22 dicembre 2009

Perché sei morta per lui e rinata per te.



Prendere strade diverse nella vita a volte, di primo impatto, fa male. Un male che non avresti mai desiderato, che ti perfora lo stomaco. Lasciare quella mano che sembrava averti sorretto fino a un secondo prima, distogliere lo sguardo da quegli occhi che ti facevano sentire protetta, sentire allontanarsi la sua voce e perdersi in quel silenzio che non ha più nessun protagonista…

L’attimo di smarrimento è immenso, avvinghiata nel vuoto di un dubbio palesato dalla solitudine che ti circonda in modo violento. Domande su domande… lacrime su lacrime per carpire dal vento il segreto della non sofferenza nel ritrovarsi cosi lontani. Così immensamenti lontani sotto lo stesso cielo.
E quando finisci di ferirti fino infondo, quando ti stanchi di rimanere accovacciata per terra a contorcerti, quando smetti di non captare il calore del sole e di non capire che diventa buio e brilla in cielo quella luna così bella… quando tiri su il viso bianco, rigato dal pianto, con gli occhi tumefatti dal dolore.. quando in quel secondo hai la forza di alzare di nuovo lo sguardo, sei accecato.

Dal mondo.

Da ciò che intorno è lì pronto a ridarti il benvenuto. A te che anche se non lo sai, sei inevitabilmente un po’ più forte di prima. A te che sei li in condizioni pietose e non fai altro che pensare a quella persona, come se non esistesse null’altro. Ma tutto il resto non ti ha chiuso nessuna porta. Tutto il resto è lì che sorride, pronto ad emozionarti di nuovo, ad ascoltarti, a incitarti, e infondo ad amarti, così, anche quando, sporca e assente ti ritrova in quelle situazioni. E capisci che al mondo piaci anche come sei.

Provi a spolverare via quella malinconia che brucia ancora sulla pelle… togli via le spine conficcate nella carne… asciughi le tue lacrime e incessantemente, come per vedere se sei ancora viva, chiudi e apri gli occhi.. e senti che quel vento ora ti accarezza il volto. No, non sei ancora così forte da buttare via tutto ma sulla strada, che appariva cosi fredda come un rigido inverno, dove rami secchi ti sono apparsi braccia infime che stritolavano il cuore, dove ombre scure avevano solo il suo nome pronto a rincorrerti nelle tenebre… beh ti accorgi che la neve si sta sciogliendo.

Che proprio sotto i tuoi occhi è ancora capace di sbocciare un ciclamino nel rigido freddo, che su quel ramo secco che prima era cosi pauroso, ti saluta uno scoiattolo mentre porta al riparo la sua ghianda, che quelle tenebre erano solo la notte piena di stelle, dove non c’è lettera del suo nome ma solo stelle di ricordi.

E i ricordi, ci pensi, non devono diventare il presente, né stritolarti in un magone che devasta. I ricordi sono fatti per essere raccontati, per essere rivissuti con un sorriso, per essere quello che sono: ricordi.
E riprendi il cammino, e nonostante il vuoto, ora sai continuare. Ti manca, certo che ti manca. Da morire ti manca. Ma non c’è, non è più previsto. E tu non urli più. Assapori il rumore del ruscello, giochi coi sassi a fare cerchi in quell’acque gelide… e mentre ci pensi e magari sai che stai per cadere, hai imparato a fare passare il momento, certo con quel nodo in gola che stringe… ma sai che è solo questione di dilatare le aspettative e la conoscenza di ciò che hai di fronte.

Ti fermi a scrivere, seduta, su quel pezzo di carta che fa sfogare… una parola dopo l’altra, un bacio dentro l’altro, una speranza che rincorre l’altra… ma non ce l’hai più con il mondo… scrivi per sfogare quello che hai dentro, tanto ormai hai capito che non serve a nessuno saperlo, infondo meno ancora a te stessa. Arriverai al punto in cui non sarà neanche parte del più piccolo dei tuoi pensieri. Sei così brava già così, inutile pretendere tutto e subito, quando sai già che il cuore ha poco a che fare con la ragione.
Ma devi essere felice. Per ogni passo, per ogni emozione negativa non sputata, per ogni sensazione contenuta, per saper di nuovo usare le tue mani in modo diverso e non per cercare qualcuno o qualcosa che non esiste, per sapere rispondere al tuo corpo fuori controllo, per non pensarlo più…

Per sentirti viva e speciale anche da sola.
Hai bisogno davvero di quel compagno nel viaggio? No. Ora non più.

Perché sei morta per lui e rinata per te.

Dunque si opprimente solo con te stessa nella gestione di una vita meno “pesante”; si gelosa di te stessa prima che degli altri, perché se qualcuno ti porta via da te è un tradimento enorme; si possessiva delle tue idee, dei tuoi sentimenti, del tuo essere cosi complicata, perché nessuno è uguale ad un altro e tu devi sentirti comunque speciale, sempre. Ama, incondizionatamente e sbagliando, ma ama te stessa prima di qualcun altro, perché come vedi, non sempre troverai amore dove darai amore, e se sarai capace di amarti, la tua strada non avrà divisioni da colui che ami più di tutto. Perché sarai tu. Poi verrà lui, forse tornerà, forse no, ma solo quando tu sarai in pace con te stessa. Perché ricordatelo sempre, sei morta per lui … ma rinata per te.

19 dicembre 2009

La donna? Meravigliosa!



Quando Dio creò la donna era già al suo sesto giorno di lavoro facendo pure gli straordinari.
Apparve un angelo e gli chiese:”Come mai ci metti tanto con questa?”
E il Signore rispose: “Hai visto il mio Progetto per lei?”
Deve essere completamente lavabile, però non deve essere di plastica, avere più di 200 parti muovibili ed essere capace di funzionare con una dieta di qualsiasi cosa avanzi, avere un grembo che possa accogliere quattro bimbi contemporaneamente, avere un bacio che possa curare da un ginocchio sbucciato ad un cuore spezzato e lo farà tutto con solamente due mani.”
L’angelo si meravigliò dei requisiti.
“Solamente due mani….Impossibile!
E questo è solamente il modello base?
E’ troppo lavoro per un giorno….Aspetta fino a domani per terminarla.”
“No lo farò!” protestò il signore. “Sono tanto vicino a terminare questa creazione che ci sto mettendo tutto il mio cuore…
Ella si cura da sola quando è ammalata e può lavorare 18 ore al giorno.”
L’angelo si avvicinò di più e toccò la donna.
“Però l’hai fatta così delicata, Signore”
“E’ delicata, ribatté Dio, però l’ho fatta anche robusta. Non Hai idea di quello che è capace di sopportare o ottenere”
“Sarà capace di pensare?” chiese l’angelo.
Dio rispose:
“Non solo sarà capace di pensare ma pure di ragionare e di trattare”
L’angelo allora notò qualcosa e allungando la mano toccò la guancia della donna…
“Signore, pare che questo modello abbia una perdita…”

“Ti avevo detto che stavo cercando di mettere in lei moltissime cose…
non c’è nessuna perdita… è una lacrima” lo corresse il Signore.
A che cosa serve una lacrima?” chiese l’angelo.
E Dio disse:
“Le lacrime sono il suo modo di esprimere la sua gioia, la sua pena, il suo disinganno, il suo amore, la sua solitudine, la sua sofferenza, e il suo orgoglio.”
Ciò impressionò molto l’angelo “Sei un genio, Signore, hai pensato a tutto. La donna è veramente meravigliosa”
Lo è!

