24 gennaio 2010
22 gennaio 2010
Paura, goccia dopo goccia.
Non ho più voglia di nulla. Sono diventata cemento.
Tutto scorre, anche la pioggia sul viso.
Come una lenta infusione di veleno mi sta facendo morire.
La mia flebo è solo all'inizio.
E non c'è soluzione salina che diluisca il dolore.
Tutto ruota intorno e non riesco ad allungare le mani.
Credevo nei sogni. Ora mi sembrano solo un enorme macigno.
Credevo nella scrittura, mi sta passando, per paura, anche l'unica cosa che mi dava il mio cuore per stare bene.
Si, ho paura.
Paura.
Ed è un sentimento che ti incatena a te stessa, prima che agli altri.
Difficile da gestire, perchè totalmente bloccante.
Io voglio essere libera, non posso permetterglielo.
Ha sradicato tutto.
Il fiume mi rincorre accerchiandomi e io non sono cosi sicura di saper nuotare.
Ho sentito la tristezza librarsi nel mio sorriso, che non c'è più.
Ho percepito la mia ansia tramutarsi in rabbia, seppellendo ogni tipo di scossa adrenalinica sana.
E l'assenza totale mi stringe la gola.
Ho scritto nella pelle "sono forte".
Un tatuaggio non basta, se non è nel cuore.
E anche se c'è, è sepolto da quella malinconica delusione che ti pervade.
Perchè poi ti trovi di fronte un'altra, qualcuna che non conosci più.
E non sai cosa dire a una sconosciuta.
Dovevo cambiare. Così è stato.
La vita e gli uomini ti cambiano.
Ma tra la lentezza di un cambiamento e un kamikaze che esplode rivoluzionandoti, c'è una bella differenza.
Chi sono ora?
Io proprio non lo so.
Il cemento è così duro da scalfire quando non ne hai le forze...
Mi ritroverò... chissà.
Quando non chiuderò più gli occhi per nascondermi dentro a quel buio.
Astenia generale.
E io o lei, che cerca di cavalcare la strana emotività della sopravvivenza.
Come un cavallo da domare.
Assenza di ossigeno... e quell'ago che entra sempre più subdolo fino infondo alle vene...
Goccia dopo goccia....
21 gennaio 2010
Non mi condannare
Non mi condannare
Quando svelo i miei pensieri
Perchè il silenzio non è oro
Se lo tengo per me
Perchè sono stato dove sono stato
Ho visto quel che ho visto
Ho scritto
Perchè è tutto parte di me
Che sia un canzone o una converazione
casuale
Tanto per frenare la lingua
Col tranquillo impegno
Le parole che ti ho sentito dire
Possono essere faziose
Le mie possono disturbare
Ma almeno c'è una reazione
A volte voglio uccidere
A volte voglio morire
A volte voglio distruggere
A volte voglio piangere
A volte potrei mettermi apposto
A volte potrei rinunciare
A volte potrei dare
A volte non me ne frega un cazzo
è solo per un pò
Spero capirai
Non ho mai voluto che accadesse
Non volevo diventare un uomo
Mi sono nascosto nel mio mondo
Prendevo quel che veniva
Piangevo quando ero solo
Sono caduto quando ero cieco
Ma non mi condannare
Quando svelo i miei pensieri
Perchè il silenzio non è oro
Se lo tengo per me
Sono Stato dove sono stato
Ho visto quel che ho visto
Ho scritto
Perchè è tutto parte di me
Come posso accontenterti
Come posso farti capire
Dentro di noi siamo tutti qualcuno
Non importa chi vuoi essere
Ora devo sorridere, spero
capirai
Quest'uomo può dire che è successo
Visto che questo bambino è stato condannato
Sono entrato nel vostro mondo
Vi ho preso a calci in testa
Sono l'unico testimone
Della natura del mio crimine
Guarda cos'abbiamo fatto
Ai bambini e ai giovani
Che ascoltano chi parla
Perchè non ci siamo solo noi
La spazzatura che gli occhi raccolgono
Finisce nel cervello
E cola nelle coscienze
Dimmelo tu chi ha sbagliato
So che non vuoi sentirmi piangere
E so che vuoi sentirmi negare
Che il tuo appagamento è nelle mie illusioni
Ma le tue delusioni sono tue, e non mie
Siamo certi di conoscere tutta la
storia
Giudichiamo un libro dalla copertina
E leggiamo quel che vogliamo
Tra le righe scegliamo
Non ti scaldar per me
L'inchiostro non è odio
Altrimenti ho fallito con le mie attenzioni
Riesi a trovare l'anello mancante?
