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28 giugno 2017
Baciare riduce l'ansia e migliora il sonno. Arriva il World Kiss Day.
Il 6 luglio si festeggerà la giornata mondiale del bacio, il World Kiss Day, ricorrenza istituita nel Regno Unito nel 1990 e che ancora oggi celebra tutti i tipi di baci.
Per questa speciale occasione MioDottore.it – una delle più grandi piattaforme al mondo dedicata alla sanità privata, specializzata nella prenotazione online di visite mediche – ha coinvolto una delle sue esperte, la dottoressa Elena Busso – psicologa, psicoterapeuta sistemico relazionale e consulente sessuale di Torino – per approfondire gli effetti psico-fisici dei baci e come questi influiscono nei rapporti sentimentali, nonchè stilato utili consigli e accortezze per evitare spiacevoli inconvenienti.
Storie estive: infatuazione o amore?
Le tanto attese vacanze sono senza dubbio il momento perfetto per scaricare lo stress accumulato durante l’anno e allentare i ritmi della quotidianità. Questo ritrovato equilibrio contribuisce a far sentire realmente le persone più felici, serene, ma anche più attraenti e predisposte a nuove conoscenze, nonché più sensibili dal gioco della seduzione e del corteggiamento. Tuttavia, il rischio in cui si incorre in questo periodo dell’anno è di confondere l’infatuazione passionale estiva con l’amore, creando aspettative disattese che possono caricare di tristezza il ritorno alla normalità. Ma come evitarlo e vivere al meglio le ferie? Il consiglio della dottoressa è di ricordare che oltre al romanticismo e al desiderio, l’amore prevede un quadro di progettualità condivisa. Per evitare delusioni è bene riflettere circa cosa realmente si vuole, il motivo della propria ricerca e se l’avventura risulti funzionale al proprio benessere.
Il bacio fa bene a mente e corpo: riduce l’ansia, aumenta la creatività e giova al sonno
Non è solo pensiero comune definire gli innamorati più felici e in salute rispetto agli altri, ma esistono riscontri scientifici che lo dimostrano. Un bacio fa bruciare fino a 6 calorie al minuto e coinvolge 4 dei 7 nervi cranici, oltre a circa 36 muscoli facciali. Dichiara infatti l’esperta: ”Gli innamorati si baciano, si baciano tanto, si baciano ovunque: questo aumenta l’autostima, riduce depressione o ansia, aumenta la creatività dell’individuo e ne giova anche il sonno. Il perché sta nella solida base fisiologica che ci conferma che baciare fa bene a mente e corpo: si attivano tutta una serie di reazioni chimiche che fanno star bene emotivamente ma anche fisicamente”.
Inoltre, occorre ricordare che nella saliva maschile è presente l’ormone del desiderio, il testosterone, mentre in quella femminile le molecole dell’appagamento e della serenità, le endorfine. Per questo i baci appassionati non solo si candidano ad essere sinonimo di passione e spesso la porta all'intimità, ma un termometro dell’affinità e della stabilità della coppia.
Gli ”inconvenienti” del bacio
Sebbene generalmente si tenda a pensare al lato romantico del bacio, non va dimenticato che nella saliva ci sono circa 60 milioni di batteri, virus e funghi che diversamente dallo spaventare, al contrario attivano e rinforzano il sistema immunitario, agiscono positivamente sull’umore abbassando i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e permettono all’ossitocina, l’ormone del benessere e della socialità, di crescere.
A fronte di molti aspetti positivi, bisogna sempre agire per prevenire spiacevoli imprevisti di carattere fisico che possano intaccare la salute, come la mononucleosi, che viene infatti chiamata “la malattia del bacio”. Su questo punto la specialista di MioDottore.it rassicura: ”E’ un’infezione molto comune causata dal virus Epstein-Barr. In molti casi non ci rendiamo conto di averla contratta perché non dà sintomi evidenti o si presenta con un leggero malessere o stanchezza; in altri casi come una faringite, ma niente paura! Si guarisce in fretta e passa con qualche giorno di riposo. Solo nei casi più gravi si prescrive cortisone”.
Per qualsiasi dubbio e chiarimento è possibile rivolgere le proprie domande agli esperti di Miodottore.it nella sezione Chiedi al dottore.
16 giugno 2017
Lettera di Hashimoto (non siete psicopatiche e basta)
Questa è una lettera pubblicata su ThyroidSexy il 02/02/2012 da un autore sconosciuto.
Per tutte quelle che hanno una tiroide fuori fase ma che non vengono credute (vedi la sottoscritta), tenetela a portata di mano.
“Ciao il mio nome è Hashimoto. Sono una malattia autoimmune invisibile che attacca la ghiandola tiroidea, causando ipotiroidismo. Ora starò sempre con te per tutta la vita. Gli altri intorno a te non possono vedermi o sentirmi, ma il tuo corpo mi sente. Posso attaccare ovunque e in qualsiasi modo. Posso causare dolori circoscritti e se sono di buon umore posso farti male dappertutto!
Ti ricordi quando tu e la tua energia correvate in giro e vi divertivate? Io ho preso la tua energia, fino al totale esaurimento. Prova a divertiti ora!
Posso rubarti il sonno e in cambio ti lascio la mente annebbiata e mancanza di concentrazione. Posso farti venir voglia di dormire 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e posso anche causare insonnia. Posso farti tremare internamente o farti sentire freddo o caldo quando tutti gli altri sono a loro agio. Posso anche gonfiarti le mani e i piedi, il viso e le palpebre, oppure darti gonfiore ovunque.
Posso farti sentire molto ansioso o molto depresso, ma tanto! Posso anche causarti altri problemi di salute mentale.
Ti posso far cadere i capelli, farli diventare secchi e fragili, causarti l’acne, farti venire la pelle secca, nulla per me è impossibile.
Posso farti ingrassare e non importa che cosa mangi o se fai esercizio. Non riuscirai più a perdere quei chili, ma posso anche farti perdere peso. Non disdegno nulla!
Altre malattie autoimmuni, amiche mie, spesso si uniscono a me, dando ancora più sintomi negativi da affrontare.
Se pianifichi qualcosa o stai aspettando l’arrivo di un grande giorno, io te lo posso rovinare. Non sei tu ad aver chiesto di me. Io ti ho scelto per vari motivi: quel virus o diversi virus che avevi e che non hai mai veramente debellato, o forse un incidente d’auto, o forse periodi negativi dovuti a traumi emotivi come per esempio maltrattamenti (io mi sviluppo bene con lo stress). Potresti avere una componente ereditaria familiare. Qualunque sia la causa, io sono qui per restare.
Ho sentito che stai andando da un medico per cercare di sbarazzarti di me. Questa cosa mi fa ridere. Tu provaci!. Dovrai andare a molti appuntamenti, vedrai molti medici prima di trovare quello che ti potrà aiutare in modo efficace. Ti daranno i farmaci sbagliati, antidolorifici, sonniferi, energizzanti, ti verrà detto che soffri di ansia o depressione e ti verranno prescritti ansiolitici e antidepressivi.