Le donne hanno delle energie che meravigliano gli uomini.
Affrontano difficoltà, reggono gravi pesi, però hanno felicità, amore e gioia.
Sorridono quando vorrebbero gridare, cantano quando vorrebbero piangere, piangono quando sono felici e ridono quando sono nervose.
Lottano per ciò in cui credono.
Si ribellano all’ingiustizia.
Non accettano un “no” per risposta quando credono che ci sia una soluzione migliore.
Si privano per mantenere in piedi la famiglia.
Vanno dal medico con un’amica timorosa.
Amano incondizionatamente.
Piangono quando i loro figli hanno successo e si rallegrano per le fortune dei loro amici.
Sono felici quando sentono parlare di un battesimo o un matrimonio.
Il loro cuore si spezza quando muore un’ amica.
Soffrono per la perdita di una persona cara.
Senza dubbio sono forti quando pensano di non avere più energie.
Sanno che un bacio e un abbraccio possono aiutare a curare un cuore spezzato.

Non ci sono dubbi però… nella donna c’è un difetto:
Ed è che si dimentica quanto vale.

(ripreso da http://lavianelbosco.blogspot.com/2009/07/la-donna-le-donne.html)

15 dicembre 2009

Il Fallito



Stasera ci si domandava: chi è un fallito? Ecco cosa ne esce cercando qui e là: Il Fallito è colui che cerca di tenersi tutto dentro, cercando di reprimere qualsiasi sensazione o pensiero, per non sentirsi tale, non davanti a se stesso nè tantomeno dinanzi agli altri; è colui che benchè qualsiasi cosa gli altri possano dire non riescono a ferirlo poichè pensa 'io non l'ho fatto' o ' io non lo avrei fatto', non lo dà mai a vedere, nemmeno a tu per tu con se stesso. Il Fallito è colui che piange le sue amare lacrime ogni notte, fra rimpianti e rimorsi, dannandosi l'anima per ciò che avrebbe voluto o avrebbe dovuto fare di sè e della sua vita.

Il Fallito è colui che in questo momento non ha in mano nulla di concreto, se non i suoi dubbi e i suoi sogni.

Il Fallito è colui che non vuole il confronto, è colui che non pensa al futuro come creazione di qualcosa, è colui che scappa e dice di decidere di andarsene; il Fallito è colui che attacca senza dare motivazioni, ma che crede fermamente nella sua idea di difesa come unica e imprescindibile; Il Fallito è colui che sà di esserlo, ma che evita ogni argomento, anche con se stesso, che possa portare a tale conclusione, perchè disperatamente cerca di crogiolarsi in una visione utopica di sè e di ciò che vi è intorno; perchè ogni qualvolta affiora nella propria mente la sola idea di ciò che si è e di ciò che la propria vita stia diventando, o sia già divenuta, ecco l'attanagliamento allo stomaco e lo scivolone che affiora.

Il Fallito è tutto questo. Capire di essere un Fallito è un processo del tutto difficile, un percorso estremamente arduo, non solo per la mente, ma anche per il corpo e la coscienza. Meno male che non mi sento tale. :)

13 dicembre 2009

Il "viandante" nella sua connotazione auratica.



Egli è un avventuriero dello spirito, un essere che va alla ricerca di sé stesso, o meglio dell'indefinibile, di ciò di cui una lontana eco del proprio animo rende certi dell'esistenza, ma che sfugge ad ogni più rigorosa disamina razionale. Quasi sempre a piedi, quasi mai a cavallo, il fine e non il mezzo; di chi giace per una notte sotto un riparo di fortuna, ben sapendo che ciò non è, nè è desiderato, per sempre; che il giorno successivo il cammino dovrà riprendere, lungo prati verdi, colli boscosi, radi villaggi annunciati da campanili appuntiti, sotto cieli sempre mossi, sempre spazzati dal vento, talvolta plumbei ed ostili; talvolta in compagnia, ma più spesso da soli.


L'uomo in cammino con bastone e mantello che cerca sé stesso, esiste e vive dunque immerso, congiunto alla natura, ma non necessariamente si tratta di una natura ostile; al contrario, essa può anche essere il campo in cui si esprimono e si realizzano i disegni del Divino..


Su tutte le vette è silenzio,
dalle cime degli alberi odi
appena un sospiro.
Gli uccellini tacciano nel bosco.
Attendi, solo: presto riposerai anche tu.

Consigliando

Consiglia di imparare ad essere meno stronzo. Già sarebbe una grande cosa. E tutto molto molto più facile.

12 dicembre 2009

E tu, chi sei?


Ora in realtà, io non so nemmeno chi tu sia. Estraneo agli occhi, estraneo al cuore, estraneo a quei ricordi di qualcuno forse mai conosciuto -poco- neanche prima..... il dolore? cos'è il dolore quando ci convivi? Ormai un vestito immaginario o una cicatrice indelebile da ammorbidire ogni tanto.... e mentre ancora talvolta rischio di cercarti, sorrido di nuovo pensando che quella goccia di rugiada sia, ora, una lacrima di gioia... :)

04 dicembre 2009

Vuoi conoscermi un po’ di più? Allora ascoltami: partiamo dalla sua morte



Non ho mai pensato di essere forte. E forse questo è stato uno degli sbagli principali. Non ho mai pensato di essere speciale, e questo è stato uno dei secondi sbagli più grandi.

Mi dicono di vivere, di sorridere. Non sanno che in realtà, forse, so anche farlo più di loro. Lorenzo avrebbe 6 anni l’8 dicembre. Lorenzo era mio figlio. Lorenzo è stato il sogno di ogni donna quando sente che è ora di essere madre, di completarsi con quella parte mancante. Cercato e voluto per tre lunghi anni. Lorenzo è morto il 1 gennaio. A capodanno, si. Quando si tirano su ancora i cocci e i rimasugli dei botti, quando tutti festeggiano il 2004 che arriva e tu sei in uno stanzone gelido di un ospedale.

Ventiquattro giorni di terapia intensiva neonatale. Il Natale del 2003 è stato Natale anche per me. Volete sapere il motivo? Perché l’ho preso in braccio per la prima e l’unica volta. Pieno di tubi. Immobile per non rischiare di strappagliene neanche uno, perché avrei potuto staccargli l’ossigeno… quando avevano già detto che non ci sarebbero state speranze. Sarcastico no?
Le malattie genetiche sono un ciclone. Quando ne sei investito il mondo non è più lo stesso. Perché prima non ne sai nulla, perché dopo, non hai inesorabilmente scampo nella tua conoscenza. Hai solo la libertà, nel sapere, di provare ad affrontarle.

Per molto tempo le lacrime sono state un fiume. Ma sono qui a raccontarlo, dopo 6 anni ho deciso di farlo. Quindi.. forse ho saputo sorridere, tutto sommato, e vivere più di altri. Quindi sono anche serenamente al bivio di “spiegare” a chi mi dice che non ho voglia di vivere o di sorridere o che sono sempre arrabbiata, che l’apparenza non è sempre quella giusta, che la prima lettura non è sempre quella giusta, che dietro a delle frasi ci sono mondi nascosti. Sta a chi legge andare oltre.

