conoscere qualcuno completamente fuori dal mondo di monotonia che generalmente si vive.

Si perchè seppur ricco di eventi, spunti, emozioni... è pur sempre una monotonia ripetuta, quella di ognuno di noi. Non penso che questa parola sia sempre negativa.

Alla fine una monotonia "voluta" è quella che ti fa sentire un po' più a casa.

E per me "casa" è una sicurezza. Non solo in termini di costruzione.

Ci sono momenti in cui, questa casa si trasferisce, per breve o lungo tempo negli occhi di qualcuno che incontri per caso.

Un attimo, qualche parola, pensieri in libertà. E ci costruisci dentro un angolo con dei grandissimi cuscini su cui riposare.

Qualcuno che ti sta accanto da anni e con cui puoi realizzare pareti, mobili, angoli e qualcuno che ti starà accanto forse per poco, dove costruire solo un piccolo angolo dove accucciarti per sognare.

Poco importa che sia donna o uomo. Ma deve diventare "casa".

Un casa senza pareti questa, dove sentire il vento sul viso, guardare notti di luna piena e mangiare schifezze. Dove sentirsi in piena libertà, dove camminare scalzi senza aver paura di cocci taglienti.

Perchè sai che è come una casa delle vacanze, dove non potrai vivere per sempre....

Che poi il tempo sia un galantuomo e sistemi al meglio le cose, questo è un altro discorso.

E allora mi ridomando: cos'è che fa incontrare queste persone?

C'è una frase di uno scrittore che amo spudoratamente:


"Non so esattamente cosa spinga due persone a legarsi. 
Forse la sintonia, forse le risate, forse le parole. 
Probabilmente l'incominciare a condividere qualcosa in più, a parlare un po' di sè, a scoprire pian piano quel che il cuore cela. 
O forse accade perchè doveva accadere. 
Perchè le anime son destinate a trovarsi, prima o poi.

Paulo Coelho"

La vedo anche io così, e mai come in questo periodo sono convinta che le coincidenze non esistano, sono vie percorribili, sta a noi scegliere e a capire.

Ci sono fili conduttori che non conosciamo, che arrivano tramite altri percorsi, ma che ti trovi di colpo legati al polso, come un palloncino colorato.

Legami che creano legami, che aprono porte, che raccontano sogni ed emozioni.

Forse è molto semplice la risposta alla mie domande, forse è vero che "Le anime sono destinate a trovarsi prima o poi........."






31 gennaio 2013

Questione di tempi, di silenzi, di cuore.


Come sto?

Bah, non ancora bene, non sarà così ancora per un po'. Mi manca.

Mi manca lei e mi manca Lorenzo, lego sempre il mio piccolo a quella malinconia che mi viene in alcuni momenti dell'anno, in alcuni momenti particolari. Perchè lui è la mia essenza, lui è nove mesi vissuti insieme in simbiosi....

Lui è la persona che mi conosce meglio. Non c'è dubbio.

Eppure non c'è ormai da 9 anni. Fisicamente non c'è... ma ho imparato che il fisicamente è davvero limitato. Abbiamo bisogno di baci, carezze, di profumi, di lacrime... ma quanto sono importanti i rapporti emotivi che non hanno nulla di fisico?

Le assenze emotive sono quelle che fanno più male e su queste mancanze ti ritrovi a pensare di voler di nuovo abbracciare per poter rendere dei silenzi tangibili.

A volte, quello che non pensi ti tocchi più di tanto, sa devastarti dentro come un terremoto. Ricostruirci sopra la tua casa richiede tempo, forza e pazienza.

Richiede sorrisi, richiedi occhi vivi, richiede sensazioni positive, che si sforzano di andare oltre alla tragedia.

Non lo definirei così semplice.

Come non definirei così semplice la solitudine che si attraversa.

E non parlo di quella personale che si crea dentro. Il giorno del tuo funerale la folla sembra doverci essere per forza, tutti a vedere, salutare, fare le condoglianze. Io odio le condoglianze, cosa vuol dire "mi dispiace" in quel momento, se neanche ti sei fermato un momento a fare due parole prima?

A cosa servono se ricordi a malapena i suoi occhi e i suoi gesti?

Brutta abitudine l'ipocrisia. Non è essere lì, non è dispiacersi e basta. E' stare male, è restare vicino a chi ne ha bisogno nonostante i pregiudizi, le mille parole dette, le invenzioni di paese.