Il solo valore è vivere la propia
vita
Sostituirsi agli altri è una fottuta perdita di
tempo
Così dedico questa canzone agli offesi
Ho detto quel che pensavo ssenza mai
fingere
Come molti altri fanno solo per far
piacere
Se io ho condannato il tuo punto di vista
Ti spiace porgermi l'altra guancia?
Non mi condannare
Quando svelo i miei pensieri
Perchè il silenzio non è oro
Se lo tengo per me
Sono stato dove sono stato
Ho visto quel che ho visto
Ho scritto
Perchè è tutto parte di me
Non mi condannare
Non ti scaldare per me
Non mi condannare
20 gennaio 2010
Avatar: non solo effetti speciali.
Lasciamo da parte il vago riferimento al web con i link e tutto il resto.
Lasciamo da parte gli effetti speciali.
Lasciamo da parte il 3D che di sicuro è molto coinvolgente.
Lasciamo da parte la storia e il suo regista, non voglio toccare quello, ne hanno parlato già fior fior di critici.
Avatar è molto di più: sensazionalmente coinvolgente se visto in un altro modo.
Avatar per me è stato:
-religione: non esiste solo il Dio cristiano cattolico al quale stereotipati, siamo stati abituati a credere fin da piccoli. Esistono Dei e Dee, entità superiori che proteggono e vegliano su di noi. Qualsiasi esso sia il loro nome e la loro provenienza hanno un peso sulla nostra vita. Ai quali si può "chiedere". I quali mantengono l'equilibrio, difficilmente si schierano. Ma talvolta rispondo alle nostre richieste. Non è detto nel modo che vogliamo noi e che in quel momento riteniamo il migliore. Nel film, la dottoressa Grace muore. Muore perchè così deve essere anche se non è quello che vuole Jake. Ma la morte non viene vista come una perdita. Ma come un nuovo viaggio vicino a Eywa. Però lo stesso Jake è ascoltato nel momento della battaglia. Bisogna saper accettare le scelte e non implorare. Ma chiedere e rispettare le religioni, qualsiasi esse siano.
-ideali: l'ideale della propria salvezza. Gli ideali condivisi dal gruppo. Dalla famiglia, che non si ferma a madre, padre e figli. Gli ideali che sono talmente grandi per cui perdere la vita. L'ideale della propria terra e della propria casa. L'ideale di vivere in libertà e in semplicità.
-la salvaguardia e il "contatto" sia con la Terra che con gli animali: predominante in tutto il film. Assente quasi totalmente nella vita reale. Uccidere con un colpo secco, ringraziando per quella morte che permette di sfamare la tua famiglia. Farlo perchè è necessario, non per gioco. E farlo nel modo meno doloroso possibile. Il legame intrinseco della scelta tra te e il tuo animale. Il rispetto. La lotta sana in cui si è entrambi nella stessa posizione. Vivere spogliati da tutti i suppellettili, il colore e il "body painting (per dirla moderna) sono ciò che basta per sentire ancora di più il vero contatto con la natura e la propria forza (che parte sempre dall'interiorità e non dall'apparenza).
-la scelta/le scelte: non solo di vita. Si sceglie l'amore, l'amicizia, il tuo compagno tra gli animali. Che sarà per sempre al tuo fianco. Ma è una scelta condivisa, mai forzata. Quando Jake sceglie il suo ikran si domanda come il volatile possa riconoscerlo come compagno (attenzione, non ho detto padrone apposta). Neytiri gli risponde: "tenterà di ucciderti". Ribadisco, una lotta ad armi pari, alquanto differente dalla maggior parte della natura umana di oggi.
- i segni: questi in realtà ci sono un po' in tutte le religioni e le credenze volendo vedere. Ma spesso non sono concepiti o non se ne tiene conto. Nel film hanno sempre una parte ben precisa, che lega tutta la storia. Mai sottovalutarli nè sopravvalutali. Ma comprenderli per quello che sono.
-la fratellanza/sorellanza: qui non si parla di amicizia. Da sempre troppo sdoganati questi termini, sono ripresi con un senso vero di "appartenenza". E bisogna aprire la mente per capirlo e comprenderlo realmente.