Dunque amo… si certo. Magari amo proprio te che mi stai leggendo… Amo coi miei limiti, con le mie paranoie, con le mie delusioni. Con quegli occhi trovati che non ti vogliono o che tu non vuoi per tutti i motivi più assurdi della vita. Scrivo frasi d’amore. L’amore è alti e bassi, l’amore è illusione. Ma la parola illusione come mi ha raccontato una persona molto importante, ha diversi significati in diverse parti del mondo. Soffro, si soffro per qualcuno. Qualcuno per cui, a volte, anche sorrido.

A volte voglio andare, a volte voglio stare. A volte ho voglia di nutella, a volte ho solo voglia di continuare a piangere, a volta ho voglia di far casino, altre volte ho voglia di scrivere e parlare di sesso. A volte vorrei solo lui, a volte lo ucciderei. A volte lui diventa loro o lei. L’amicizia, l’amore, il lavoro, le cazzate…

Ho deciso di usare FB per quella che sono. Un casino. Si, sono un casino. Non tutti sanno, non tutti capiranno, non tutti avranno voglia di ascoltare. Nessuno è obbligato a tenermi come contatto se non ha voglia di leggermi. Ho creato amicizie perché questa sono. Chi ha avuto voglia è stato triste insieme a me, chi ha avuto voglia mi ha dato consigli, chi ha avuto voglia ha saputo ridere con me. Ma questa sono io. E alla fine il mio casino mi piace. Perché vivo tramite emozioni, perché avrò qualcosa da raccontare.

Molti hanno dimenticato. Molti non vogliono capire, molti faranno fatica a capire. Alcuni saranno con me in quei giorni, altri passeranno. Sono scelte. Io ho iniziato a saper scegliere. Ma sono costantemente un fiume. Calmo o violento, a seconda del momento. Ho perso tutto quell’anno, ho perso anche me stessa, credetemi. E gli anni passano solo per affievolire il dolore, talvolta per saper ponderare meglio le cose.

Tutto il resto rimane uguale. Anche amare in modo sbagliato e continuare a stare male, a volte. I problemi veri sono quelli. I problemi normali ci sono tutti i giorni e non è così semplice sempre paragonarli e capire dove stia l’errore. Perché alla fine hai scelto solo di vivere.
Molti mi hanno voluta cambiare, secondo loro in meglio. Che ci siano riusciti o no, ci hanno provato. Io ho sempre rispettato chi ho di fronte. Con le sue positività e con le sue negatività. Talvolta i viaggi si incontrano e proseguono insieme, talvolta no.
Ma si può ancora scegliere. I sentimenti sono l’unica cosa certa nella vita, perché ahimè, non si possono scegliere. Tutto il resto si.

Questo è il mio viaggio. Ora chi ha voluto, mi conosce un po’ di più, molto di più.

“La conoscenza è libertà.”

Si perché conoscendo, sai anche chi hai di fronte o a fianco, e vi assicuro, non è cosa da poco. :)

26 novembre 2009

A volte la vita è incredibile

Ho passato la serata su YouTube a vedere video e ho fatto ricerche specifiche. Mi sono soffermata su un video l'ho visto e rivisto... Ma poi ho deciso di non sharizzarlo xchè troppo legato a una persona ormai lontana da me... E il destino? Ha voluto Che lo trovassi dopo poco... Come e dove non sto a spiegarlo... Ma lo stesso pensiero, lo stesso soggetto prendeva in qualche modo forma. E io non ho parole... Ha un significato? Non so per voi ma a me vengono I brividi e fondamentalmente me li godo tutti quanti. Quando si dice Che certe cose sono troppo tue, Che certi segni arrivano, Che è bello viverli senza interpretarli... Beh stanotte va cosi e io godo dell'alchimia Che si respira nell'aria... Tutta cosi semplicemente e magicamente Mia !!!

11 settembre 2009

A volte la chiamano adrenalina

Quella fu una di quelle serate in cui riflettere. E come sempre, come ogni volta, quasi alla stessa ora che sembrava calcolata, si ritrovava sola con se stessa e i suoi pensieri. O meglio, voleva ritrovarsi così.

Le giornate di lavoro erano intense, poi la casa, tutte le routine solite e finalmente un pizzico di se stessa. Quanto le piacesse non lo sapeva ma erano giorni, se non ormai mesi, che lo specchio dell’anima faceva capolino e tutto sommato non voleva scappare da quella instabile condizione.

Cosa c’era di cosi forte a cui pensare? Molte, troppe cose erano paesaggi freddi e strade tortuose nella sua vita da scorrere … talvolta come semplice spettatore, talvolta come regista. Ma pur sempre, forse, troppo coinvolta. Non le erano mai scivolate addosso le situazioni esterne e spesso aveva invidiato chi lo sapeva fare, ma alla fine tutto sommato, ne aveva tratto la conclusione che si piaceva così, non indifferente.

Anche se non era proprio facile così, perché ogni volta, si scontrava anche con la sua indomabile preoccupazione che sfociava troppe volte in ossessività. Anche senza volerlo. Eh … quante cose non avrebbe voluto fare o avrebbe voluto cancellare …. Quante frasi, quanti sguardi, quante emozioni vissute sul filo di lana stupidamente. Ma ne valeva la pena di cancellarle?

Forse semplicemente no. Perché quando le vibrazioni esistono … chi ti può dire che non ne è valsa la pena viverle seppur sbagliate? L’ultima cosa in cui credeva era che una vita piatta e monotona, vissuta nella tranquillità delle certezze assolute, fosse la cosa giusta. 

No, non poteva esserlo dopo aver pianto così tanto per poche sue parole dette con quel tono rigido, austero … E no, non poteva esserlo se ripensava ai suoi sorrisi così pieni di battiti d’ali di gabbiani, dove poteva vedersi il riflesso delle onde al tramonto, quando i colori si fondono e il mare diventa una tavolozza di acquerelli consumati, mischiati, sfumati, uno dentro nell’altro, come a respirarne le infinite tonalità …

Come avrebbe potuto pensare che quelle rassicurazioni che tanto aveva cercato fino ad allora, l’avrebbero resa “stabile?”. Era proprio quell’incertezza piena di vita protratta verso l’incognito, che infondo le permetteva di scontrarsi con il suo cuore e la sua anima. E i giorni di pioggia, alternati a lampi di sole … si … quelli erano quella che si potevano chiamare vita. A volte troppo dura, quando il macigno sulle spalle ti schiacciava, quando il burrone ti cingeva le caviglie e non riuscivi  a uscirne.. avete presente Sulla soglia dell'eternità di Vincent van Gogh

Ecco, solo chi ha provato, sa come definirla e conosce la forza impressionante di quella condizione. Non si può spiegare, è impossibile. Ma a volte così meravigliosamente intrigante, sensazionale, da lasciarti preda solo di aprire i polmoni e sentirne i profumi. Un suo gesto, un suo sguardo, un suo tocco leggero … e la pelle che si sveglia, si contorce … lo stomaco che si chiude non per rifiutare ma per non lasciare scappare nulla … a volte la chiamano adrenalina. 


Non le piaceva troppo come termine, ma l’effetto poi alla fine, era proprio quello. E non le importava se non aveva capito perfettamente il senso di tutto ciò ma sapeva, chissà per quale strana ragione, che anche se la strada presa non sarebbe stata quella giusta, avrebbe comunque avuto ricordi  da raccontare. 

E forse, pochi rimpianti da dimenticare ….