E' sorridere tristemente ma sorridere, è una parola, un gesto, è un imbarazzo che superi come tutte le volte a cui tieni una persona e tenti di andare oltre.

Ci sono state persone al funerale di mio figlio che non so più neanche che faccia abbiano. Ne avrei avuto più bisogno dopo che durante. In quel momento sapevo piangere anche da sola. Se sono in piedi, nonostante la vita sia andata all'incontrario, è per chi mi è stato accanto davvero dopo, quando mi ha prestato la sua spalla per lacrimare fino a non avere fiato, per quel messaggio in più mandato, per quella telefonata fatta a dirmi semplicemente di piangere insieme.

Questione di tempi, di silenzi, di cuore.

Non si può dimenticare, non si può cancellare, non si può dire è successo ora stai bene. Cazzo no, non si può, abbiate almeno la delicatezza di non pensarlo, di non parlare, di sfruttare il silenzio nel modo corretto una volta tanto.

Non ci stai bene, proprio no. E prima o poi accade a tutti di rendersene conto.

Non si possono rubare le crepe dell'anima, si può solo tentare di aggiustarle o semplicemente tentare di riempirle con qualcosa di altro che possa far nascere un fiore su un terreno devastato.

Non importa che fiore sarà, basta che sia così profumato da far capire che c'è ancora terreno fertile.

Che il male massacra ma che porta sempre qualcosa di buono, nonostante questo pensiero sembri una bestemmia....

So solo che se davvero esiste qualcosa oltre questa vita terrena, loro ora, in qualche modo, sono insieme. Lei sapeva di Lorenzo, aveva vissuto il mio dolore e io ora ho vissuto il suo.

Adoravamo fare i palloncini a tutte le feste, sempre io e lei. Li truccavamo, sempre io e lei. Parlavamo, sempre io e lei.

Bisogna pur credere in qualcosa quando la tristezza si impossessa di te finchè non riesci a buttarla via, ognuno ha diritto di credere in qualcosa.

E io ci voglio credere guardando con gli occhi di un bambino....

Perchè le piccole mani di un bambino sanno essere così immesamente grandi quando si allungano verso di te.... 


09 gennaio 2013

Quante bugie ci raccontiamo (e quanto siamo brave a farlo).



E sono tornata all'ovile. Chissà perchè quando i periodi non sono dei migliori, il posto dove ti senti più tranquilla è proprio casa.

Casa dove si vive, casa online. Poco importa.

E' da Natale che ho dolori alla pancia. Guarda caso è da prima di Natale che le notizie non proprio positive si susseguono.... ecco allora la visita dal chirurgo per escludere qualcosa di urgente da operare con mia non sana prospettiva subissata dalla paura di quella cosa definita ospedale.

Qualsiasi tipo di ospedale che sia a me manda in tilt. Detto ciò e ringraziando che per ora me lo posso permettere, le visite private si sa, hanno la precedenza (incluso il fatto che persone amiche ti aprano la corsia preferenziale). Esami sotto le feste fatti tra un giorno di chiusura e l'altro e visita finale negativa.

Ma mica finisce qui. Ieri sono andata dalla gastroenterologa.

Persona squisita. Persona umana. Medico con due palle così che soffre dello stesso disturbo che cura. Qualcuno dirà ah bene, io dico benissimo. Perchè sa cosa vuol dire, sa quanto la colite spastica nervosa incida in maniera negativa sulla tua vita.

Ne soffro ormai da anni, sembra che a sto giro sia implosa del tutto.

"E' inutile che io le spiega quali sono i motivi e cosa succede, lei in realtà lo sa benissimo, forse se lo vuole solo sentire dire..."

......

"Sa, nella pancia abbiamo un secondo cervello, e non ha idea di quante bugie ci raccontiamo e di come siamo bravi a raccontarcele".

Già. Nulla di grave, ma non va tutto bene. Pensare positivo dicono. Peccato che non sempre ci si riesca. Peccato che io non sia una di quelle persone che sa farsi scivolare addosso tutto, o meglio, sembra.

Solo che dopo, nel profondo, all'interno, tutto agisca in modo autonomo e in stile anarchico.

Se poi c'è chi accende la miccia proprio prima delle feste, ecco fatto il capodanno in anticipo.