Ci sono tanti altri modi in cui posso farti ammalare e debilitarti, la lista è infinita : quel colesterolo alto, problemi alle colecisti, la pressione sanguigna alta, problemi di zuccheri nel sangue, oppure problemi cardiaci. Questi valori sono probabilmente collegabili a me. Non riesci a rimanere incinta o hai avuto un aborto spontaneo? Anche quello sono io!
Denti e problemi gengivali? Dolori alle articolazioni temporo mandibolari? Ti avevo detto che la lista era infinita!
Ti possono far fare sedute di TENS (Stimolazione elettrica nervosa transcutanea), farti fare dei massaggi e dirti che dormendo le corrette ore di sonno e facendo esercizio fisico quotidiano, io andrò via.
Ti verrà detto di pensare positivo, sarai spronato e soprattutto non preso sul serio, quando tenterai di spiegare a quel numero infinito di medici che hai visto, quanto io possa essere debilitante e di come tu ti senta veramente male. Con tutta probabilità ti verrà consigliato da questi medici (incapaci), di vedere uno psichiatra.
I tuoi familiari, amici e colleghi ti ascolteranno fino a quando non saranno stanchi di sentirti dire come io ti faccio sentire male e quanto io sia debilitante. Alcuni di loro diranno cose come “ma dai hai solo avuto una brutta giornata” oppure “ricordati che non puoi fare le cose che facevi 20 anni fa…” non hanno ascoltato nulla di quello che hai detto negli ultimi 20 giorni.
Ti consiglieranno cose come: “Devi solo alzarti, muoverti e uscire e fare delle cose, vedrai che ti sentirai meglio.” Loro non capiranno che io ti prendo il “carburante” che alimenta il tuo corpo e la tua mente necessari per consentirti di fare quelle cose. Alcuni ti parleranno alle spalle, diranno che sei un ipocondriaco, mentre lentamente sentirai di perdere la tua dignità nel cercare di far loro capire come stai. In un dialogo con persone ”normali” tu ti dimenticherai persino cosa stavi per dire. Ti verranno dette cose come: “Anche mia nonna ha questi sintomi e sta bene con questo farmaco”, mentre tu cercherai disperatamente di spiegare che io non mi manifesto a tutti nello stesso modo. Solo perché la nonna in questione ha dei risultati positivi con quel farmaco che sta prendendo, questo non significa che il farmaco funzionerà per te. Otterrai sostegno, solo con le persone malate come te. Sono veramente gli unici che ti potranno capire.
Io sono la malattia di Hashimoto.”
13 giugno 2017
Ciao #gattodimerda. (Dino,mi manchi troppo)
Aveva forse 5 mesi Fado, quando è entrato a far parte della famiglia. Se ne è andato a 5 anni. Diciamo che da ora in poi il 5 non sarà mai e poi mai il mio numero preferito.
Non era un gatto normale Dino. (Fado, Fadino, Dino, Nino). Già, aveva più di un nome, ma era pur sempre lui; d'altronde in casa nostra nessuno è dotato di un nome solo seppur all'anagrafe, rigorosamente invece singolo.
Ci piace così, non siamo mica troppo normali.
Ma Dino negli anni è diventato il nostro #gattodimerda. E sì, io amavo questo soprannome. Nino non era un gatto normale (come avrebbe potuto?): un siamese dallo sterno troppo in fuori per essere venduto.
Quando ho visto la foto per la prima volta mi è preso un colpo; Star Treck aveva trovato un nuovo appartenente alla famiglia. Ma per lui, l'astronave è stata un trasportino verso casa per far compagnia a Botto. Entrambi siamesi, completamente diversi tra loro.
A Dino è sempre fregato poco delle coccole: faceva le fusa a caso, quando gli andava e magari camminando da solo. Spesso se ne stava per i fatti suoi, sappiamo solo noi le volte in cui lo abbiamo cercato ovunque urlando e spaventandoci come pazzi, compresa la volta che è rimasto chiuso fuori per un pomeriggio.
Nino andava, ma non sapeva starci in giro. Nino mangiava la qualunque: saliva persino sul tavolo ad aspettare un pezzetto di qualsiasi cosa da mangiare (dopo aver ovviamente strafogato la sua pappa + croccantini all inclusive). Nino rompeva i sacchetti della spazzatura, apriva sacchetti del pane sigillati, mordeva e mangiava qualsiasi cosa.
Non si poteva lasciare nulla al caso, #gattodimerda sarebbe passato come un aspirapolvere appena saliti al piano di sopra, lanciandosi dalle scale tipo Mission Impossibile, per cercare cibo.
Va di seguito il soprannome #gattodimerda: la lettiera non è mai durata più di due giorni. Ma è sempre stato il nostro #gattodimerda, Nino, il piccolo Nino. Cresciuto poco, ancora tanto bianco da essere perfetto per le esposizioni.
Non è mai stato benissimo Nino, eppure mai avremmo pensato che fosse malato.
Tutto succede sempre troppo in fretta: Nino si è ammalato due settimane fa: un tracollo. Cuore, reni, polmoni. 5 anni all'anagrafe, 2000 biologicamente. E via di Pronto Soccorso, di amico veterinario, di ansie mentre non respirava, corse a Milano, tempo distante. #gattodimerda si faceva accarezzare appena entrava la mia amica.
Strana la vita, adorava lei e le sue mani sicure. Poi arrivava anche da noi, sul divano insieme al suo compagno Botto. Sempre uniti, sempre attaccati. Se esistessero dei gatti gay, ecco, il loro amore sarebbe stato cosí: unico.
Ma era amore. Sono dovuta andare io da Nino. Un mattino di venerdì. Un mattino in cui ho pianto per ore. Cinque giorni senza vederlo. Era uno straccio, collassato del tutto. Lo sapevamo certo, ma la speranza non va mai via.
L'ho preso in braccio: era uno scheletro dopo tre giorni in cui non mangiava. Si è lasciato andare appoggiando la crapina : non era da lui, non da Nino il solitario. Non dal #gattodimerda.
Ha miagolato Nino. Era giorni che non emetteva suoni. In braccio a me, stretto al cuore. Vederlo addormentare mi ha devastato. Sotterrarlo in giardino, ancora di più. Ma li ho sempre portati a casa i miei animali. Non li butterò mai via. Nemmeno da angeli.
(Perchè esistono gli angeli pelosi, no?)
Mi manca. Mi manca il non nascondere tutto alla sera. Mi manca cercarlo. Mi manca sgridarlo per non spaccare tutto. Mi manca. Tanto.
E manca anche a lui, forse troppo. Lo guardo e piango, ancora. E ancora.
Vorrei un'amicizia (o amore chiamatelo come volete), così. Perché è così che io vedo il cuore quando funziona. Ed è così che vorrei fosse il mondo.
E abbraccio Botto. Cerco di tenerlo un po' più stretto. Da una settimana dorme sul letto. In silenzio. Tutta notte.
Prima che capitasse non mi lasciava vivere, forse era il suo modo per dirmi che sarebbe successo. Mai avrei potuto capire.
Nino eri più di quello che ho sempre pensato, sensi di colpa compresi.
Mi manchi cucciolino. Tanto. <3 p="">3>
06 dicembre 2014
L'amicizia sa fare paura, soprattutto alle menti chiuse. Ma si deve saper scegliere.