09 settembre 2009

Fiaccolata @Milan contro l'omofobia


Ok, the day after. Ci sono andata, ero là con chi ha organizzato e voluto partecipare alla fiaccolata contro la violenza gratuita a Milano.
A dire il vero, non sono abituata a partecipare a queste cose, anzi, diciamo che non lo sono mai stata, ma questa volta l’ho voluto fortemente.
Perché la violenza gratuita contro persone, animali, sentimenti, ideologie, natura… sta aumentando in modo esponenziale e non se ne può più direi. Ho un figlio e questo, da mamma, mi permette di capire che vorrei insegnarli il rispetto per tutto ciò che deve essere vissuto nel migliore dei modi.
E non mi riferisco al fatto che un domani mio figlio si possa innamorare di un uomo… ma che non faccia del male anche solo attraverso battute di cattivo gusto, verso chi ha scelto (che poi si può dire che è una scelta? Credo sia una situazione spontanea…) di amare in un altro modo. Soprattutto non insistere e non umiliare.

Perché noi poveri bigotti siamo sempre stati pronti a puntare il dito. O meglio gli altri. Perché io ho voluto “sfanculizzarlo” quel dito puntato, quelle paure che mi hanno inserito nella testa da piccola verso chi è gay o lesbo, quel “non è così, non è giusto”.
Io c’ero. Ho trovato amici e colleghi, verso i quali mai si è parlato di come e di chi si ama, perché si è semplicemente cosi, senza mettere etichette. Alla fine un abbraccio è un abbraccio, un bacio è un bacio e l’amore? Beh anche quello è in diverse forme: dall’amicizia, al sesso, ad una vita insieme… non sono pur sempre forme diverse d’amore?
Ieri sera non ci sono state interferenze. Tutto è stato ricco di significato ma nessuno show né attacco da parte di qualcuno controparte. Un corteo “importante”, fatto da persone “normali”. In mano molte candele e bandiere legate. Una passeggiata per dire no alla violenza soprattutto, quella gratuita. Si sono sentite battute, chiacchiere, sorrisi e in chiusura un grande applauso, come a sottolineare la forza di chi fosse proprio li, in quel momento.
Mi  piaciuta, molto. L’ho sentita, ancora di più. Ero con chi stavo bene. A parlare di cose serie, e a ridere di cazzate. Ho incontrato famiglie, uomini in giacca e cravatta, ragazzi con la maglietta heavy metal sfilare in corteo.
Io etero e loro no. O loro gay e lesbo e io no?

07 settembre 2009

La "mia" libertà


Era un periodo così, di quelli che tutti sanno definire come “difficili”. Che poi a dirla tutta non ho mai amato generalizzare. Era un periodo così. Di quelli in cui tutti ti danno fastidio, in cui cerchi comunque un appiglio per tentare di sorridere e che poi trenta secondi dopo, ti accorgi che non ne hai proprio voglia.

Uno di quei periodi in cui la mente viaggiava solo verso una cosa o una persona, in cui non trovavi quello che volevi, a saperlo poi cosa volevi veramente. Uno di quei periodi in cui il vento dei cambiamenti comunque ti sorprendeva e ti ritrovavi a essere involontariamente o no un’altra.

Ho sempre avuto paura del buio. Si, proprio come i bambini… non so cosa ci ho sempre trovato di così terrificante… ma il non sapere, l’incognita di una spiacevole sorpresa ha sempre fatto si che comunque andasse, ci fosse una piccola luce a tratteggiarmi i contorni. Ecco, in quel momento, in quei giorni, il buio invece mi coinvolgeva a tal punto da richiederlo. Spegnevo tutto e appoggiavo la testa chiudendo gli occhi. Era una liberazione… note leggere colmavano la sensazione di svuotamento che si librava leggera nella mia testa, come a cancellare, o meglio a chiudere nei vari cassetti ordinatamente (e non sono ai stata ordinata) tutto ciò che durante il giorno passava attraverso i miei occhi e la mia anima.

Scompartimenti, li chiamano. Respiro, lo chiamavo io. Un respiro forte, di distacco dal dolore, da quell’incomprensibile situazione di malessere noioso che mi aveva coinvolta. Il posizionare in modo irrazionale l’irrazionale, mi faceva sentire quasi a posto con me stessa. Poi certo, c’erano persone a cui era legato un valore diverso… qualcuna più importante, da togliere il fiato se non andava bene e qualcun’altra che aveva preso strade diverse dal mio io.

C’è chi mi ha detto che dovevo crescere, chi non mi riconosceva più perché ero cambiata, chi si è allontanato per uno screzio o chi viceversa, si è avvicinato di più di prima. Non so cosa realmente fosse, sapevo di fare male e bene contemporaneamente, credevo di sapere che percorso seguire e poi mi ritrovavo perennemente a giustificarmi davanti allo specchio per i mie errori. Ma tutto sommato era quello che volevo. Essere così, con i miei sbagli, le mie parole dure, e le mie dolcezze nei confronti di persone forse sbagliate. Sapevo che un giorno, magari, me ne sarei pentita. Ma la cosa più vera… è che non mi importava.

Avevo solo voglia di vivere.

E stavo vivendomi per la prima volta. Sentivo quel vago profumo di libertà e personalità che per anni avevo accantonato, infondo rimanendo sempre “una brava ragazza”. E alla fine questo mi faceva pensare di essere proprio l’opposto. Ma non si dice solitamente che essere cattiva o fuori norma è combinare qualcosa di davvero grave? Era davvero grave provare a viversi? Certo, le domande venivano una dietro l’altra. C’erano giorni in cui provavo a rispondere e giorni in cui il foglio rimaneva completamente bianco, con quel menefreghismo legato a quella falsa invincibilità temporanea..

Amavo rifugiarmi all’aperto, seppur su un semplice e anonimo balcone. Guardai per molte sere quel cielo di fine estate pieno ancora di stelle. Avevo grandi alberi a fianco a me e dal tramonto passavo al buio della notte. Alle tre ero capace di essere ancora li, a respirare aria, a respirare me. A volte in silenzio, a volte con la musica sotto, a volte parlando, con chi, era indifferente. Ricordo ogni singola serata così, mi riempiva l’anima, in ogni angolo, in ogni anfratto.

Mi perdevo talvolta nei pensieri e ripercorrevo voci, attimi trascorsi, sensazioni, emozioni… ridevo e piangevo… ero tasti di un pianoforte suonati da un musicista pieno di amore per la sua donna. Un insieme di note bianche e nere. E mi lasciavo cullare dalle sue dita… completamente in balia di quella musica. Non ricordo quanto durò quel periodo, non so se sono mai ritornata la stessa di prima.

Ho incontrato sulla mia strada persone che mi hanno cambiata, legata, buttata, ma ad ognuna il mio pensiero è ancora legato, perché tutte, infondo, mi hanno regalato quell’attimo di libertà e di introspezione che mi ha permesso di rafforzarmi. E di essere parole in libertà nel raccontare tutto ciò. Non so se il mio grazie gli arriverà mai, ma i loro nomi saranno sempre impressi in quel buio che ora, non mi fa più paura.

05 settembre 2009

Dire addio... e non riuscirci...


Decise di dirgli addio, in qualche modo, ma sapeva perfettamente che non sarebbe riuscita a farlo guardandolo in quegli occhi. Infondo era l’ultima cosa che voleva fare, ma ormai era diventata una questione di sopravvivenza.

