26 luglio 2017

Cara amica ti scrivo... [E' bastarda questa vita quando si tratta del cuore].



Vederti così non mi fa per nulla bene. Non si può (e non si deve) morire per amore, è una cosa che non ho mai capito, anche se so che si sta male da morire.

Sì, a volte sembra di impazzire. Sarà che la persona di cui ci innamoriamo è quella che costruiamo così perfetta da amare senza interruzione.

Sarà che ci crediamo ancora nella favole e nel lieto fine, sarà che cazzo, potrebbe essere proprio a me per una volta di essere felice, no?

Ma che, scherzi?

Se non ti incasini cuore e mente non sarai mai soddisfatta. Perché gli amori semplici non sono per te: vuoi la certezza di invecchiare insieme, ma non ti basta una mano allungata.

Vuoi che l'amore sia totalizzante, contro tutti e tutto. Vuoi un divano insieme tutte le sere, una capanna dove nasconderti, una spalla su cui dormire.

Solo che sei poi finisce è un casino. E' un grande casino, lo sai. Lo sapevi già. Eppure ci sei cascata con tutte le scarpe, ma anche con le ginocchia, la pancia, le tette e il cuore.

Maledetto cuore che si è perso nei suoi occhi ancora prima che il cervello lo capisse. Maledetto.

Sembra nato per fare casini questo cuore. E di nuovo ci è riuscito. Sembrava l'amore della vita, quello tenuto nascosto, tanto sperato, impaurito, delicato, misterioso.

Non lo avevi mai provato, mai. L'impetuosità della paura e delle tue labbra sulle sue ti hanno trascinata via; e non hai proprio puntato i piedi. Ti sei lasciata trascinare.

"Io non ti amo". E hai proseguito, hai continuato a sperare. Perché la speranza è bastarda come il cuore. Come l'anima che si apre e si aggrappa a quel senso di libertà che pensi di aver trovato nelle sue braccia.

"Ti voglio bene": e cercavi un "Ti amo" nascosto. Quante volte me lo hai detto. E tutto sommato si è vestito di illusioni leggere, rapide come uno stormo che cerca casa. E nascondere le mani, i sorrisi, le carezze altrui ingoiate come se fossero veleno.

Tutto nell'ombra come se fosse sporco. Eppure tu ti sentivi così pulita e meravigliosamente felice che avresti spaccato il mondo per annunciare quelle farfalle nello stomaco. Erano tante, tantissime. E meravigliosamente colorate. Tutti dovevano sapere, perché no?

Hai cercato di capire anche il perché no. Ci hai provato, lo so. Hai tentato di sistemarti il disordine del cuore per apparire sempre composta. Mentre tutti parlavano, tu pensavi sempre e solo a quanto avresti voluto tenere la sua mano nella tua. Controvento. Sempre.

E più guardavi questo amore e più ti convincevi che eri cresciuta, eri una tosta. Finalmente avresti avuto la tua rivincita in questo mondo che non hai mai sentito troppo comodo addosso. Qualcuno che ti capiva, che ti accarezzava, che ti abbracciava.

Che stava dietro alle tue paranoie esagerate.

Ma che tu, non hai mai voluto vedere in faccia: in realtà non ti ha mai desiderata. Contorni di un rapporto tra ragazzini. Meraviglioso quando hai 12 anni e la cosa più trasgressiva che puoi fare è un bacio sulle labbra.

Ma sei un'adulta, almeno così dovrebbe essere. Le favole esistono solo nei libri dei bambini. "Mi spiace non ti amo". E i mesi passavano. E tu piangevi, ti guardavi allo specchio e iniziavi a chiederti cosa sbagliavi. Dove eri sbagliata a dire il vero.

Ci hai messo tempo, vita, lavoro, corse, massacri, litigate, rotture, ingiustizie. Ci hai messo te. Semplicemente tutta quella che eri. Ma no, le sue ali erano sempre dirette altrove. Pensieri e punti di vista differenti. Nonostante che ci sia stato del tempo, del pensiero, delle cure che sono state tutto il tuo tesoro da mettere via.

I giorni insieme, le notti in un abbraccio, le paure e le gioie.

Ma i concetti di una vita che non ha mai coinciso con la tua. La tua vita fatta di cazzate, amici, amori di una notte, tradimenti più o meno sbagliati, figli, colleghi. La sua vita fatta di singletudine, libertà, lavoro, troppo passato e poco futuro.