Non è una novità. La vita è proprio strana. Gli ultimi post erano sulla morte, sulla perdita di qualcuno di caro. E poi, il tempo è trascorso e forse la voglia è venuta meno anche di stare qui a casa.
Perchè infondo, questa resta casa mia.
Ma poi, a casa ci torni sempre in qualche modo. E ci torni dopo lunghi giri. Magari non sempre positivi.
Ma questo, per una generalmente negativa, è un ritorno positivo. Di rinascita in qualche modo.
Niente di religioso/cattolico: chi mi conosce sa che non è più quello il mio credo. Bensì nuovi incontri.
Che non vuol dire sostituire i rapporti di una vita, ma aria fresca. Un po' come quando arrivi in cima. Dopo una fatica tremenda, boschi meravigliosi, sentieri a volte impervi... e in un attimo ti metti davanti a un panorama che ti inietta ossigeno nell'anima e senti il vento sul viso. Quel vento freddo, freddo anche in estate. Perchè quando sei in alto, fa sempre più freddo.
E allora ti copri, ma resti lì. Prima in piedi, scarichi... e poi ti siedi a farti accarezzare. E ti senti viva.
Se qualcuno ha mai provato questa sensazione, allora sa che alcuni incontri possono fare lo stesso effetto. Ci sono persone che entrano nella vita per caso, che poi forse un caso non lo è mai. Ma tu non ci stai pensando, hai mille altre cose per la testa, hai quella vita che ti trascini un po' dietro da gestire tutti i giorni... e allora non esiste neanche poi molto il mondo esterno.
Sei così abituato a stare dentro alla tua solitudine nascosta, circondata da qualche amico, che non sempre sa riempirti dopo tanto tempo che ti frequenta. Quei difetti che tanto ti piacevano, con qualcuno diventano come macigni dopo anni. Ma stai lì, cosa vuoi fare... ti hanno insegnato che quella è la tua vita. La meravigliosa vita che tutti gli stereotipi di questo mondo ti regalano già da piccola.
Un marito, dei bambini, se possibile un cane o un gatto, una bella casa, dei bei vestiti, una bella facciata. E fare che tutto ciò sia il meglio che ti possa capitare. Che non è poi così sbagliato, ma non è la regola. Proprio non lo è.
C'è chi ancora sogna questo... ma non funziona proprio così. Nè in questo ordine nè in queste priorità.
Ma nonostante tu ti impegni anche a rimanere buona nella solita routine che da sempre ti sta stretta, proprio non sai non emozionarti per un'arcobaleno dopo il diluvio. E sognarci sopra, per ore. Cercando le sfumature, quelle più leggere, quelle che ti piace così tanto provare a fare con le matite colorate su quel foglio bianco.
La voglia di osare, rompere gli schemi, sentirsi viva dopo aver lottato anche con te stessa per raggiungere un obiettivo... tutto ciò alla fine non riescono a mettertelo sotto una colata di cemento se sei nata così. Una mia amica un giorno mi ha detto: " Tu sei sempre stata un vulcano. Non si può mettere un tappo su un vulcano senza aspettarsi che esploda. Sta li fermo per anni poi quando decide, non lo ferma proprio nessuno".
No. Non è sempre un bene. Perchè spacchi, separi, distruggi, sgretoli cose intorno per nuovi obiettivi. E non tutti sono in grado di capire. Magari neanche tu, ma proprio non ce la fai quando arriva l'ossigeno che da troppo tempo mancava.
Sai anche che rischi. Il tempo non lo conosci prima: può durare un mese come una vita. E sai già che tutto può finire così come è nato. Che ci piangerai lacrime su lacrime, forse ti pentirai all'inizio trovandoti sola... ma lo stesso tempo ti aiuterà a capire che non sei stata ferma.
E non parlo di amore. Parlo di persone. Di mente, di similitudini, di condivisioni, di passioni. Di amicizia.
Quella così intensa che fa paura, quella che non ha bisogno di anni per costruirsi, bastano uno sguardo e un sorriso e il feeling è già lì, e fa paura agli altri. A tutti quelli che non capiscono che la vita è solo una, alle menti chiuse. E che le persone non si devono cercare e costruire, perchè quelle vere, quelle importanti, arrivano così. Come quell'aria fina in montagna. Di cui molti si lamentano perchè è fredda... che poi se pensiamo che c'è chi va in montagna coi tacchi o con il golfino di cotone e basta.. potremmo svolgere un trattato già su come si affronta la vita in modo sbagliato e senza amore....
Quindi figuriamoci quando di mezzo c'è un qualsiasi sentimento.... la paura e la gelosia diventano un po' come l'ebola. Infettive, maledette, urticanti, che ti schiacciano la vita che non sono più in grado di gestire. Che poi chi ha mai dato la gestione della propria vita a qualcun'altro? Io di certo no.
Mi domando spesso perchè qualcuno se la prenda questa gestione, e poi si lamenta pure quando lo mandi al diavolo. Se questo modo di fare è giustificato, perchè non lo è quello altrui? Perchè ci sono persone che donano tutto e persone che pretendono tutto?
Perchè se le cose durano da tempo vuol dire che devono restare esattamente uguali e non si possono semplicemente implementare e crescere ancora prima di cambiare radicalmente?
C'è un tempo per ogni cosa, e c'è uno spazio per ogni altra. Che possono convivere senza che nessuna venga messa in secondo piano.
Come sempre ci starebbe la via di mezzo, ma in realtà quella delle vie di mezzo non sono io. So solo che l'amicizia nasce con te e cresce con te. Se a 10 anni senti la necessità di andarci in giro mano nella mano, a 40 senti la necessità di condividere passioni, berti una birra e ridere per nulla. Anche solo guardando il culo del primo che passa. Lasciando in disparte le corse, l'essere mamma, moglie, il lavoro, le rotture...
Seppur in modo limitato. E' sempre una questione di scelte. E le scelte non sono mai semplici.
Ma ho imparato a farlo. Io, ho imparato a farlo. Me lo ha insegnato qualcuno anni fa, la cosa più positiva che mi abbia lasciato quella persona, e nonostante sia difficoltoso, è la libertà più grande che abbiamo.
Scegliere per noi stessi. Capire che cosa ti fa bene e cosa ti fa male. Capire cosa ti fa bene e fa male a qualcun altro. Capire cosa fa male a te ma fa bene a qualcun altro. E scegliere chi viene per primo.
Di vita sempre una sola ne abbiamo. Vediamo di godercela al meglio.
Anche se è fatta di tanti periodi, di "per ora", e a volte, di "per sempre".
23 aprile 2014
Ciao Poli, sei stato un grande cane. (E un grande amore).
Un cane non se ne fa niente di macchine costose, case grandi o vestiti firmati. Un bastone marcio per lui è sufficiente, a un cane non importa se sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido, se gli dai il tuo cuore lui ti darà il suo. Di quante persone si può dire lo stesso? Quante persone ti fanno sentire unico, puro, speciale? Quante persone possono farti sentire straordinario?
Ciao Poli, l'altra sera hai deciso di essere troppo stanco per continuare a correre e rosicchiare i tuoi sassi. Sembrava tutto normale, che stessi bene. 14 anni di vita insieme, 3 ore per spezzarti completamente dentro.