-la guerra: come sempre e come in tutte (o quasi purtroppo) le idee, assolutamente negativa e distruttiva. Ma si scinde in due. La guerra stupida, per guadagno, per arricchirsi, per fare male. E la guerra per difendersi, per salvare la terra in cui vivi, per salvare se stessi e chi si ama. La guerra fatta con con armi potenti, ma con sentimenti, e tutto ciò che si può utilizzare in un unico grande legame. E la forza di attaccare anche con un arco e una freccia il metallo.
-l'amore: e qui tocchiamo l'amore nel modo che fino ad ora difficilmente è stato rappresentato. Non si raccontano baci, sesso e tutto ciò che ruota intono. Neytiri (nel posto per lei più sacro) dice a Jake. "Ora puoi scegliere la tua donna." "Io ho già scelto, è lei che ora deve scegliere me" " Lei ti ha già scelto". Ma quanto significato c'è in queste parole? E' un amore basato sulla fratellanza, sulla condivisione, sull'alchimia, sugli stessi ideali. Totalizzante. Ma non "forzato". Non si sente mai una volta utilizzare lo sdoganato "Ti amo". Qui tutto si basa sugli occhi. E chi di noi non può affermare, per dirla banale banale, che sono lo specchio vero dell'anima? Che in uno sguardo è racchiuso tutto? Io non riesco a spiegare davvero il suo significato profondo perchè mi ci vorrebbero pagine e allora mi faccio aiutare.
""«Io ti vedo», è la splendida dichiarazione d'amore che si scambiano i Na'vi: ovvero, credo a ciò che i sensi mi manifestano; vedo che tu esisti, che io non sono l'universo intero, come istintivamente sono portato a credere. E dunque ti rispetto, cerco di trovare con te un'armonia accettandoti per quello che sei. Non tento di trasformarti in qualcosa di simile a me, ma vengo a incontrarti nel tuo territorio."
"E la metaforica formula di amore e di rispetto propria dei Na'vi, "Io ti vedo", sancisce un legame (tsahelu) impossibile da sciogliere."
Beh, Avatar per me è stato tutto questo oltre a quello che ho volutamente lasciato stare ma forse molto più scontato. Lo consiglio a tutti, ma non bastano gli occhiali per il 3D. Guardatelo con gli occhi e con la mente "pulita", ne sarete affascinati.
P.S. osservate gli occhi. Assomigliano a quelli dei gatti o dei lupi. A voi la traduzione.
Il fascino della semplicità (e i tradimenti del semplicismo) - Giancarlo Livraghi.
L'ho letto tutto in un fiato. Lo trovo uno dei più bei articoli che ho letto ultimamente su un concetto altamente difficile da comprendere (per me in prima battuta, visto che complico sempre le cose anche al solo pensiero).
"Come ogni grande, appassionato amore,
anche quello per la semplicità non è facile.
Richiede cura, attenzione, dedizione.
Con gioia quando nasce l’armonia,
smarrimento quando si infrange."
L'autore? Giancarlo Livraghi.
Il luogo? Gandalf.it
Vi posto l'ultimo pezzo:
Innamorarsi della semplicità
Vi consiglio di leggervelo tutto. E con il silenzio intorno. Ha davvero mirato nel segno.L’intelligenza è luce o lucidità – non oscurità. Il peggiore degli stupidi non è chi non capisce, ma chi non si sa spiegare. Il punto delicato, quanto fondamentale, sta nel non confondere la semplicità con il semplicismo. Una spiegazione apparentemente semplice può essere solo un’insulsa banalità, un infondato luogo comune, un preconcetto diffuso quanto sbagliato – o una semplificazione solo apparente che ci viene somministrata per disorientarci, per toglierci il desiderio di capire o di approfondire.
In altre parole, la complicazione è quasi sempre stupida, ma non sempre ciò che sembra semplice è intelligente.
L’arte della semplicità è difficile e sottile quanto l’esercizio dell’intelligenza. L’una e l’altro richiedono impegno, pazienza, approfondimento, un’insaziabile curiosità – e una perenne coltivazione del dubbio. Per quanto chiara, nitida ed efficace possa essere una soluzione, dobbiamo continuare a chiederci se e come ce ne possa essere un’altra ancora più funzionale, più lucida e più semplice.
Sembra faticoso – e spesso è impegnativo. Ma se sappiamo come apprezzarne il gusto può essere molto divertente. Trovare soluzioni o spiegazioni autenticamente semplici è rasserenante, stimolante, piacevole, allegro, spesso entusiasmante.