Avrebbe voluto scrivergli una lunga lettera, di quelle che senti ancora l’odore dell’inchiostro, di quelle con gli errori cancellati con un pastrocchio, ma si sentì vecchia… e decise che forse una mail alla fine era il modo più veloce ed indolore per lei e forse per lui, che avrebbe potuto fare un semplice “elimina”.

Come lei voleva provare a fare con lui. Si sa quando l’affetto alla fine è capace di fare male… alla fine ti rimane solo la parola addio. “Nuova mail”. Eccolo li quel foglio bianco virtuale sul quale avrebbe potuto scrivere di tutto, essere chiunque e soprattutto non far vedere quelle lacrime che solo al suo nome scendevano lente e inesorabili. Non poteva farci nulla, era così forte quel magone, che ogni volta si ritrovava a confrontarsi con una mare di sentimenti così contrastanti da sfociare sempre nello stesso modo, investita da quell’impotenza così viva da stringerle la gola.

Cercò un attacco ma le prima parole che scrisse furono “Hai saputo fare solo male”, non trovava altro, nulla di meno diretto. Cercò di staccarsi dal suo io, dal suo dolore, cercò di essere, per una volta “dura”. E iniziò piano a piano a sfogarsi, mentre le dita sempre più vorticosamente picchiettavo su quella tastiera.

Hai saputo fare solo male. Hai disfatto e creato a tuo piacimento. Hai buttato via quando ti è parso. Hai accusato, chiesto scusa e poi cancellato tutto, anzi peggio...sei diventato un’altra persona senza dare spiegazioni. Solo pochi giorni che era tornato il sole...ma dimmi, ti prego dimmelo, perchè ora sto davvero male... che cosa ho fatto di sbagliato per conoscerti?

Quando è stato cosi per te, è stato cosi e basta. Ma cosa credi che non si è capito che la tua rabbia è sempre stata rivolta a me? Se sparito da ogni minimo contatto, il tuo sguardo e il volto sono stati peggio di lame taglienti... hai creduto di essere l'uomo mascherato e che nessuno abbia visto?

Tutte bugie… cose dette che mi sembravano vere, piene di sentimenti contrastanti....e poi sei riuscito a buttarmi dalla tua vita un'altra volta. Ti ho chiesto aiuto un'ultima volta, non me lo hai dato, neanche mi hai considerata.

Dimmi, mi odi a tal punto o questo succede perchè infondo mi vuoi bene?

Spero, un giorno, (e solo chissà chi, mi fulmini per quello che sto per scrivere) che qualcuna ti massacri più di quello che sai fare tu, di più e ancora di più, anche se lo ritengo impossibile che qualcuno possa fare peggio. E che tu ti ritrova di fronte all'impotenza più assoluta come quella che sai dare… dove le cicatrici non passano... dove forse, capirai che male sai fare.

Non è servito nulla seguire il percorso. E' servito ad essere qui ancora una volta a piangere... Hai di nuovo deciso che io non valevo nulla e quest’ultima volta non posso continuare (e sinceramente non ce la faccio) a cercare un modo per rialzarmi dopo che mi hai uccisa ancora.

Che cos'è?...Ho avuto la capacità di emozionarti? Di farti arrabbiare cosi tanto con te stesso da dovermi escludere? O forse sei riuscito a volermi bene davvero e hai avuto paura? O hai preferito scappare da chi, anche in un’altra parte del tuo mondo, ha tentato di riuscire a capirti? Fosse stata solo una infinitesimale parte cosi, anche se nelle fantasie, allora sarei riuscita a non sentirmi il nulla, di non sentirmi in errore perennemente.

Tanto ormai, e questa mail ne è la prova, sono morta dentro e forse ho finito anche le lacrime, chi se ne importa di tutto, del mondo e del resto. Me ne andassi in questo momento… mi mancherebbero solo i tuoi dolci occhi, così dolci in alcuni momenti, quelli che infondo voglio permettermi di ricordare.

Ma chi sei stato se non solo un semplice uomo come tutti gli altri? E io non posso continuare a morire per te, ogni singola volta, anche quando non è stata colpa mia, ma solo cattiveria.

E tu li sempre imperterrito con il tuo modo di essere, a calpestarmi. Ad avermi escludo dalla tua vita ogni qualvolta tu ne abbia sentito la necessità. E sei stato li con la tua maschera anche di fronte alla persona che stava sanguinando per te.

Avrai un altro cartellino con il numero sulla coscienza. E' quello che hai sempre voluto no? Non sei felice e libero finalmente da me? Tira pure il fiato ed esci dai tuoi dubbi... il mondo ti aspetta e ti amerà come ha sempre fatto. Io sono l'errore, anzi forse mi sono data anche troppa importanza... che stupida che sono stata..

Sai cosa ti dico? Ogni tanto, solo ogni tanto, prova a lottare anche tu per avere o tenere le persone a cui vuoi bene, non massacrarle e basta.

Ma tanto alla fine, sono solo parole buttate, nessuno è mai stato indispensabile per te....”

Le parole ebbero fine nel momento stesso in cui l’ultima goccia cadde sulla tastiera. Rilesse velocemente quella lettera… Trovò qualche errore, cambiò qualche frase… Le bastava solo fare “invia”. Si accese un’altra sigaretta.

Passarono giorni da quella mail. Rimase nelle bozze per lungo tempo e forse ancora oggi non è stata spedita. Non ci riuscì a dirgli addio, se non in quell’angolo nascosto del cuore dove ognuno ha la sua parte più forte. Perché è vero che fa male, fa cosi male da morirne…ma lei non era così, non riuscì ad essere così forte. Avrebbe provato prima a crescere, a cercare un altro percorso, a tentare di far si che tutte quelle lacrime diventassero acqua per dissetarsi e non simbolo di dolore.

Avrebbe provato a capirlo, a sentirne il profumo senza perdersi, ad amarlo così… sentendo il vento sul viso che quando meno te lo aspetti sparisce o diventa un tornado, portandoti via. Avrebbe messo in conto che il destino può essere tutto o niente e che non si può decidere per lui. Chiuse la mail e guardò il cielo, con quel nodo in gola che non andava via…

...ma non riuscì a dirgli addio.

31 agosto 2009

Quella notte...


Si trovò distesa a faccia in su. Il buio l'avvolgeva, ma quella luna così piena le dava una sensazione di calore così straordinariamente tranquillizzante. L'erba era umida e il suo corpo iniziava a sentire quell'umidità entrargli dentro lentamente, dritta alle ossa. Non si ricordava che ore fossero, nè tantomeno in che luogo fosse.

Da lontano si sentivano vaghi rumori indefiniti. Di fianco gli alberi erano scossi da un vento leggero... vedeva a malapena le foglie inarcarsi da quel vento leggero che sfiorava anche le sue labbra. Era sola. Sola in quel mondo che non riconosceva. Ebbe paura, solo per un attimo. In realtà si sentiva così circondata da quella malinconia profonda, che rimase ferma e immobile distesa a faccia in sù.

La mente circumnavigava le situazioni, i ricordi riaffioravano lentamente come fumetti nell'aria e il cielo sembrava un foglio su cui appuntare note a caso, parole una di seguito all'altra, forse senza senso o forse chiave di una vita o semplicemente di un momento.