In silenzio, come hai sempre fatto, senza voler disturbare nessuno. Hai pianto solo due volte, perchè faceva troppo male, ma i tuoi occhi erano tanto stanchi in quel momento....
Poche volte hai abbaiato in questi 14 anni, preferivi girarti e tirarci via. Hai vissuto con me la morte di Lorenzo. Non hai mangiato per tanto tempo dai nonni mentre ogni giorno andavamo in ospedale. E quando sono tornata senza di lui, eri la mia coperta calda in quel momento terribile.
Poi hai annusato la pancia sedendoti vicino e guai a chi si avvicinava quando aspettavo Samy. Il tuo piccolo amico, che hai annusato subito appena arrivato a casa e difeso da sempre. Ogni volta che lo vedevi correvi giù dalle scale scondinzolando a più non posso.
Hai passato gli ultimi anni da nonnino, dai nonni. Perchè quando il pupo era piccolo e papà faceva i turni, portarti giù d'inverno, la sera, con la tua pancia così fuori posto come la mia, era diventato difficile. E tutto sommato sei stato tanto bene, con la tua vita così ricca di noi. Ti ricordi che la nonna all'inizio aveva paura dei cani? Si sono presi di cura di te come se fossi un figlio, viziato, coccolato. E tu sempre lì, fermo ad aspettare, a seguirci ad ogni passo piccolo grande Sponky. Natale dopo Natale. Dove un regalo per te sotto l'albero non mancava mai... anche se ti bastava la carta da strappare per divertirti.
Non ti ho più ripreso in casa, perchè la tua vita viaggiava bene a quell'andatura più lenta, più pacata. Sono passati gli anni e a te piaceva stare di fianco al nonno mentre disegnava e la nonna mentre cucinava le ore. Di qui Samuele, il terremoto. Ma sei sempre stato con noi e noi con te.
Hai visto la nuova casa, c'era il giardino per quest'estate. Era anche per te. Ora in quel giardino ci sei tu, c'è il tuo corpo avvolto in una coperta, di fianco all'acero, proprio come quello di Lorenzo....Il rosso mette allegria, e tu eri un cane allegro. Non doveva andare così... ma non ce l'abbiamo fatta ad abbandonarti neanche ora. Ti abbiamo scelto (e tu hai scelto noi), in quel canile che avevi solo 40 giorni. E il terrore delle auto, dopo essere stato abbandonato in un parcheggio di macchine rottamate.
Viaggiavi sotto il sedile finchè non ci sei più stato, eri troppo grande. Ti ho voluto più di ogni altra cosa. Il mio sogno era una famiglia con un cucciolo di cane. Ma la nostra famiglia, in realtà, è iniziata proprio da te.
E forse dovrei solo ringraziarti. Perchè ci hai saputo dare tanto, troppo. Quel troppo che forse è difficile da spiegare, ma è così. E' talmente tanto così che non riesco a smettere di piangere. E poco mi importa di chi non capisce. Ho sempre amato gli animali. E tu non eri un animale, sei sempre stato il mio cucciolo. Quello dagli occhioni grandi grandi e dal naso bagnato.
Avrei dovuto essere un po' più pronta: 14 anni sono tanti. Ma quanti sono quando si ama incondizionatamente qualcuno? Ti abbiamo salvato, ma tu hai salvato me mille volte in tutto questo tempo. E io lo so. E mi manchi da morire. Sentire le tue zampe nel corridoio, il ciondolino muoversi....
Ed eravamo io e te l'altra sera, in quel momento. Proprio come allora, quando ti ho preso in braccio per la prima volta. Meno male che c'erano Amelia e Luca. Il tuo amico veterinario. Da sempre. Terrorizzato ogni volta che entravi, per poi sederti proprio vicino a lui per le ultime coccole prima di uscire. Io lo so amico mio, che se avesse potuto, se solo avesse potuto salvarti, lo avrebbe fatto in tutti i modi possibili. Perchè ti hanno sempre voluto bene. Luca lo ha sempre detto che eri un cane speciale. Sei un cane speciale. Ricordatelo.
Samuele ti ha sognato la notte stessa. Ha detto che stavi bene, che correvi, che gli hai dato tanti baci. Grazie anche per questo, sei andato subito dal tuo amico per tranquillizzarlo, ha pianto tanto anche lui. Sei il primo distacco vero che ha subito. E hai saputo anche questa volta, in silenzio, aiutare chi aveva più bisogno di viverla serenamente.
Fa male Polino, fa tanto male la tua assenza. C'è il vuoto. Augurarti buon viaggio con un ultimo bacio è stata una pugnalata. Poi ti sei addormentato. Per sempre. E ogni mattina che passo in macchina, dopo averlo lasciato a scuola, guardo da lontano il parco dove scendevi. Ti vedo ancora lì, a scavare. Con in bocca un sasso. Maledetti sassi che ti hanno distrutto i dentini, proprio non potevi farne a meno. Ce ne sono ancora due in casa di nonna. Sono lì, quando vorrai tornare a salutarli, li troverai dove li hai lasciati.
Io qui ho il tuo draghetto. Quello viola. Te lo ricordi? E' da quando sei piccolo che ce l'hai. Stai tranquillo, non lo do a nessuno. Lo tengo per me e per te.
Ciao Poli. Ti voglio bene. Aspettaci, ci vedrai arrivare da lontano quando sarà il momento. Stai tranquillo che ti vengo a prendere con un bastoncino, non me lo dimentico.
Non ti dimentico.
08 gennaio 2014
E' passato un anno.
Un anno. E' passato ormai un anno.
Un anno a volte passa in fretta, a volte non passa per nulla. A volte ti sembra di morire lentamente, e invece a volte ti sembra un anno di rinascita.
Un anno che hai scelto di andare via e quasi un anno che non tocco questo blog. Perchè sei stata la seconda esperienza più toccante della mia vita. E per diversi mesi tutto si è fermato, ruotando a cerchi concentrici malati, distolti, piegati.
Come quelle foto in 3D che le fissi e iniziano a girare avvolte in disegni psichedelici mentre in realtà stanno semplicemente ferme.
Però, vedi, il mondo non doveva fermarsi, non era la sua fermata ma la tua, purtroppo. E qualcuno doveva spingere, forzare la mano per far sopravvivere il sorriso e non il dolore.
Non mi sono mai piaciute le fosse comuni.
Mi è sempre piaciuto piangere lacrime, tante, di più, fino a smorzare il fiato. Perchè il dolore va tirato fuori, non può incancrenirsi dentro. Ma il dolore poi deve riaffiorare in forza quando hai davanti delle altre creature innocenti.
E chiamalo egoismo, chiamalo menefreghismo, chiamalo assenza di tatto. Ma dopo un anno quello è: o ti seppellisci o devi rinascere. Nonostante tu sia pieno di cocci dentro. Nonostante quello che tu sia stato o abbia fatto tra dubbi, pentimenti, rimpianti e ripensamenti.
Questa, purtroppo o meravigliosamente, si chiama vita.
Cosa penso oggi che è passato un anno?
