23 febbraio 2011

I ricchi per caso.

Premessa: non è una mia stretta amica, è un contatto di Fb che stimo e mi diverte. Ma questo post lo condivido in pieno e anche se non conosco la sua storia, è tranquillamente anche la mia e la vostra.


Buona lettura!




Chi mi segue su Facebook conosce bene la saga della Minchia: gli altri aguzzino l’ingegno. Diciamo che il mondo è pieno di persone capaci che ricoprono posti di potere e prestigio con ogni merito possibile. Purtroppo però lo stesso identico mondo straborda di coglioni che si sono trovati per qualche inspiegabile scherzo del destino a comandare, dirigere, amministrare.



Spesso avevano il loro grasso culo semplicemente appoggiato sulla sedia giusta al momento giusto; altre volte sono figli di gente capace o amici di gente strategica. Col vento in poppa vanno alla grande, circondati da vacche grasse e opulente. Cessato il vento, sgonfiate le vele, l’inettitudine se ne fa una scorpacciata e celebra l’ingestione della loro polpa insipida con un debole rutto.
Il problema, come sempre, sta nell’assenza di modestia. Anzi, l’arroganza, la vanagloria e l’ostentazione sono parte determinante della volgarità dell’inetto in posizioni di prestigio.

Volgarità che spesso risiede anche nel pretendere di essere chiamati col proprio titolo (perché il Lei neppure basta), di parcheggiare il turbo-suv in una posizione privilegiata e in bella vista, di citare l’elenco dei propri meriti, titoli e referenze ad ogni occasione possibile (ma soprattutto quando non c’entrano nulla), di non accettare nessun tipo di consiglio o di osservazione (soprattutto dai sottoposti), di non delegare nemmeno le attività più banali perché la rimpiazzabilità non sia sbugiardata.
Mortale poi quando la volgarità si sposa con l’incapacità: di chi chiama l’assoluta confusione mentale “continua innovazione”; di chi camuffa la totale assenza di strategia con “l’imprevedibilità del mercato”; di chi – piuttosto di ammettere un errore di gestione o chiedere aiuto ai competenti – lascia naufragare l’azienda e cerca qualcuno che “compri la baracca”.


Nella mia lunga carriera professionale – e lo dico con mortificato divertimento – sono stata pagata anche per scrivere delle lettere sotto dettatura, come se la lingua italiana mi fosse completamente estranea e io un po’ cerebrolesa; o per chiamare la figlia del maresciallo del paese per darle un lavoro (quando non era la fidanzata del figlio dell’avvocato, e così a seguire). Ricordandovi che sono nata nel 1974, capirete bene che sto parlando dell’Italia di oggi, e non di quella del dopoguerra, ahimè.
I ricchi per caso sono una delle più grosse piaghe della società contemporanea.


22 febbraio 2011

I falsi opportunismi dell'amicizia "sfanculati"



Premessa: ho sempre creduto nell'amicizia.

Un po' in senso infantile, un po' sognante.. quella per cui se hai bisogno e c'è un tornado in atto proprio dove vivi, lei o lui arrivano lo stesso solo per asciugarti una lacrima. Va bene, di sicuro la televisione può non averci fatto bene fino infondo ma mi è sempre piaciuta l'idea di vederla così.

E poi succede che cresci. E ti accorgi che tutta l'edulcorazione che ci hai messo rischia in realtà di farti venire solo un bel diabete coi fiocchi.

Impari un po' di più a filtrare, a scegliere, a mettere i tag giusti nella tag cloud della tua vita. Con una differenza sostanziale: non perdoni e non dai tempo in più. Perchè lo ritieni completamente inutile.

Per quanto mi riguarda sono due le cose che proprio non tollero all'alba dei miei 37 anni.

1) Se sei o ti ritieni o ti fai ritenere una mia amica/o, puoi non informarti di me, ma se sta male mio figlio voglio e pretendo immediatamente (o quasi) almeno un sms per informarti sulla situazione.

2) Il fatto di essere opportunisti. Non ti porta a nulla se non a una solitudine pietosa immensa. Perchè la gente alla fine non è fessa e ti tratta esattamente come fai tu. Solo che se sei pure una sfigata maggiorenne, sai già di avere la peggio. Odio intensamente l'utilizzo delle persone, senza saper valutare i rapporti seri, importanti e da difendere.

Beh, ho deciso per altro (o meglio mi viene istintivo) di non dare neanche più spiegazioni, perchè a me infondo, ogni volta che mi hanno martellato, non me ne hanno date o quanto meno la ragione era sempre dalla parte opposta ...

Quindi ho scelto. Come sempre. Come per altro ho sempre detto di non saper fare dicendo una palla anche a me stessa. Perchè sono bravissima a scegliere di sfanculare le persone che non hanno senso, e a non avere paura di "perderle". Non si perde proprio nulla con "amiconi" così, bastava infondo, capirlo un po' prima.

Conclusione: meglio non definirsi tali se non si è in grado di reggere un rapporto e festeggiare davanti a una birra. Con un sorriso. VERO e SENTITO.
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