Quello strano silenzio così intenso, cosi immensamente tangibile le sfiorò gli occhi, chiusi un istante per nascondersi dietro alle lacrime che lente, inesorabili iniziarono a scendere e a fondersi con la rugiada che precede l'alba. Si sentì libera... mai come allora. Sola, troppo forse, ma libera anche da se stessa.

I muscoli ebbero un brivido e inizarono a distendersi dopo essere stati cosi contriti... le palpebre si aprirono lentamente dando fiato a quel vento che cercò di spazzare via il dolore, la tristezza, il gusto acre del fumo dell'ultima sigaretta... il cuore non si regala a nessuno, si impresta qualche volta... era scritto lassù, con quel filo sottile del pensiero che si snodava tra le stelle... i capelli sul viso sembravano una coperta, calda, avvolgente, per nascondersi al mondo.

Passarono attimi, forse ore. Freddo, caldo, ancora più gelido, ancora più bruciante. Il corpo da una parte e l'anima che girovagava a piedi nudi sull'erba... Chiuse di nuovo gli occhi... non sa per quanto tempo... non ricorda... li riaprì lentamente... pennellate di colore sfidavano il cielo, quel cielo fino a poco tempo prima cosi profondo come i suoi occhi.

Era l'inizio di una nuova giornata, forse di una vita, il momento del riscatto. L'alba venne così, tendendole la mano. Le lacrime erano diventate solo rugiada. Le gambe, le braccia, il cuore, ripresero piano piano le loro funzioni. Riuscì a muoversi come d'incanto, persa in un dolce incantesimo di quel sogno ormai lontanissimo. I piedi sentirono i fili d'erba, i capelli si scostarono dal viso e le mani toccarono quella terra cosi viva, che si era presa in carico tutta la sua tristezza, la sua angosciante debolezza...

Si rialzò e vide alberi magnifici pieni di colori, in lontananza un ruscello che sgorgava acqua limpida e fresca, piena di ardore nel suo rincorrersi tra sassi ormai consumati dalla sua foga, un piccolo pettirosso cantava le sue avventure lassù, su quel ramo che sembrava porgersi ai raggi del sole. Rimase un po' a rimirare quella meraviglia che fino a un attimo prima gli era sembrata la sua tomba.... Si volto verso il cielo. Quella luna, unica luce di quella notte era un leggero e impalpabile disegno a carboncino... La vide sorridere.. sorrise anche lei, così, senza pensarci… e si sentì bene, meravigliosamente bene…

29 agosto 2009

Cercami (Renato Zero)

Quando si cerca una canzone che parla....


Cercami
come quando e dove vuoi
cercami
è più facile che mai
cercami
non soltanto nel bisogno
tu cercami
con la volontà e l’impegno...reinventami!
Se mi vuoi
allora cercami di più
tornerò
solo se ritorni tu
sono stato invadente
eccessivo lo so
il pagliaccio di sempre
anche quello era amore però...
Questa vita ci ha puniti già
troppe quelle verità
che ci son rimaste dentro...
Oggi che fatica che si fa
come è finta l’allegria
quanto amaro disincanto...
Io sono qui
insultami,feriscimi
sono così
tu prendimi o cancellami...
Adesso si
tu mi dirai che uomo mai...ti aspetti.
Io mi berrò
l’insicurezza che mi dai
l’anima mia
farò tacere pure lei
se mai vivrò
di questa clandestinità per sempre...
Fidati
che hanno un peso gli anni miei
fidati
e sorprese non avrai
sono quello che vedi
io pretese non ho
se davvero mi credi
di cercarmi non smettere no...
Questa vita ci ha puniti già
l’insoddisfazione è qua
ci ha raggiunti facilmente...
così poco abili anche noi
a non dubitare mai
di una libertà indecente
io sono qui
ti servirò ti basterò
non resterò
una riserva, questo no...
Dopo di che
quale altra alternativa può...salvarci!
Io resto qui
mettendo a rischio i giorni miei
scomodo si
perché non so tacere mai...
Adesso sai
senza un movente non vivrei..comunque.
Cercami...cercami...non smettere

26 agosto 2009

Il sogno della luna


Si forse è vero... la luna si era innamorata del sole ... piano piano senza volerlo aveva fatto danni, era stata ossessiva in quelle notti in cui le stelle le davano sicurezza, quell'ossessività dettata da quello strano sentimento che spazza via spesso la ragione e cede il posto a un'attenzione che diventa troppo "visibile" , nonostante il buio della notte. Non ne aveva mai fatto un segreto però che si cibava dei raggi del suo sole. Che tentava di riscaldarsi sulla loro scia….

Non visse da sola in quel periodo. Il sole la appoggiò, esattamente con la stessa non volontà con cui lei non voleva innamorarsi. Si dissero mille cose alzandosi al mattino e salutandosi prima di andare a dormire mentre si davano il cambio nel cielo, a volte stupide, a volte importanti, spesso importanti. Si raccontarono di loro, tutto ciò che riuscivano e che volevano. Frasi che non potevano essere fraintese. Erano cosi e basta.

Mentre il tramonto li circondava si sprecarono gesti, attenzioni, emozioni semplicemente sfiorate. No, non potevano abbracciarsi il sole e la luna, infondo erano cosi distanti.... Ma il sole scriveva note solo per lei tra i colori brucianti del suo saluto al giorno e la luna li leggeva con lacrime di luce ogni volta che saliva fiera in cielo. Pensava a lui durante la notte, alla bellezza e alla magia di rincontrarlo ogni mattina, anche solo per un secondo...

Il sole guardava la sua linea dolce e morbida durante quella calda estate, li vicina, quando ancora la sua forma non spariva per intero e bianca e trasparente la vedeva e pensava di poterla prendere per mano anche solo per sapere che lei gli era accanto.

Forse non si sfiorarono mai ma si rincorsero per mesi , finchè un giorno strano, la luna ebbe solo il tempo di chiedergli: "perchè sei qui ad aspettarmi, sei qui con me. Cosa posso darti io sole? Tu immensità del giorno, aspettato da tutti, con la tua immensa conoscenza e il grande amore che ti circonda? Io vivo nel buio, mi sento piccola, inadeguata... vivo quando la maggior parte delle persone dorme..."

Il sole si chinò leggermente e con tono sinuoso rispose: "se sono qui con te, un motivo ci sarà" e scomparve davanti a gli occhi umidi della luna che si sentì in qualche modo abbracciata da quelle parole senza un vero senso infondo. Ma una vibrazione li attraversò nel silenzio che subito dopo li circondò... il sole non era li ma era come se lo fosse... complementare a lei. La luna chiuse gli occhi mentre da lassù cercò delle motivazioni, ma poi si disse che tutto sommato, quelle parole le diedero quella forza di non sentirsi inadeguata.

Si perse di nuovo dietro a quel sole, a quel rapporto così grande per lei e costruito giorno dopo giorno, vissuto di attimi, di sguardi, di abitudini ricambiate. Di nessun altro. In cuor suo cercava di trattenersi, sapeva che il sole non avrebbe mai potuto darsi a lei, lei cosi lontana, così mai “completa”, cosi fragile… ma non riuscì a colmare quel sentimento che cresceva insieme al loro viversi così, in quel modo cosi assurdo e cosi immensamente loro.

Gli alberi, gli uccelli, le stelle stavano a guardare e vociferare. Ma cosa importava finchè si sentivano intoccabili? Finchè l’alba e il tramonto erano il loro abbraccio?