Che hai fatto una scelta sbagliata, che nella vita bisogna comunque saper lottare fino alla fine, e mai da soli. Perchè da soli, alla fine, si muore. Non si nasce da soli, non è la nostra natura stare soli. E non si vive da soli. Ne bisogna pensare di essere soli.
Che sono ancora arrabbiata perchè ti volevo bene davvero. Che avrei voluto sentirti dire qualche vaffanculo di più, che avrei voluto aiutarti. Sono arrabbiata, ancora, sia con te che con me. E forse, non mi passerà mai.
Penso che ci sono rimasta male, anzi di più, molto di più di male, molto più di quello che le parole possono dire, e che non passa giorno in cui il mio pensiero non ti faccia visita.
Credo che ci siano stati troppi errori e dell'egoismo superficiale, anche non voluto, ma che ci siano state troppe "colpe", se tali si possono considerare, per troppe persone e che il passato è una carogna spaventosa se non è stato sereno. E non aiuta di certo il futuro, non aiuta a sistemare nè il cuore nè la mente.
Credo ancora che l'amore esista. Ma no, non ho mai creduto a quello eterno. Quello eterno non esiste, non esistono le famiglie del mulino bianco. Esistono solo rapporti che si costruiscono con fatica giorno dopo giorno, e che a volte, nonostante questo, si spaccano in mille pezzi.
Penso che odio ancora di più la solitudine, che non si lasciano da sole le persone che conosci, che vivi, che annusi tutti i giorni. Che di stronzate ne facciamo tutti i giorni ma che si può evitare o almeno tentare, di farle male. Che il dialogo debba esistere fino allo sfinimento, sempre.
Sono convinta di aver fatto degli errori madornali anche io in questi anni. E che molti degli ultimi, sono derivati da quella situazione, da quelle sensazioni ed emotività che mi contraddistinguono nel caos totale in cui di colpo ti trovi senza volerlo.
Eppure ho imparato molte cose. Che però restano mie, non ho voglia di parlarne oggi.
E' stato difficile non incontrare più il tuo sorriso. Passare sotto casa e vedere tutto vuoto. Non sentire più la tua voce, non vederti più correre con in braccio il piccolo e per mano la principessa. E' stato difficile sentire Miele parlare di addi, di lontananza, di sapere "come sta", di "non stiamo più insieme".
E' sempre stato un sognatore come me. E come me, quando vuole bene a qualcuno, è duro da togliere.
Ho visto il viso dei tuoi bimbi in foto, sereni. Forse dentro non lo saranno mai. Forse da grandi faranno fatica, ma forse riusciranno ad essere un po' più forti. Lo sai che non sono di chiesa, quello che ho fatto, l'ho fatto solo perchè in un paese questo, è un punto di incontro e ritrovo.
Ho pensato ad una messa in tuo ricordo. Ma ho deciso di essere me stessa e di scrivere. Perchè oggi tu sei più viva che mai in questo ricordo. Nel male che ancora dentro si spiega al vento dell'inverno. Del dopo feste, quando qualcosa si è completamente rotto nonostante il mondo festeggiasse. Sono 10 anni che capodanno non è più una festa per me.
E anche quest'anno c'è un motivo in più.
Ciao Elena, manchi.
Ancora.
11 luglio 2013
Un temporale estivo
Ti ho conosciuto per caso, mentre tentavo di ricucire gli ennesimi strappi del cuore.
Volevo fare pulizie tra i ricordi, smontare gli ingranaggi della mente e ammorbidirli con l'olio per non pensare, per non vivere più ciò che sa tormentarti l'anima, tra ogni persona che incontri.
Non riesco a imparare, non so imparare a non farmi del male. Eppure quante volte mi sono detta di non cascarci, di non andare avanti, che quel passo in più sarebbero stati mille in dietro, dopo.
Ti ho incrociato in uno sguardo. Non ho potuto evitarlo. L'abisso dei sensi.
Hai presente quando stai entrando in mare accaldata e senti freddo, non vuoi buttarti, ma poi lo devi fare per non tremare? Ecco. Ho dovuto, senza accorgermene, tuffarmi dentro te, dalla via più facile: i tuoi occhi.
Non ho capito. No, non ho capito nulla. C'era un muro lungo la strada, io quel muro me lo ricordo bene, eppure in quel momento, c'era il vuoto tranne te, c'era solo quel mare calmo e trasparente dove volevo essere cullata.
...E quando hai saputo sfoderare la tua arma migliore, io mi sono sentita come neve al sole. Il tuo sorriso, con quella leggera smorfia dell'angolo della bocca. Quell'apostrofo così candido, ma così imbarazzantemente sensuale: quel brivido lungo la schiena, di quelli che devi nascondere stringendo forte le cosce.
Cinque minuti di imbarazzo, quattro minuti di simbiosi, tre minuti di sensazioni, due minuti di silenzio, un minuto, un'infinito minuto per trovarti e poi perderti.
Te ne sei andato con la tua camminata insicura, avvolto nella tua felpa rossa senza voltarti, circondato dalle loro voci. Sapevi che da lontano ti stavo guardando di nascosto, che ti avrei osservato finchè saresti sparito in quel vicolo di paese nascosto dalle siepi.
Doveva andare così. Le tempeste non durano mai in eterno. A volte tornano con la stessa intensità, a volte resta il sereno per molto, molto tempo.
Ma non se ne vanno mai senza aver lasciato il segno.....
10 aprile 2013
Lui era una di quelle cose che....
Lo sapevo dall'inizio che sarebbe finita così.
Era una di quelle situazioni che già conosci, che già sai come iniziano e come finiscono, ma ci provi comunque.
Era una di quelle sensazioni che ancora non capisci bene, allora ti ci infili, ti fai prendere, ma sai già come finiscono.
Lui era una di quelle persone che si fa voler bene dopo una settimana, una di quelle subito speciali, in grado di cambiarti la giornata.
Ma sai già tutto.
Va a finire che ti fidi, anche se sai che sbagli, va a finire che ci caschi, anche se sai che ti farai male.
Una di quelle che ti porta lontano, ti fa viaggiare anche se sei ferma nella tua vita.
Una di quelle che pensi che il sogno, finalmente, si avveri.
Una di quelle cose che comporta inevitabilmente lo star male, ma le fai comunque.
Una di quelle cose per le quali vuoi rischiare.
Una di quelle, che tra le tante, sceglierai un milione di volte.
Anche se farà male, anche se ci perdi, anche se sbagli.
Lui era una di quelle persone che si faceva scegliere, che ti corrodeva mentre ti voleva bene.
Era uno un po’ strano, non riuscivi mai completamente a capirlo, non sapevi cosa gli passava per la testa.
Ma a modo suo, si faceva voler bene, ti attirava, ti attraeva.
Era una di quelle persone che ti dice “sei la migliore” e lo pensa davvero...
......Finché non arriva qualcuna migliore di te.
09 marzo 2013
Una lunga storia di due mesi: le ali spiegate di un angelo dai capelli corti (e il Piccolo Principe).
Due mesi oggi che sei un angelo: i tuoi capelli corti mori incorniciano lunghe ali bianche mentre danzi a piedi scalzi. E che non ci sei più.