Eppure anche il dolore vi ha avvicinato. Almeno così è sembrato. Ma nessuno vive il proprio dolore nello stesso modo: e spesso poi, il dolore divide, non avvicina in realtà. Quanto si può imparare dalla morte? E soprattutto, quanto si può imparare dalla vita se non si cerca di viverla?

"Sei felice?" "Io non concepisco il concetto di felicità".

Avevi già pianto allora. E tanto: a singhiozzi così forti che non riuscivi a calmarti. Per te la felicità è sempre stata questo amore, prima di tutto. Eri tu che tramite questo amore ti sentivi così bella e serena da spaccare il mondo. E avresti tanto voluto sentirtelo dire che la sua felicità eri tu. Finalmente eri tu.

Poi la depressione. "Io non ti amo" è diventato un macigno. 1000 giorni in cui questo concetto è diventato un corpetto sempre più stretto. Come potevi continuare a guardare i suoi occhi sapendo che al di là c'era solo poco più che affetto?

Come un'amica qualunque suvvia. A 30 e passa anni sapevi di non potertelo permettere. Anche se i sogni vanno sempre seguiti. E' bastarda questa vita quando si tratta del cuore. Tanto meravigliosa quanto bastarda.

Ci hai creduto anche quando facevate l'amore: ci hai messo tutto l'impegno possibile e anche di più. Non è mai stato così complesso, così immensamente difficile ed estenuante; così magicamente meraviglioso. Ma nemmeno hai mai sentito quel senso di inadeguatezza che ti ha lentamente uccisa dentro.

Io ti osservavo e ti vedevo piangere. Ti vedevo piangere e scendere sempre più in depressione. Per poi iniziare a rispondere, a non accettare più, a non farcela più. Non sentirsi amati in una storia d'amore è la fustigata più grossa. Amare e non essere amati è crudele.

Lo so, lo sappiamo. Ma non lo si accetta. Le hai provate tutte, sbagliando o meno. Perché non è facile dire "chissenfrega", non è facile "morto un papa se ne fa un altro".

Tu sei di quelle che ti affezioni, che ami forte, che "è per la vita". Poi ti ha lasciato. Ha deciso che non solo non ti amava, ma litigare continuamente non andava bene. Serenità. Certo. 1000 giorni in cui tu hai provato a costruire la tua serenità sulla speranza che tutto potesse cambiare.

Che si potesse innamorare di te.

E ci hai pure creduto che semplicemente non volesse dirtelo. E giù a pregare di non lasciarti (e chissenfrega di dirlo e farsi ameba per tentare di non perdere quello per cui hai lottato così tanto). Tutti bravi a mollare il colpo, stare benissimo e via che si parte per un nuovo giro.

Ma tu (e nemmeno io), non sei mai stata una di quelle. Delle cazzate sì, ma il cuore no. 

Sembri ancora una ragazzina su questo, e ti arrabbierai quando leggerai di te, del tuo amore, dei tuoi difetti e delle tue fragilità.

Ma vedi, io volevo dirti che sei bella così. Sei bella quando sogni, sei bella quando piangi perché sei vera, sei bella quando sai ancora ridere di te stessa.

Non sei sbagliata come pensi, non sei solo tu in errore, non eri una frana in quei giorni passati a letto. Ci hai provato, capita di non riuscirci. Ma ci hai messo tutto ciò che potevi. L'amore purtroppo va.

A volte va. Se non è amore poi, prende il primo aereo disponibile senza tanti pensieri, perché un no continua a restare tale.

Ce la puoi fare. Smettila di piangere, asciugati le lacrime (anche se ci sono io a farlo insieme a te), abbi il coraggio di guardarti ancora allo specchio. E di vedere solo te. Cerca di (ri)volerti bene. Continua a farlo.

A prescindere da questa storia. Le tue lacrime valgono tutto il tuo dolore (ogni momento della vita ha dei dolori a sé impossibili da giudicare), ma tu vali tutta la tua vita di felicità. Tu credi nella felicità.

Ci saranno altri lidi da esplorare: la musica, la pittura, la lettura... Lascia perdere il cuore. Fallo riposare. Ha bisogno di un divano, una birra fresca e uno di quei film che ti piace tanto.

Guardami: sorridi. Sei così bella quando sorridi. Continua a farlo, non fermarti.

E se non tornerà mai, vuol dire che quel "Non ti amo", era proprio così.

Ti voglio bene.


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