La semplicità non è solo una conquista intellettuale, è anche un’emozione. Scoprire la chiave semplice di un problema apparentemente complesso ha un intenso valore estetico. È una gioia in sé, prima ancora delle sue piacevoli conseguenze. Ci dà una chiara, inconfondibile percezione di bellezza e di armonia.
Innamorarsi della semplicità è un’esperienza affascinante. Ed è uno dei modi più efficaci per coltivare l’intelligenza, migliorare la nostra vita e quella degli altri.
Semplicemente.
17 gennaio 2010
Così è.
Sono arrabbiata, vorrei urlare, scrivere le cose peggiori, tanto so che non cambierebbe nulla. Ma non lo farò, non perchè non posso o altro, ma ho scelto semplicemente di non farlo.
Di non dare più soddisfazioni o appigli per essere attaccata. Da nessuna parte. Ho deciso di fare una scelta di persone nella mia vita. E che siano loro a venirmi a cercare senza dargli il lasciapassare gratuito. I cerchi sono molti prima di raggiungermi. Non è un'esclusiva questo concetto. Quello che mi è stato insegnato è servito a qualcosa. Ma è una lama a doppio taglio.
Io so quale è stato il cammino. E c'è una limpidità che brucia gli occhi. Mi sono indurita molto e mi dispiace per chi di questo ne sta soffrendo e sta alla fine sopportando tutto. Ma certi passaggi di vita non si scordano. E' inevitabile. Da qualsiasi parte essi arrivino o siano stati vissuti.
Ora tocca a me. Prima o poi la ruota, come sempre, girerà. E' solo questione di tempo e di come affrontare i problemi. Ci sono molti modi, sta a me scegliere quello giusto. Per una volta non voglio essere impulsiva, non ho nessuna fretta. Nel frattempo, scordatevi che io esista. Grazie.
Ho sentito parlare di libertà: pensieri in libertà.
Scorre il fiume della vita.
A volte lento e inesorabile, a volte tortuoso ma facilmente domabile, almeno in apparenza.
E mentre osservi i mulinelli ti accorgi che tutto cambia, tutto scorre appunto. E intorno cambiano le stagioni, cambiano le albe e i tramonti dove i colori non sono mai uguali. Dove dirsi addio talvolta fa un rumore immenso mentre alcune volte non te ne accorgi neanche. Tu che puoi camminare pensieroso lungo gli argini o semplicemente stare li seduto su quel prato a guardare.
E un film che gira alla moviola ti circonda. Non sempre si può essere o si deve essere spettatori. Ognuno infondo è regista della propria vita. Anche se spesso non è proprio quello che ti eri riproposto di fare. Anzi, troppo spesso in realtà le note differenti escono allo scoperto con quel vigore che non ti aspettavi. E soffri, irrimediabilmente soffri.
Ma quante volte alla tua sofferenza non puoi mettere sollievo? Si dice che ognuno fa delle scelte. Ma quanto davvero le nostre scelte sono volute? Di sicuro poco opinabili dagli altri. Oggi è stata la giornata in cui ho letto molte volte di incazzature, di libertà, di difese da attacchi pare calibrati da tutte le parti. E sono rimasta sgomenta dall'inneggiare a una progressista ma secondo me forviante voglia di gestire la propria vita così. Perchè ognuno di noi, indifferentemente sa dare giudizi e ha pregiudizi. Ognuno di noi vuole la propria libertà. Ma sinceramente dove finisce la propria libertà e inizia quella degli altri?
E dove inizia quella degli altri è solo dire che non devono rompere i coglioni? Ma in che modo si rompe i coglioni? Perchè chi lo dice i coglioni non li rompe mai? No perchè se per me è in un modo per te è un altro. Santa sì, in questo caso, libertà di essere diversi. Spesso mi sono soffermata a pensare al perchè troppe volte se gli altri si incazzano e ti mandano al diavolo, non sono poi d'accordo quando lo fai tu. Non è un attacco a nessuno in particolare, lo specifico, solo ragionamenti ad alta voce. La libertà non sta prima di tutto, nell'avere la capacità di rispettare quella altrui?