Due mesi che sembrano un'eternità e nello stesso tempo due mesi che sembra ieri il nostro ultimo saluto.
Io non lo so perchè questa storia mi ha preso fino nel mio profondo, infondo non abbiamo neanche avuto così tanto modo di vederci, ma sai cosa? Ho sempre saputo che eravamo amiche, quelle che non servono mai parole per capirsi.
Quelle che anche a parlare dei problemi più grandi, sapevano finire con una risata e un vaffanculo.
Io amo le persone che sanno ridere anche mentre le lacrime gli riempiono il viso....
Io amo le persone che sanno ridere anche mentre le lacrime gli riempiono il viso....
Quanti vaffanculo che ci siamo e gliene abbiamo detti!!!! E ognuno di quei vaffanculo aveva dentro tanto di quell'amore da far impallidire Romeo e Giulietta. Perchè abbiamo saputo riderne fino alla fine.
E non è cosa da poco, sai?
E non è cosa da poco, sai?
Non sei mai andata via in realtà da me, anzi, sei tornata più di prima. E mi hai saputo far crescere. Ma non solo.
Hai avuto la capacità di farmi di nuovo imparare ad amare, in un modo completamente diverso, dopo mesi e mesi di atrofia emotiva. Ho scoperto profumi, sensazioni, lati nascosti delle persone che ho intorno.
Come posso, comunque, non ringraziarti? Vedi, tanti non potranno capire, ma poco mi importa. Perchè io e te ci siamo sempre capite anche da lontano.
Non ricordavo che oggi fosse il nove, sono giorni di emotività massacrata, sentire bugie, il non essere capita nè apprezzata. Eppure ho passato una notte di quelle da dimenticare. Stamattina ho capito il motivo. Succede sempre così, ancora di più dopo che te ne sei andata.
E non te ne sei andata per caso.... Nulla è per caso vero? Nemmeno quando torni, ogni volta alla stessa ora.
Ricordi il libro del Piccolo Principe? Oggi vorrei scriverti di quel pezzo di cui abbiamo parlato una volta, a quelle stessa ore, di quella stessa persona, di quelle stesse cose.
Leggilo, tu sai cosa cosa voglio dirti con queste parole:
“Si ti voglio bene, ma tu non l’hai saputo a causa mia, cerca di essere felice e lascia perdere questa campana di vetro che mi hai messo su per coprirmi dal freddo, non mi serve”. Ed il piccolo principe dice: “ E il freddo, e le bestie di cui avevi paura?”
E lei: “ Il vento lo sopporterò dopotutto sono un fiore e le bestie?…bè devo pur sopportare un bruco se voglio conoscere le farfalle. Non indugiare così…hai deciso di partire e allora vattene, vai via!”.
Perché non voleva lo vedesse piangere…era un fiore così orgoglioso da non riuscire a chiedere di restare, un fiore così stupido che non avrebbe mai detto:”Se tu vai via io appassisco”… Il piccolo principe partì lontano e incontrando varie persone e personaggi si ritrovò in un giardino pieno di rose e si sentì molto infelice perché penso che la sua rosa gli aveva mentito, dicendogli che era la sola in tutto l’universo e disse:
“Mi credevo ricco di un fiore unico al mondo e non possiedo che una qualsiasi rosa….non sono un principe molto ricco allora…non possiedo granché”. E seduto nell’erba piangeva….. Quando si ridestò c’era una volpe accanto a lui e iniziarono a parlare. La volpe gli insegnò l’importanza di addomesticare qualcuno, pregandolo di addomesticare lei stessa e dicendogli:
“La mia vita è monotona io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. Ed io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi guarda! Vedi laggiù i campi di grano? Io non mangio il pane ed il grano, x me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla e questo è triste. Ma tu hai i capelli color dell’oro, allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te, ed amerò il rumore del vento nel grano…Per favore addomesticami…Noi non conosciamo che le cose che addomestichiamo. Gli uomini non hanno più il tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte, ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami. Ci vuole pazienza, prima ti siederai lontano nell’erba, io ti guarderò con la coda dell’occhio diffidente e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi, ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino, fino a toccarmi e cullarmi alla fine e la diffidenza sarà un ricordo. E tornerai ogni giorno alla stessa ora perché se torni esempio tutti i pomeriggi alle 4, dalle 3 io comincerò ad agitarmi ed inquietarmi, scoprirò il prezzo della felicità! Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità, ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…ci vogliono i riti….”
Il piccolo principe non capiva e chiese: “Cosa sono i riti?”. La volpe proseguì: “ Anche questa cosa è una cosa dimenticata da tempo. E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’è un rito per esempio tra i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze al villaggio, allora x me il giovedì è un giorno meraviglioso perché posso spingermi fino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni sarebbero tutti uguali ed io non avrei mai vacanza”.
Così il piccolo principe addomesticò la volpe e quando arrivò il giorno di partire lei disse: “Io piangerò….” . Lui rispose: ” Te l’avevo detto io, la colpa è tua, io non ti volevo fare del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi….e adesso mi dici che piangerai…allora che ci guadagni?”. “Ci guadagno il colore del grano”……
"Ora vai a rivedere le rose nel giardino all’angolo, capirai che la tua è unica al mondo e poi, quando verrai a salutarmi, ti regalerò il mio segreto” rispose. Il piccolo principe andò a rivedere le rose rimanendone stupito…ma avvicinandosi e parlando con quelle rose capì una cosa molto importante che spiegò in questo modo: “Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente, nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe, non era che una volpe uguale a 100.000 volpi. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è x me unica al mondo. Voi siete belle ma siete vuote. Non si può morire x voi, certamente un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché lei l’ho innaffiata, perché è lei che ho messa sotto una campana di vetro, perché è lei che ho riparato col paravento, perché su di lei ho ucciso i bruchi. Perché lei ho ascoltato lamentarsi e vantarsi o anche qualche volta tacere. Perché lei è la mia rosa”.
Quando si ebbe sfogato tornò a dire addio alla volpe e lei le disse il suo segreto: “E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante. Gli uomini hanno dimenticato questa verità, ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa….” E sparì nella sua tana. Poi il piccolo principe nel suo vagare incontrò il serpente che gli fece capire l’importanza di pensare qualcuno che è lontano e gliela fece capire così: “Se tu vuoi bene al tuo fiore che sta adesso lontano su una stella, è dolce la notte guardare il cielo. Tutte le stelle sono fiorite x te….”. E lui capendo cosa diceva il serpente rispose: “Il mio fiore….io ne sono responsabile! Ed è talmente ingenuo e tanto fragile. Ha quattro spine da niente x proteggersi dal mondo…”.
Ecco, il piccolo principe non lo vide più nessuno da quel momento. Ognuno la pensa a suo modo, qualcuno ipotizza che abbia continuato il suo viaggio, io sono quasi certa che sia passato a prendere la sua volpe e sia tornato dalla sua rosa, a prendersene cura, ad annaffiarla tutti i giorni, a capire che era l'unica che potesse amare in quel modo, perchè quello che c'è tra loro andava oltre.