Un giorno il sole fu coperto da nuvole grandi e scure. La luna non riuscì a salutarlo, a sfiorare i suoi caldi raggi… si senti persa… lo chiamò con tutta la voce che ebbe in corpo. Ma una pioggia sottile fu l’unica risposta che arrivò.

Dapprima leggera divenne un temporale… al posto dei suoi caldi raggi ci furono fulmini, al posto delle sue parole mai dure, sempre sottovoce, tuoni che spaccavano il cuore… al posto del suo sguardo di luce, il buio… Sperò di non dover andare a dormire, rimase nel cielo nascosta ma lui non venne, non apparve per tutto il giorno, senza dire nulla, senza lasciare note o messaggi. Se ne andò cosi da lei…

Il dolore fu cosi forte che il giorno dopo il sole arrivò ma lei se ne andò prima, sperando di avere ancora una vola un suo sguardo, di risentire quell’alchimia… ma lui non la cercò.
La luna lo guardò da lontano… diventò piccola piccola… aveva mille cose da dire, ma sapeva solo piangere.

Quella notte cercò di nascondersi dietro le stelle, si coprì di un manto scuro e pianse tutte le sue lacrime: stelle cadenti brillare nel cielo se ne videro molte. Tutti pensarono ai loro desideri, ognuno ne aveva almeno uno… erano un dolore forte e persuasivo che si prolungò per giorni… giorni in cui tutto si spense… quelle lacrime brillanti, erano in realtà il sogno che la luna perse…

24 agosto 2009

13 LÍNEAS PARA VIVIR


1. Te quiero no por quien eres, sino por quien soy cuando estoy contigo.

2. Ninguna persona merece tus lágrimas, y quien se las merezca no te hará llorar.

3. Sólo porque alguien no te ame como tú quieres, no significa que no te ame con todo su ser.

4. Un verdadero amigo es quien te toma de la mano y te toca el corazón.

5. La peor forma de extrañar a alguien es estar sentado a su lado y saber que nunca lo podrás tener.

6. Nunca dejes de sonreír, ni siquiera cuando estés triste, porque nunca sabes quién se puede

enamorar de tu sonrisa.

7. Puedes ser solamente una persona para el mundo, pero para una persona tú eres el mundo.

8. No pases el tiempo con alguien que no esté dispuesto a pasarlo contigo.

9. Quizá Dios quiera que conozcas mucha gente equivocada antes de que conozcas a la persona

adecuada, para que cuando al fin la conozcas sepas estar agradecido.

10. No llores porque ya se terminó, sonríe porque sucedió.

11. Siempre habrá gente que te lastime, así que lo que tienes que hacer es seguir confiando y sólo ser más cuidadoso en quien confías dos veces.

12. Conviértete en una mejor persona y asegúrate de saber quién eres antes de conocer a alguien más y esperar que esa persona sepa quién eres.

13. No te esfuerces tanto, las mejores cosas suceden cuando menos te las esperas.

Recuerda:
"TODO LO QUE SUCEDE, SUCEDE POR UNA RAZÓN"


Perdonatemi se non la traduco, ma in spagnolo hanno tutta un'altra melodiosità.

18 agosto 2009

Impara ad amarti e a odiarti


Un pianoforte in sottofondo... le note che ti cullano dolcemente anche se provengono da un video di Youtube. Certo, altre sensazioni averlo davanti, sentire il battere leggero dei tasti, guardare le mani danzare, il corpo contrarsi, la testa cullarsi e seguire, a tratti arrabbiata, incalzante, la musica.

Ma bisogna accontentarsi.... "Oltremare di Enaudi" ecco quello che sto ascoltando. Sconosciuto fino a ieri, fino a quando un mio amico lo ha pubblicato su Fb. Grande mezzo di conoscenza, nonostante tutto. L'ho sentito ieri sera, stamattina e ancora ora... e lo risentirò, lo riascolterò ancora...

Non sono un "tecnico del suono" nè tantomeno un'esperta di musica... io posso solo indicare quello che mi fa venire i brividi, che mi permette di perdermi nei miei sogni, di creare il mio testo su note che volano leggere. Qui non ci sono parole, solo un movimento su cui sdraiarsi con la mente e lasciarsi cullare. Un viaggio attraverso la memoria, i ricordi, ma anche verso le nuove speranze. Un viaggio verso quel posto lontano, Oltremare, dove forse i sogni sono la realtà.

E se chiudi gli occhi e ascolti, semplicemente ascolti (oddio da quanto in effetti non mi capitava) ci arrivi laggiù... riesci a sfiorare con le dita il tuo sogno, come accarezzare ali di farfalla. Dove non esistono confini, dove non esistono paranoie ma solo tu. Tu con i tuoi difetti, le tue sensazioni, le tue emozioni, le tue limitazioni. Ma dove il corpo non è più un ostacolo, perchè la mente, l'aria, le vibrazioni sono quelle che hanno potere. Che meravigliosa sensazione!!!

E ti senti viva come non mai... e sai benissimo che non sei salita sul treno delle illusioni perchè sei solo li con gli occhi chiusi e persa dentro in un volo con la mente, il cuore e lo stomaco (i tre elementi di ogni forma d'amore... il razionale, l'irrazionale, l'impulsività) per cui sai benissimo che quando li riaprirai avrai solo vissuto bene per poco tempo. Ma quanto valgono cinque minuti cosi rispetto a una giornata di insicurezze e disillusioni? E quanto ne esci carica per vedere di nuovo in positivo?

Ascolta... non solo un suono o una musica di fondo, quella è semplicemente un mezzo con cui è più facile lasciarsi trasportare. Ascolta ogni tanto te stesso e non avere paura dei tuoi limiti. Impara a non trasportare tutto verso gli altri e a riprendere tutto come se fosse all - inclusive. Impara a sentirti, a conoscerti, ad amarti e a odiarti. Capisci i tuoi sogni, costruisci le tue fondamenta non sradicando le tue radici. Non avere paura di sperare, di credere di imparare e di confrontarti. Ogni singolo pezzo costruito per voglia, passione ed entusiasmo è solo crescita interna e verso il mondo. Non autodistruggerti pensando in negativo.... goditi la tua malinconia, la tua rabbia, le tue lacrime... ti aiuteranno a ricostruirti ogni volta, ad essere più forte e a raggiungere il mare.

Non lasciarti fagocitare dalle amarezze, dalle parole dure, dai freddi gesti che possono circondarti... non farlo. Goditi un bacio, un abbraccio, un sorriso. Goditi le stelle, un alito di vento, una luce nell'oscurità: perchè nel momento in cui la vedrai, saprai che è per te, solo per te. E ti sentirai illuminato dentro. Accompagna ogni persona che ti affianca anche solo per poco nel tuo viaggio, domanda se è il caso, ma guarda negli occhi prima di tutto, perchè loro mentire non possono e spesso lo specchio è rivolto anche ai tuoi: non solo specchio dell'anima ma anche specchio di te. Rispetta le scelte anche se non le condividi, prova a lottare fino infondo per ciò che ne vale la pena, non mollare subito... provaci fino infondo ma senza affogare dietro a false prove di forza. Mettiti in discussione e non stare solo... soli non si va lontano. Mano nella mano, spesso è più facile... e quando sarà necessario prendi la sua mano tra le tue. E lascialo andare quando è il momento, non tutto dura per sempre.

Vivi... come, decidilo tu... ma vivi, sempre, più forte. Senti il tuo respiro.

