17 febbraio 2009
Quelle giornate un po' così
A volte le giornate sembrano non passare mai, guardi il cielo attraverso la finestra di un ufficio e ti accorgi che, stranamente, c’è uno splendido sole. Un aereo passa in alto lassù e tu vorresti volare come lui, andare via lontano… che poi via lontano chissà dove e chissà perché…
Ma il sogno è perennemente quello di scappare da tutti e da se stessi in queste giornate cosi… e una musica mielosa fa eco nelle orecchie: note di chitarra si fondono coi pensieri. Un accordo dopo l’altro, proprio come un ricordo dopo l’altro, scandiscono i minuti, apparentemente trascorsi dietro un lavoro che non riesci proprio a terminare.
E ritorni a guardare fuori dalla finestra con la mente per nulla sgombra… ma piena di se e di mah, di boh e di perché, di risate sottili e di lacrime amare. Tutto insieme, un vortice come quelle volte in cui non riesci a mettere un numero dietro l’altro, quando 2+2 nonostante le certezze, non da 4.
Così, da un momento all’altro vorresti che il mondo intorno non esistesse, vorresti essere nel tuo bozzolo a crogiolarti dietro alla tua immensa malinconia, avvolta nella stupidità che ti segna per un nonnulla. Vorresti, forse, per un attimo non essere tu, ma qualsiasi altra persona che ti appare felice; perché felice infondo, in queste giornate, proprio non ti ci senti.
Il vuoto stringe più forte di un abbraccio talvolta….
Sei li, in quello stato un po’ così, dove non hai voglia di sorridere né di piangere, dove non hai voce per urlare e forse sai che non ne varrebbe la pena, dove vorresti avere una coccola in più ma sai che non arriverà perché il tuo guscio è così duro da non sentirla. Chiudi gli occhi e ripensi al colore di quel cielo che hai fissato a vuoto fino ad ora, ma dentro senti freddo, tanto freddo, troppo freddo… e sai cosa vorresti per rimediare a quei brividi ma il muro di dubbi non è così facile da tirare giù con poche forze…e ti senti impotente anche verso te stessa.
Un altro aereo passa lassù dove ti sembra di trovare una via di fuga…. Provi a riprendere anche questo con la mente e con il cuore… forse prima o poi riuscirai a salirci….
06 febbraio 2009
La decisione di un genitore di accompagnare il proprio figlio verso la morte
Ci stanno massacrando. La tv, i telegiornali e le radio ci stanno bombardando su Eluana. Ma che in che modo? Eluana potrebbe avere figli! Eluana respira! Eluana ha le mestruazioni! Oddio ma che fine abbiamo fatto? E io sono una delle tante che ne parla. Ma per una volta, infondo, non mi ritengo una delle tante. Perché la cosa che mi domando è come si possa commentare, brutalizzare, massacrare la scelta di un uomo che è padre e come padre sceglie, nel suo immenso dolore, di dire addio a quella figlia che ha curato annullandosi fino ad ora.
E tutti a preoccuparsi di leggi, controleggi, cazzi e mazzi, senza tenere conto della sua scelta e di motivarla per quello che è. Cioè l'amore di un genitore che per un figlio si esprime al massimo della sua forma e della sua forza. Lasciare morire un figlio è come morire dentro. E' il processo inverso della vita, un processo che non ti aspetti, che ti sgretola ogni convinzione, ogni caratteristica essenziale dell'esistenza. E per altro non puoi fare nulla se non consumarti lentamente. Qualcuno pensa che quel padre sia felice? Gioisca nel vederla morire? Che abbia lottato cosi tanto solo per farsi pubblicità?
Beh io penso la pubblicità l'abbiano fatta ingiustamente verso un uomo che aveva solo bisogno di aiuto. Infondo l'eutanasia viene praticata tutti i giorni negli ospedali: quando viene chiesto se su un paziente familiare in condizioni gravi si voglia fare o no l'accanimento terapeutico, alla risposta no... non è una morte voluta? Quanto ti ritrovi a scegliere per tuo figlio nel caso in cui abbia una crisi respiratoria si o no alla tracheotomia... beh decidi il non proseguire della sua vita. Ed è il momento peggiore...
Pensare che io sono cristiana, cattolica... non praticante ma lo sono da sempre. E da sempre sono stata convinta che Dio non può sempre tutto e forse non fa proprio tutto giusto... perchè già, non è giusto che un figlio muoia prima della propria madre o del proprio padre, che un figlio debba accudire i suoi genitori durante la vecchiaia e non viceversa. Quando vedi i suoi occhi che piano piano si spengono, forse neanche Dio sa il dolore che provi e come ti senti. Il rimpianto, il rimorso, la profonda sensazione di voler morire insieme a lui. E intorno ognuno che dice la sua... Quel padre, suo padre, l'ha cresciuta, l'ha accudita, l'ha guardata negli occhi, l'ha pulita delle sue mestruazioni, l'ha vista rimanere una donna non completa... quel padre ha diritto di soffrire almeno con un po' di rispetto.
Io non sono una delle tante che ne parla. Io l'ho preteso e l'ho avuto il rispetto(se per fortuna non so, non me lo chiedo), senza che si decidesse in Senato o in Parlamento se mio figlio avesse dovuto rimanere un vegetale pieno di tubi, senza potersi muovere, mai e per sempre. Era mio figlio, ho deciso NO, ho forse scelto per un'eutanasia anche io... sta di fatto che sono morta con lui quel giorno.
Ma ancora oggi, con il mio dolore che non mi abbandona, convinta della mia scelta.
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