Perchè li si che allora uno è veramente libero. Prendo ad esempio la sottoscritta. Che infondo poi tanto libera non si è mai sentita, ma che alla fine forse lo è, e molto. Non mi sono mai posta di sembrare quello che non sono, non ho mai voluto una maschera addosso... ho degli account di social network dove ho scritto sempre ciò che mi veniva in mente, liberamente, senza pormi problemi. Ho scazzato, discusso, condiviso, riso con i miei contatti di questo, ma non mi sono mai tenuta. Perchè alla fine io quella sono: alti e bassi. Perchè devo pormi il problema di chi legge? Se non avrà piacere può non farlo.
Ho saputo apprezzare sempre qualcosa in ognuno e nonostante il brontolio continuo, ho sempre sottolineato in modo positivo quando è stato possibile farlo. Ho amato rischiando di cambiare, di crescere, di starci male. Ho odiato. Ho imparato, ho studiato, mi sono messa in discussione.
Tre anni fa mi sono ribaltata le maniche e ho scelto di imparare un nuovo lavoro e sono arrivata comunque ad buon livello e tutti i giorni ho la fortuna di fare fondamentalmente (tra scazzi e mazzi) il lavoro che amo. Si io mi diverto tutti i giorni ad andare al lavoro. Dove per altro ho persone con cui condividono volentieri otto ore al giorno se non di più. E' poco?
Ho una famiglia unita alle spalle, dove mio padre e mia madre ci sono sempre stati, per qualsiasi cosa. E non hanno cresciuto una ladra nè una delinquente.
Non ho mai fatto paura. Incutere terrore non è sintomo di libertà. Non ho mai tentato di cambiare nessuno. Farlo, alla fine, non è neanche questo un sintomo di libertà.
Ho deciso di essere madre, di provare il parto, di crearmi una famiglia, che non è cosa semplice. Non ho deciso di perdere un figlio, ma ho deciso e ho avuto la fortuna di crescerne un altro. Non è facile non fare quello che vuoi quando torni a casa alla sera, non dormire fino a tardi al mattino, dare delle regole, imparare a convivere con qualcuno sempre addosso. E' molto più semplice fare l'opposto. Ho deciso di rivivere anche un periodo di ritorno "al passato" uscendo alla sera, ritornando a ballare da vecchia matusa, ma divertendomi. Ho perso molti chili, quelli non per scelta, ma per una serie di "imprevisti" emotivi che ti fanno fare anche quello. Ma sto bene con il mio corpo ora. Alla suonata età di 36 anni. Ho fatto cazzate, mi sono ubriacata... non ho mai fatto cose da vera "randagia" ma semplicemente perchè non mi ci sono mai imbattuta.
Di certo non si diventa adulti per quello. Molti di quelli che sono passati da li, stanno cercando ancora se stessi. Non sono mai stata perfetta, ma alla fine posso dire di essere sempre stata libera. Forse un po' meno in alcuni stereotipi ma se per qualcuno lo stereotipo è avere una famiglia per un altro è vivere da single. Se uno non concepisce di essere adulto se non l'aver battagliato in strada, magari un altro non lo concepisce se non nel crearsi una stabilità.
L'unica cosa per la quale in effetti sono sempre stata poco libera è per il giudizio delle persone a cui voglio bene. Quello si mi ha sempre massacrato. Il legarsi troppo non è forse mai sintomo di estrema libertà. Però anche qui io sono contenta di aver creato certi legami. Perchè nella vita senza di quelli poi alla fine si è semplicemente delle persone sole. Quando si guarda una persona anziana su una panchina senza nessuno intorno, ti viene un immediato senso di tristezza. Che differenza passa a vedere nello stesso modo un ventenne, un trentenne o un quarantenne? Nessuno. E' che li si urla alla scelta di vita.
Ma quale scelta di vita. Si è soli. Punto. Sono convinta che tutti si sbaglia, tutti si ha motti di ira incontrollabili, tutti si cade in fasi depressive più o meno serie. E tutti si fa cazzate. Ma si sopravvive. E ci si può venire incontro. Non è questione di ledere o togliere libertà. Ci sono solo dei momenti in cui tutto ti opprime, ma li in quel preciso momento è quello in cui non sai gestire la tua libertà. Perchè uno davvero libero se ne fotterebbe alquanto. Si lascerebbe scivolare le cose addosso. E proseguirebbe a testa alta. Nessuno poi forse è fondamentalmente libero, neanche gli animali vivono bene in questa apparente libertà. Anzi, le regole del gruppo li sono ancora più delineate, se vogliamo precisare.
