31 gennaio 2013

Questione di tempi, di silenzi, di cuore.


Come sto?

Bah, non ancora bene, non sarà così ancora per un po'. Mi manca.

Mi manca lei e mi manca Lorenzo, lego sempre il mio piccolo a quella malinconia che mi viene in alcuni momenti dell'anno, in alcuni momenti particolari. Perchè lui è la mia essenza, lui è nove mesi vissuti insieme in simbiosi....

Lui è la persona che mi conosce meglio. Non c'è dubbio.

Eppure non c'è ormai da 9 anni. Fisicamente non c'è... ma ho imparato che il fisicamente è davvero limitato. Abbiamo bisogno di baci, carezze, di profumi, di lacrime... ma quanto sono importanti i rapporti emotivi che non hanno nulla di fisico?

Le assenze emotive sono quelle che fanno più male e su queste mancanze ti ritrovi a pensare di voler di nuovo abbracciare per poter rendere dei silenzi tangibili.

A volte, quello che non pensi ti tocchi più di tanto, sa devastarti dentro come un terremoto. Ricostruirci sopra la tua casa richiede tempo, forza e pazienza.

Richiede sorrisi, richiedi occhi vivi, richiede sensazioni positive, che si sforzano di andare oltre alla tragedia.

Non lo definirei così semplice.

Come non definirei così semplice la solitudine che si attraversa.

E non parlo di quella personale che si crea dentro. Il giorno del tuo funerale la folla sembra doverci essere per forza, tutti a vedere, salutare, fare le condoglianze. Io odio le condoglianze, cosa vuol dire "mi dispiace" in quel momento, se neanche ti sei fermato un momento a fare due parole prima?

A cosa servono se ricordi a malapena i suoi occhi e i suoi gesti?

Brutta abitudine l'ipocrisia. Non è essere lì, non è dispiacersi e basta. E' stare male, è restare vicino a chi ne ha bisogno nonostante i pregiudizi, le mille parole dette, le invenzioni di paese.

E' sorridere tristemente ma sorridere, è una parola, un gesto, è un imbarazzo che superi come tutte le volte a cui tieni una persona e tenti di andare oltre.

Ci sono state persone al funerale di mio figlio che non so più neanche che faccia abbiano. Ne avrei avuto più bisogno dopo che durante. In quel momento sapevo piangere anche da sola. Se sono in piedi, nonostante la vita sia andata all'incontrario, è per chi mi è stato accanto davvero dopo, quando mi ha prestato la sua spalla per lacrimare fino a non avere fiato, per quel messaggio in più mandato, per quella telefonata fatta a dirmi semplicemente di piangere insieme.

Questione di tempi, di silenzi, di cuore.

Non si può dimenticare, non si può cancellare, non si può dire è successo ora stai bene. Cazzo no, non si può, abbiate almeno la delicatezza di non pensarlo, di non parlare, di sfruttare il silenzio nel modo corretto una volta tanto.

Non ci stai bene, proprio no. E prima o poi accade a tutti di rendersene conto.

Non si possono rubare le crepe dell'anima, si può solo tentare di aggiustarle o semplicemente tentare di riempirle con qualcosa di altro che possa far nascere un fiore su un terreno devastato.

Non importa che fiore sarà, basta che sia così profumato da far capire che c'è ancora terreno fertile.

Che il male massacra ma che porta sempre qualcosa di buono, nonostante questo pensiero sembri una bestemmia....

So solo che se davvero esiste qualcosa oltre questa vita terrena, loro ora, in qualche modo, sono insieme. Lei sapeva di Lorenzo, aveva vissuto il mio dolore e io ora ho vissuto il suo.

Adoravamo fare i palloncini a tutte le feste, sempre io e lei. Li truccavamo, sempre io e lei. Parlavamo, sempre io e lei.

Bisogna pur credere in qualcosa quando la tristezza si impossessa di te finchè non riesci a buttarla via, ognuno ha diritto di credere in qualcosa.

E io ci voglio credere guardando con gli occhi di un bambino....

Perchè le piccole mani di un bambino sanno essere così immesamente grandi quando si allungano verso di te.... 


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