Non do colpe a nessuno, sia chiaro, le colpe sono esclusivamente della sottoscritta (probabilmente). Ora tentiamo di tirarci su. Le medicine nuove ho iniziato a prenderle, e da ieri sera pure quella simpatica dieta (o meglio la definirei regime sovietico alimentare) ha avuto il meglio su di me.

Cosa NON posso mangiare? Tutto

Cosa posso mangiare? Kamut, riso nero, riso rosso, farro. Bresaola, tacchino. Formaggio di capra. Zucchine, cicoria, carote. 

Per almeno un mese ecco le cose che entreranno nel mio stomaco e nella mia pancia. (Ora io & loro dobbiamo abituarci).

"Deve dare una pulizia generale, buttare via tutto lo schifo. Ma l'importante, la prima cosa da fare, è che deve ritrovare se stessa".

Già.


07 gennaio 2013

Non sarà un arrivederci.


Lo devo fare qui, perchè qui è iniziata un'epoca.

Il mondo di strafalcioni, di risate, di pianti, di mal di stomaci..... e qui non posso fare altro che dover scontrarmi con un altro addio.

Perchè poi alla fine di quello si tratta, non sono mai solo degli arrivederci i rapporti importanti che in qualche modo si devono separare.

No, io non parlo di amore, ma di amicizia si, di stima, di unione, di feeling, di sguardi che si capivano da soli. Di un uomo che ha sempre saputo le mie cazzate, i miei sbagli, di un amico che mi ha sostenuto in brutti momenti e che ha gioito con me in altri.

Di un uomo che ha sempre creduto in me dimostrandomelo.

Di un uomo che mi faceva arrabbiare come pochi sono riusciti a fare.

E qualcuno che mi ha già portato via una delle cose più importanti della mia vita, i miei sogni, ora mi porta via anche lui.

Doppio tradimento.

L'ho presa male, malissimo. Anche se la vita è personale e io non ci posso proprio fare nulla. Se non tentare di ingoiare il groppone e le lacrime.

Perchè mi viene da piangere, sono fatta così. Oggi l'ho fatto anche davanti a te.

Mi mancherai. Perchè sei stato un amico, un maestro, un valido "avversario" con cui scontrarsi per migliorare.

Ecco, ora chi ci sarà a fare tutto questo? Chi ci sarà?

Ho ancora troppe cose da scrivere, domani lo farò. Forse dopo domani.

Lo devo fare, me lo devo per non morire dentro, per non avere così paura e così male.....


05 agosto 2012

Ombre


"Camminavano l'uno accanto all'altra e sembrava che avessero così poco in comune. Tranne le loro ombre, che si erano già scelte e ne facevano una sola." 
(Paola Felice)

24 luglio 2012

Trasferimenti



Ho voglia di poter scrivere quello che voglio e qui non posso più farlo, quindi ho preparato qualche scatolone e per ora trasloco.

O meglio vado dove posso scrivere, e per questo non ve lo dico, troppo facile.

Tornerò anche qui a volte, per ora non butto la chiave.

Se vi va, cercatemi in rete. ;)

04 giugno 2012

Noi, ignoranti senza laurea. (Evviva i bimbominkia!)



Partiamo dal presupposto che leggere certe cose mi fa solo incazzare. 


Passiamo al fatto che prima di parlare sarebbe meglio capire.


Finiamo con lo specificare che se non sei capace, manco se fossi la figlia naturale del papa, riusciresti.

Nell'intermezzo di tutto ciò esistono varie ed eventuali. Tra cui 38 anni delle mia vita. Come ben saprete non sono 38 anni in cui è filato proprio tutto liscio.

Detto ciò divento una iena se la prima persona che arriva nel posto di lavoro (ma un posto vale l'altro) si lamenta del fatto che chi ha studiato ha più diritti (e saperi) di chi non ha una laurea.

Per quanto mi riguarda puoi aver fatto anche il master in "favalogia"; che rimani pur sempre una da svezzare. L'esperienza non te la dà nessun libro purtroppo.

Certo, capiamoci, i libri sono essenziali per aprire la mente e acculturarsi, ma il lavoro è tutta un'altra cosa. Una laurea non ti fa diventare Enzo Biagi, col cazzo che qualche esame ti permette clonazioni intelligenti. Lo spirito devi averlo dentro di te. [E chi non ha avuto soldi per fare il figlio di papà in un'università? Son tutti una massa di stupidi?).