Li non si tradisce. Si è liberi con gli altri. Spesso mi sottovaluto per una serie di pensieri. E li sbaglio. Perchè poi quando guardi tutto con occhi diversi, ti accorgi che tutto scorre. Che tutto è molto più piccolo di come l'hai costruito. Che tutti alla fine siamo uguali, ne meglio ne peggio di me. E' solo che spesso quando hai un carattere particolare è un solo po' più difficile non essere sensibili. La sensibilità è quella piccola grande cosa che inceppa la libertà. Ma quanto è più forte l'indifferenza? Io ho ancora i miei dubbi a riguardo...
06 gennaio 2010
L'incredibile sindrome del fare cazzate
Mai capitato di continuare imperterriti a fare una cazzata dopo l'altra? Che poi a te tanto cazzata non sembra ma che lo è per chi hai di fronte?
E immancabilmente non riuscire a fermarsi... continuare nell'errore che genera errore e invece che tenere allontanare l'allontanabile? Ecco... se si... datemi l'antidoto.
Perchè come una malata di eroina non riesco a smettere, quindi o mi rinchiudo in una comunità a svernare e ad arare i campi col sudore della fronte e a suon di batoste ne esco o ho semplicemente bisogno di un antidoto via endovena che magari risulta anche più veloce. Certo se posso, scelgo la strada più breve, onde evitare ulteriori cazzate senza fine e spaccare anche l'ultimo pezzo della mia capacità di ragionare.
Che già in questo momento i miei neuroni stanno giocando a palla mano tentando di massacrarsi per poi mandare gli altri in "prigione" dove con sprezzo del pericolo tentano di liberarsi per proseguire a mazzate con gli altri.
Peccato che tra le altre cose l'albitro si sia defilato a gambe lavate onde evitare di essere mazzulato pure lui.
Quindi? Quindi in alcuni casi ci vorrebbe l'intervento di corde da scalatore con cui legami al primo oggetto di metallo che non possa essere rotto o divelto in nessun caso e lasciarmi li sempre a svernare sperando che una volta ferma, io possa non nuocere ad alcunchè. Tanto meno alle persone a cui voglio bene, che immancabilmente per la paura di perdere, a volte diventano la palla nella partita dei miei neuroni.
Il fatto, per altro, è che l'unica coppa che si vince è quella dedicata ai deficienti, quindi, nessun torneo di rilievo direi da portare avanti. Ci sarà da qualche parte ancora un sacchetto di piccola ragione da usare in questi casi: e già me lo hanno detto sempre tutti di essere più ordinata... mannaggia a quando non gli ho mai dato retta...
Ora mi tocca spurgare tutto... già... le scene da bimba con lacrimoni agli occhi umidi e le mani giunte direi che sono assolutamente fuori moda, e per altro non hanno mai sorbito l'effetto desiderato, soprattutto quando qualcuno ha già contato fino a 100 (che poi per l'amor di Dio, anche le pecore di notte raggiungono quel numero in fretta quando non hai sonno, però in effetti mica tutti contano veloci come me...) ... se poi di fronte hai, spesso, ancora il vecchio muro di Berlino beh che dire... la rivoluzione non sono di certo io a poterla fare anche perchè con un martello o al massimo il Victorinox che ho in borsa dove vuoi arrivare? E sedersi su quel muro è pure scomodo, anche perchè stiamo sempre parlando di inverno ed è pure rigidino quest'anno...
Che dire alla fine? Scappare? Naaa, non serve a niente, mi ritroverei a fare cazzate con i pinguini al Polo e se mi va meglio con corallo dei mari tropicali. Continuare? Beh ce ne è già stata una di bomba di Hiroshima che ha devastato tutto e direi che non è per nulla una buona idea, anzi, da imbecilli fare terra bruciata intorno. Imparare a incassare i colpi? Beh già un piccolo inizio per capire che non sempre si può andare oltre, visto che chi poi richiede rispetto, per lo meno deve darlo per avere la sua parte tranquilla, poi se non lo ottieni è un altro discorso.
Smettere. Già. Perchè alla fine volere bene è quello. Sapere rinunciare a volte. Al solo dirlo mi viene l'orticaria mi spiace... però bisogna scriverlo e tatuarselo ben visibile. Così magari ci si riesce.
Sta di fatto che se avete l'antidoto o le istruzioni vi prego di spedirmele, ve ne sarò eternamente grata (anche chi mi sta intorno mi sa... :S )
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Ieri c'è stato il funerale. Io sinceramente ho ancora la testa nel pallone , ancora penso a lei, ai suoi figli, a suo marito . Mil...
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