Perchè il Piccolo Principe io non ci credo che non sappia capire cosa sia importante per lui nè di quello che farebbe piacere alla sua rosa e alla sua volpe, che le è stata accanto così tanto tempo prima di salutarlo e a cui ha fatto molto male andando via per cercare altro....... E' confuso, ha paura, non capisce, ma il Piccolo Principe ha tanto amore dentro, non può andare nella direzione sbagliata....
Non sei mai stata una dalle mezze misure, proprio come me: o bianco o nero. Tanto di più quando si parlava delle teorie sull'amore. Ma forse in molti non lo hanno mai capito.
D'altronde se non lo hanno capito mentre eri qui, come possono capirlo ora che non ci sei?
Sono stanca di chiedermi cosa pensano tutti gli altri... liberi di vivere come vogliono la tua assenza. Liberi di dimenticare, di fare scelte sbagliate, di vivere amori impossibili e ridicoli, di passare sopra al tuo rispetto. Dopo la rabbia, mi fanno solo pena.
E parlo di tutti, anche di chi ti è stato vicino. Non possono continuare a tenere distaccate le parole dai comportamenti. Fino a prova contraria dovrebbero essere gli stessi.
Io so come sto io. So quanto ti penso, quanto ti incontro ancora, quanto la tua scelta ha influenzato la mia vita attuale... Quanto ti leggo ancora dentro in ogni attimo in cui quella sofferenza avanza. Mi ha permesso di capire il perchè..... Ora ancora di più.
Insomma io volevo solo dirti che mi manchi tanto. E di non preoccuparti per me perchè so che lo stai facendo, alla fine ne vengo sempre fuori in un modo o nell'altro. Cerca di stare serena.
Hai comunque una famiglia a cui pensare, anche da lassù.
Non lasciarli mai percorrere strade sbagliate senza che tu gli sia accanto, anche se non riescono a sentirlo.
Per quanto riguarda me ti aspetto alla solita ora, sempre quella: il Piccolo Principe arriverà.
04 marzo 2013
L'amore, quello eterno come il loro, non conosce la parola fine.
“Può forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici?
Se desideri essere accanto a qualcuno che ami, non ci sei forse già?”
Dicono che l'amore sia amore punto e basta. Dopo questi mesi non ne sono così convinta.
C'è amore e amore.
Non dico per carità che l'amore non sia una cosa universale ma sono convinta che esistono amori di serie A e di serie B. E sei fortunata se conosci un amore di serie A.
Vi racconto una bella favola stasera, che mi ricorda alla lontana la storia d'amore del film UP!.
Due vecchi amici, lui e lei insieme da una vita. Fin da ragazzini, le prime esperienze passate insieme, i primi baci, le prime coccole, la prima volta...
Il primo lavoro che ti porta lontano, dove ti senti libero ma ti manca la tua famiglia, composta dagli occhi della tua compagna, quegli occhi che non ti abbandonano mai, anche quando sei sulla cima più alta del mondo e tremi dal freddo. Quegli occhi che sanno riscaldarti a chilometri di distanza....
E si prosegue il cammino, mano nella mano per affrontare tutte le difficoltà che la vita ti regala spesso senza troppi perchè.
Quello sguardo sempre alzato, quel cercarsi perennemente anche durante i litigi.
Poi si cresce, si diventa adulti, la famiglia si allarga e anche i problemi.
Ma si continua, si scivola e ci si rialza lo stesso, sempre insieme. A discapito di tutti i visi e le parole che la gente, altrettanto gratuitamente come la vita, ti piazza lì senza pensare che a volte sono coltelli nella carne.
Quella stessa gente che non sa capire, che non vuole vedere un pizzico oltre, che sa giudicare velocemente e dimenticare ancora più velocemente cosa vuol dire saper amare.
Tutti persi dietro i loro fatti.... senza mai saper ascoltare. Brutto vizio quello di chiedere e poi non ascoltare...
Un amore di quelli che va oltre l'affetto leggero, va oltre la fratellanza, va oltre il rincorrersi per una vita tra alti e bassi.
E si crescono i figli... figli che sono di una bellezza rara e non in senso estetico. E allora ti dici che se sono così il merito è di quell'amore immenso che trapela in loro, non può essere diversamente....
E poi c'è il lavoro e la vita quotidiana, che se non stai attento ti soffocano. Ma che se c'è l'amore ci si riesce sempre a rincontrare, anche nelle litigate di tutti i giorni, anche nei ricordi brutti, nelle parole di odio che ti escono solo se sei ancora in grado di amare.
Difficile capirne la differenza, ma se sai sentire con l'anima ne senti l'eco fin laggiù nel resto del mondo. Un eco che porta i segni di una bellezza sconfinata, che ha la stessa forza del vento che soffia forte lungo la scogliera...
Una canzone, cento canzoni. Che se le ascolti una dopo l'altra raccontano solo di quell'amore, di lui e di lei, della loro famiglia. Le parole sono macigni quando non fai finta di nulla e le leggi bene.
Non vi parlerò di un lieto fine come tutte le grandi (e chi lo ha detto che sono grandi?) storie d'amore sanno propinarci, perchè io ai lieti fine non ci ho mai creduto.
Preferisco credere a quelle storie che il finale non sanno neanche che cos'è, quelle eterne come questa che vi ho descritto.
Perchè l'amore, quello vero, non conosce la parola fine. Mai.
[Ed è per questo che ho imparato che esiste amore e amore].
06 febbraio 2013
Le attese del cuore: quando ti manca, tanto.
Ci sono momenti in cui senti un crick strano, uno scricchiolio.
Qualcosa si rompe, o forse solo si incrina.
Forse il troppo correre, forse il troppo trovarsi a navigare lo stesso fiume spingendosi solo con le mani e con una canoa vecchia e semi distrutta. Prima o poi ci si stanca....
Forse le troppe parole tutte insieme, forse le troppe coincidenze... forse...
Eppure a volte ti risenti di colpo, completamente solo. Rapporti troppo finti o troppo veri che hanno bisogno di scendere a riva e prendere fiato.
Eppure passi ore mescolata alla tua agonia, alla ricerca spasmodica di un modo come un altro per recuperarli.... e nevroticamente giri a piedi scalzi nell'anima per far passare il tempo che diventa peggio di un macigno.
Si chiama "mancanza" di qualcuno. Quella mancanza che ti soffoca. E più cresci e più la senti in gola.
Anche se crescendo capisci che i tempi devono cambiare, devono cambiare anche se non sei d'accordo.
Non ci puoi fare nulla, quando diventi grande, devi essere grande. Punto.
E impari a piangere di nascosto, a pensare di nascosto, a sognare di nascosto.
Osservo gli occhi e i movimenti della gente.
Qualcuno prende nervosamente il cellulare e inizia a digitare, la faccia si fa cupa, lo rimette giù. E lo riprende. E lo rimette giù.
Aspetta un sms che molto probabilmente non arriverà più.
Qualcuno apre Facebook su una pagina di un profilo maschile. Cerca qualcosa che gli ricordi lui, l'ultimo messaggio, l'ultima telefonata....
Qualcun'altro ascolta musica tutto il tempo, in loop sempre la stessa canzone, la si sente fino a qui sotto le cuffie... che ricordi saranno?