Una volta esisteva quello che viene chiamato "praticantato", gran bella cosa dico oggi, dopo averlo fatto (lì è vero non ero mica molto contenta...). I ragazzini di oggi pensano che usciti dall'università abbiamo il mondo in mano. Permettetemi: col cazzo! Il mondo ve lo dovete sudare, guadagnare anche pulendo i cessi. (Tanto di più in questo simpatico periodo di crisi).

Avrete imparato, dato esami di quantistica, di filosofia, di psicologia, ma nessuno ha saputo insegnarvi l'umiltà. Il più delle volte arrivate agghindati in scarpe da mille euro, magliette da mille e una notte e varie cazzate che tutte insieme costano quanto è lo stipendio medio di un povero cristo che lavora da anni.

E la cosa bella che non avete nessuna voglia di imparare. Possibile che avete sempre una risposta pronta?


Dovete ascoltare! Non siete nati "imparati"!

Il confronto non si è mai negato a nessuno, ma almeno abbiate il rispetto verso chi lavora da più anni di voi su una cosa. E' vero, ci sono anche degli emeriti coglioni non più freschi di università, ma vi svelo un segreto. Quelli stanno generalmente ai piani alti.

Fidatevi, quelli che ne sanno, stanno a metà. Ed è con loro che dovete raffrontarvi. Quando ho iniziato il lavoro di giornalista, ovvero ben 12 anni fa (specifico, dopo 8 anni di lavoro in proprio), mi sono ritrovata in una redazione in cui "non avevano tempo di insegnarti". Nessuno voleva la patata bollente di sobbarcarsi un praticante.

Il consiglio migliore che mi hanno dato è stato: "sii una spugna". E così ho fatto. 

Dalla carta sono passata al web sette anni dopo, stessa situazione. I pianti che non mi sono fatta perchè non capivo. Eppure ora ne so, ne so tanto. E lo dico a voce alta, perchè mi sono fatta il culo per sapere quello che ora seguo. Eppure ho ancora da imparare, con la differenza che qualcosa posso anche insegnarlo.

Ringraziate se qualcuno ha la voglia e la capacità di spiegarvi e di starvi dietro, a noi non è stato concesso.

Io qualche consiglio ve lo lascio, vedete voi cosa farne.

* Analizzate tranquillamente il fatto che voi, appena arrivate, non ne sapete nulla. Ma anzi, ancora meno del nulla e non arrivate di certo con il prototipo della salvezza del mondo, il più delle volte direte e farete delle emerite cazzate.

* Prendete e sistemate, correggete, metteteci la testa. Se non siete sulla copertina del New York Times non vuol dire nulla. Se per es. non ci fossero gli stampatori, i giornalisti non sarebbero nessuno. (E via dicendo...)

* Se siete usciti con 110 e lode, bravi! Ma quello non sarà il voto che vi permetterà di avere successo sul lavoro. Il lavoro si impara, si suda. La passione è quella che ti fa andare avanti, non le velleità di essere i migliori fin dall'inizio. 


* Il più delle volte lo prenderete in culo. Già, mi spiace dirvelo, ma questo è. Investite i primi soldi in vaselina, ne otterrete sollievo.

* Imparate ad ascoltare e non a pensare: "questo qui davanti è un coglione, lo lascio parlare tanto ho ragione io". Due punti. Uno: se è davvero un coglione, non avrete nessuna speranza di dire la vostra e lo irriterete solo. Due: se non lo è, forse se ragionate diversamente, lo ascolterete e avrete la risposta risposta pronta e quantomeno inerente a ciò che vi è stato detto, forse avrete una speranza prima o poi di avere un minimo di potere decisionale.


* Concordo con Mark, che per essere qualcuno bisogna avere dei nemici, ma almeno fatevi furbi! Sappiate sceglierli! 


Va beh, se tanto mi dà tanto non arriverete alla fine di questo post, quindi io come dire, povera ignorante senza laurea, tornerei a fare il mio lavoro di Community Manager. Così, tanto per gradire.




21 aprile 2012

...E il virus (gastrointestinale) ammazzatutto


Uno di quei giorni in cui ti svegli, ti alzi, ti lavi, litighi, porti il bimbo a scuola, fai due parole con le mamme e scappi in ufficio.