Impara ad amarti e a odiarti.

28 giugno 2009

Piove (Condizione dell'anima) - dedicato a te -



Hey, che cosa fai,
aspetto ancora una telefonata
sono ancora qui
come mi hai lasciata
Io me ne sto qui nei miei abissi
in pensieri tristi e tortuosi
in paesaggi freddi e noiosi dell 'anima

Piove
piove sulle case
piove dappertutto
anche dentro me
Piove
piove sulle cose
piove dentro l'anima
e non so cos è

Hey, ma che cos'hai,
dimmi quello che mi devi dire
tanto tu non vuoi
proprio non vuoi capire
che Milano sembra in eclissi
in quartieri tristi e piovosi
in paesaggi freddi e noiosi dell'anima

Piove
piove sulle case
piove dappertutto
anche dentro me
Piove
piove sulle cose
piove dentro l'anima
e non so cos è

na na na...

E ogni attimo che passa
senza una telefonata
è un eternità che io non ti perdonerò mai più
e mi invento i tuoi difetti
per odiarti ancora di più
che forse così è più facile dimenticarti

Piove
piove sulle case
piove dappertutto
anche dentro me
Piove
piove sulle cose
piove dentro l'anima
e non so cos è

na na na...
E non so cos'è

Hey, che cosa fai
aspetto ancora una telefonata
sono ancora qui



23 giugno 2009

Sensazioni di pancia... rabbia e dolore


Insomma, nella vita, a volte, è sempre la solita storia. La stessa ruota che gira vorticosamente e che non sai fermare.

Ma prima o poi sai benissimo che devi scegliere quale casellina vuoi. O per lo meno devi puntare su una di quelle. Blu o rosso?
Puntare sul vuoto, su sensazioni, su illusioni che ti crei in automatico senza rendertene conto. E gli affetti? In tutto questo cosa c'entrano? C'entrano, eccome se c'entrano, perché alla fine la vita è fatta di quelli. E ogni volta ti ritrovi ferito, ignorato, surclassato da persone che se ne fregano allegramente di ciò che puoi provare, sentire, vedere in quegli occhi. Tanto prima di tutto esistono loro, con la loro supponenza, la loro finta superiorità... e chi crede di essere cosi forte, beh poi alla fine non lo è... e anche l'ultimo/a di quelli che pensavi forti, si fa trascinare nel burrone da due smorfie ben assestate.

Mi domando quante situazioni spezzate ci siano state grazie alla somma stupidità infantile di alcune persone. Capaci di tutto pur di apparire, di essere al centro del mondo, poi di che mondo si tratti me lo devono ancora spiegare, ma pur sempre un mondo che alla fine sfiora chiunque ne faccia parte. E la delusione di vedere perdersi in quel cartonato costruito, anche chi mai più lo avresti ipotizzato, lascia sempre la bocca secca e infondo la pancia vuota di emozioni.

E ti fidi, perché lo vuoi fare, ma tanto poi sai che il fiume scorre e se la corrente si alza, ti trascina con le tue convinzioni e il tuo sorriso triste. Meglio evitare, cancellare, chiudere, mandare al diavolo. Tanto tutto ha poco senso, e meglio ammazzare l'emotività prima che ne prenda il sopravvento. Io pensavo non fosse cosi, e invece forse, aveva ragione quell'amico più giovane di me. Alcune capacità sono innate, indubbio, ma è che speri sempre che qualcuno si renda conto solo del vuoto che c'è di là, e che talvolta, pensi e si soffermi a non far male agli altri.

Da qualcuno che reputi intelligente e sensibile si, ma forse è la valutazione di partenza che è errata.....






Il video perché? Perché un rapporto è pur sempre doppio, che sia amicizia o amore... e quando si spezza.... si sta proprio un po' cosi ....

04 giugno 2009

Stay in love with my sorrow



Lithium, don't want to lock me up inside.
Lithium, don't want to forget how it feels without...
Lithium, I want to stay in love with my sorrow.
Oh, but God, I want to let it go.

Come to bed, don't make me sleep alone.
Couldn't hide the emptiness, you let it show.
Never wanted it to be so cold.
Just didn't drink enough to say you love me.

I can't hold on to me,
Wonder what's wrong with me.

Lithium, don't want to lock me up inside.
Lithium, don't want to forget how it feels without...
Lithium, I want to stay in love with my sorrow.

Don't want to let it lay me down this time.
Drown my will to fly.
Here in the darkness I know myself.
Can't break free until I let it go.
Let me go.

Darling, I forgive you after all.
Anything is better than to be alone.
And in the end I guess I had to fall.
Always find my place among the ashes.

I can't hold on to me,
Wonder what's wrong with me.

Lithium, don't want to lock me up inside.
Lithium, don't want to forget how it feels without...
Lithium, ...stay in love with my sorrow.
I'm gonna let it go

25 maggio 2009

L'amicizia in cui credo io ha un costo alto, quella di cui parli tu è gratis


Da "L'imperfezione delle donne" di Filippo Facci, Grazia: 

Rimanere amici? Noi non siamo mai stati amici. Siamo stati amanti, siamo stati simpaticamente conniventi, forse ci siamo anche voluti bene: ma amici no, per me è ancora un'altra cosa.

Non me ne frega niente di rifare tutta la discussione adolescenziale sull'amicizia tra uomo e donna: l'ho risolta da una vita. Di amicizie pure tra uomo e donne ne avrò viste al massimo un paio, alla fine erano sempre contaminate, presto o tardi venivano risolte.

Il punto non è questo. Il punto è che, in vita mia, ho visto anche pochissime vere amicizie tra donna e donna: incapaci, come paiono, di andare oltre una strettissima complicità. Il punto, soprattutto, è che in questa mia epoca sto vedendo pochissime vere amicizie anche tra uomini: una delle poche cose che i medesimi, rispetto alle donne, sapevano coltivare un po’ meglio di loro.

Parlo anche di quella che un tempo veniva chiamata semplice decenza: il gusto per il gesto, l’osservanza della parola data, la fedeltà, la correttezza, addirittura scemenze come il rispetto, la puntualità, la discrezione, la mera sensibilità e poi magari sì, l’eventuale condivisione di uno straccio di valore. Non dono valori borghesi, questi: sono valori romantici. L’amicizia stessa è un valore romantico, se proprio non resta altro. E siccome non resta altro, piuttosto, me ne sto da solo.

Sai che me frega dell’amicizia da grande distribuzione, di amici da cenette e da cinema e da vacanze, gente che fa per caso la mia stessa strada, dove sei, cosa fai, amicizia extralight in cui straparlare malissimo o benissimo di tutti, e dire sempre “si” perché per non deludere c’è sempre tempo. Che mi fotte di certa amicizia da interscambio continuo, telefonatine e messaggini e face book, ecco, facebook, dove sei, cosa fai, vediamoci, scopiamo.

L’amicizia di cui parlo io esiste, la preservo come uno scrigno segreto, ha un prezzo molto alto: dà molto in cambio di molto, implica il coraggio di mettersi in gioco e di sapersi specchiare nelle aspettative altrui. L’amicizia di cui parli tu è gratis: da poco in cambio di poco, e spesso, tipicamente, nei momenti difficili, nulla in cambio di nulla. Rimanere amici? Non c’è problema. Sentiamoci. Vediamoci. Organizziamo qualcosa. 

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