Qualcuno scarabocchia su un foglio un nome pasticciato, grandi segni, piccoli cuore che si perdono nelle sbavature... e se è una donna, sai per certo che dietro a quel cellulare, a quella musica, a quella pagina e a quei disegni, c'è sempre dietro un uomo.
Un amore, un amico, una mancanza. Un click magari momentaneo...ma pur sempre un click di attesa, che pesa forse di più di una rottura a volte....
Tutti persi dietro a una mancanza nascosta, o quanto meno con questo tentativo, poco infallibile, di un attesa che sembra non avere fine, ma che ha ben chiara un inizio.
Ci sono quei giorni che vanno così, tra ricordi, parole vaghe che si perdono dietro al sole e sorrisi tristi.
E messaggi leggi e riletti in attesa di uno nuovo...
13 gennaio 2013
Preghiera per un'amica che non c'è più
Ieri c'è stato il funerale.
Io sinceramente ho ancora la testa nel pallone, ancora penso a lei, ai suoi figli, a suo marito. Mille domande, mille risposte che non avrò e non avremo mai.
Ieri ce ne è voluto davvero tanto di coraggio per il dolore che avevo dentro. Al mattino prima i fiori, poi in camera mortuaria per portarle almeno, anche se ci sono riuscita limitatamente, l'ultimo saluto e un piccolo fiore da portare sempre con sè.
E poi c'è stata la messa. Già. Io non credo più in quel tipo di religione da un po', ma ho dovuto (prima di tutto per l'amicizia che ci legava), stare dentro a seguire.
Mi hanno chiesto se nessuno avesse scritto nulla da leggere.
Mi sono sentita in dovere di farlo io, io amo scrivere, scrivere è il mio lavoro, lei è la mia amica. D'altronde lo avevo appena fatto qui, come non farlo? Di parole ne ho così tante da dirle ancora.... e sono convinta che il coraggio avrei dovuto trovarlo per lei.
Cuore in piena tachicardia, gambe che tremavano e voce rotta dal pianto, ma ci sono riuscita, ho semplicemente pensato di averla di fronte e di parlarle.
"Sei solamente passata dall'altra parte: è come fossi nascosta nella stanza accanto.
Perché dovresti essere fuori dai nostri pensieri e dalla nostra mente, solo perché sei fuori dalla nostra vista?
Avevi gli occhi belli, di quelli profondi, di quelli sinceri.
Sei stata una mamma splendida, basta guardare i tuoi figli: rispecchiano la donna meravigliosa che sei sempre stata.
Hai scelto di spiccare il volo dove forse pensavi che sarebbe stato tutto più facile. Io non so se è davvero così, non so se sia mancanza di coraggio o se ce ne voglia troppo per farlo.
Ma ora vestiti della tua nuova serenità e allena il tuo cuore per continuare a sognare il meglio, non smettere mai di sognare.
Gli angeli ti sono accanto dovunque tu sia e qualunque cosa tu stia facendo, quando ti sentirai sola, tendi le orecchie del cuore, li sentirai accanto a te.
Ora liberati dai pensieri negativi, allenta il legaccio che ha stretto il tuo grande cuore e respira... andrà tutto bene.
Ascolta le nostre preghiere, ama e continua a sorridere, con quel sorriso che ci è entrato dentro fin dal primo giorno in cui ti abbiamo conosciuta.
Proteggi la tua famiglia con l'amore che hai sempre saputo regalare e continua ad abbracciare XXX, XXX e XXX. Sussuragli la buonanotte e aiutali nelle difficoltà quotidiane, solo come la loro mamma sapeva e saprà fare...
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se ci vuoi bene: il tuo sorriso è la nostra pace.
Riappropriati di ciò che sei e vola, vola più in alto del sole e sii felice, oggi e sempre sii felice...i nostri cuori sono in viaggio con te".
Ecco, io ancora ho solo dentro lei in questi giorni.
09 gennaio 2013
Addio amica mia, hai deciso di dirci addio...
Non ci sei più. Purtroppo, da stanotte, non ci sei più.
E io ancora non ci credo.
Non capisco, non è vero.
Avrei solo voluto poterti aiutare di più, prendermi cura di te con più attenzione.
Ti sei suicidata in casa con una corda.... che sia dura come frase è purtroppo la verità massacrante, la verità.
Il tuo sorriso non se ne va dalla mente.
Amica mia sai ora cosa ricordo maggiormente di te? Che sei stata una mamma splendida, che nei tuoi figli si rispecchia la donna meravigliosa che sei sempre stata.
E tu hai amato alla follia i tuoi figli...
Io non posso capire, non ci riesco, scusami.
Non per il gesto in se stesso, un gesto folle, estremo.. ma i problemi a volte sembrano così grandi che la mente non sa superarli.
Non riesco a capire come tu abbia potuto farlo amando in modo così enorme i tuoi piccoli gioielli, come tu possa avergli dato un fardello così pesante da portare a quell'età.
Non lo avresti mai fatto, non avresti mai dato un dolore proprio a loro, eppure non sei riuscita a proteggerli come avresti voluto.
Avevi gli occhi belli, di quelli profondi, di quelli sinceri.
Eri carne e ossa da mesi, ma di una femminilità rara. E il tuo sorriso ha nascosto bene il tuo dolore così profondo, tanto profondo da non sapere che quella sarebbe stata la fine.
Quanti dubbi, quante domande, quanti perchè.... Quanto aiuto non hai chiesto e ne avresti avuto bisogno.
Cosa ti ha distrutto per arrivare a questo gesto? Cosa? Sto male, mi gira la testa.. e sono così arrabbiata che spaccherei il muro a pugni.
Avresti dovuto restare qui, avresti dovuto accettare le mani tese, non serve non esserci più, hai fatto un dispetto a chi amavi di più, non a chi non ti amava abbastanza da evitare di darti questo dolore.
Mi manchi. Mi mancherai. Mi mancheranno le nostre poche parole in chat, le lunghe chiacchierate di come le cose erano complicate, di come crescevano i bambini, di come si sono "innamorati" e "fidanzati" i nostri cuccioli, dei loro baci, dei loro biglietti d'amore, di come saremmo stati parenti....
Tutti e nessuno abbiamo colpe. Ma tu non ci sei più...
Hai scelto di spiccare il volo dove forse pensavi che sarebbe stato tutto più facile. Io non so se è davvero così, non so se sia mancanza di coraggio o se ce ne voglia troppo per suicidarsi.
Penso alla tua principessa e al tuo piccolino, ora i tuoi bambini non potranno più chiamare mamma.
Chi li curerà ora che non ci sei più?
Chi li metterà a letto?
Chi li aiuterà a superare tutte le difficoltà della vita?
Chi leggerà loro le storie?
Spero solo che in qualche modo, per qualche cavolo di motivo tu ora sia finalmente più serena, che tu abbia quella brezza di tranquillità che mi dicevi sempre di non avere più da tanto tempo. Che la tua scelta sia stata giusta, almeno per te.
Cerca solo di proteggerli ora da lassù, loro conoscono solo i tuoi sussurri, le tue carezze, i tuoi sorrisi... io non so come, ma cerca solo di continuare ad abbracciarli..
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