Insomma uno di quei giorni normali, almeno all'apparenza. 

Passa la mattinata tra telefonate, social network e mail.

E ancora sembra tutto normale.

Arrivano le 1230! L'ora tanto sospirata ogni giorno per andare a mangiare.

Ma lo stomaco inizia a fare qualche bizza.... eppure il pantoprazolo l'ho preso stamattina, io che me lo dimentico due giorni si e il terzo pure.

Bah, sarà il freddo, d'altronde è lunedì e come sempre in azienda ci sono ancora gli orsi polari e i pinguini reduci dal solito rave del fine settimana.

Facciamo una cosa: riso in bianco e bresaola, tanto per stare tranquilli.

A fatica, il cibo fatica a scendere e tenta allegramente di risalire, insieme all'amico stomaco che fa male sempre di più. Maledetto freddo!!! Un pranzo devastante. Si risale.

Un po' più caldo, facciamo la fase due: tè alla macchinetta, solitamente è un toccasana in questi casi.

Va un pelino meglio, anzi no i crampi! No dai si è calmato! Calmato un cazzo! Ahia che male, non sto in piedi. Avendo quei 45 minuti di strada mi metto in macchina, il male è forte. Sa Dio.

Eppure il dubbio mi assale. E' in giro, ne ha colpiti molti, anche la mia amica e tutta la sua famiglia ne sono stati vittima... Ditemi di no, quello no.........

Ebbene si. Nell'ordine la normale giornata di lavoro si è conclusa con doppia vomitata, mal di pancia, cagotto, e febbre alta. Per poi spostarsi su Samuele e rifare la trafila.

Quel bastardo del virus gastrointestinale ci ha steso.

Oltre le due vittime ha lasciato la non fame, si è portato via ben 5 kg (ecco l'unica cosa semi positiva) e siamo ancora delle mezze seghe.

Gli venisse il cagotto fulminante!!!

02 aprile 2012

Vita da paese: l'odioso ciacolare delle donne in età fertile.


Odio la vita di paese, quella che ci si trova tutti i santi giorni al parco sulle panchine e si commentano i fatti di tutte le anime.

Per la serie si annunciano giá prima sia i matrimoni che i funerali. 

Eppure ci sono persone della mia etá, se non piú giovani, che lo fanno ogni santissimo giorno.

Non so, ma io amo lavorare, alla brutta preferisco avere un amplesso con il divano, ma il parco cittadino proprio no.

Eppure oggi, come in questi ultimi giorni, mi tocca farlo.

Uscire presto dall'ufficio, prendere il cane, "pisciarlo", raccogliere il terremoto fuori da scuola con annessi pantaloni marci che pure la lavatrice rifiuta di incontrare, castighi e compiti vari, riportare su il cane (al parco non possono entrare), fargli fare merenda (al bambino non al cane), accessoriarsi di bicicletta, casco, pallone e se Dio vuole, scendere in quel del parco.

Un nugolo di creature urlanti (compreso il mio) che improvvisano partite di Champions League (si scrive cosí?), con falli, litigate e sputate comprese.

Dimenticavo: potrei anche fare a meno di comperare magliette a mio figlio. Piú in lá di Vucinich, Del Piero & Co non andiamo, manco a scuola.

Che poi diciamocela tutta, per una che tifa Milan, non c'ė un minimo n'è di entusiasmo nė di complicitá.

Peró va beh, la mamma è sempre la mamma e ce tocca pure questo. 

Sono sulla mia panchina da sola, fortunatamente ben accompagnata dal mio iPad versione 1. Stupendo, riesce perfettamente a farmi guardare da lontano sia le mamme ciacolanti che la truppa con la palla in mano.

Giusto per la cronaca il terremoto lo vedo rotolarsi a terra da circa 5 minuti. Non piange, nulla di grave, sta solo tentando di far passare un fallo o un rigore, questo non l'ho mica capito. Pazienza, l'importante è che non ci sia bisogno immediato di un pediatra.

E per la serie ci siamo giá stancati, eccolo correre verso la bici.

Sará, ma non mi schiodo, continuo a scrivere, attendendo il solito volo con ginocchio sbucciato. 

Il gruppetto di mamme "io so che tu non sai che lei sa!" invece, ha una produzione infinita di saliva.

E io mi accendo l'ennesima sigaretta.
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